Manolo Gabbiadini in azione contro la Juve nella gara d'andata. LaPresse

La meglio gioventù della Juventus oggi gioca nel Bologna in prestito o comproprietà. Si tratta di Gabbiadini, Sorensen e Pasquato, tre ragazzi che stanno facendo bene e hanno conquistato anche quei tifosi che non vedono di buon occhio le sinergie col club bianconero. Manolo Gabbiadini, da tempo titolare fisso del sistema di Pioli, cinque gol all'attivo, sabato avrà tutti gli occhi addosso.

Gabbiadini, qual è il suo stato d'animo a 48 ore dalla sfida?
"Sono carico e sereno. Non soffro d'ansia per questa partita. Per me il calcio si fonda su tre regole: giocare bene, divertirsi e, possibilmente, vincere. Le prime due si coniugano più facilmente, la terza dipende da tanti fattori a cominciare dal valore degli avversari che, in questo caso, sono fortissimi".

Nella sua famiglia ci sono simpatie juventine?
"No, i miei genitori e mia sorella Melania, calciatrice nel Verona, sono come me atalantini fino al midollo. Ho uno zio e due cugini interisti".

Quando lavorava come gommista dell'autofficina dello zio, avrebbe mai immaginato di giocare contro i campioni d'Italia qualche anno dopo?
"Sono andato a lavorare a 16 anni perché non volevo più andare a scuola. Ma il pomeriggio mi allenavo sempre nelle giovanili dell'Atalanta e sognavo di arrivare dove sono adesso. Col tempo il sogno è diventato realtà".

Si sfidano la squadra più forte e quella più in forma.
"Partiamo da 0-0 e undici contro undici. Il nostro obiettivo è continuare a giocare sui livelli molto buoni di queste ultime partite. Per fare risultato dobbiamo metterci lo stesso spirito che ci ha consentito di battere l'Inter".

Come spiega la crescita del Bologna nel ritorno, col record di gol e un ruolino da Champions?
"Non siamo da Europa oggi come non eravamo da B quanto tutto ci girava storto e in tanti ci davano ormai per spacciati. Abbiamo trovato continuità e siamo stati bravi a non mollare nel momento più brutto grazie all'allenatore e allo spogliatoio che è rimasto compatto".

Alla vigilia dell'Inter lei ha detto che andavate a San Siro per vincere. Può dire lo stesso per la Juve?
"Anche contro la capolista vogliamo dimostrare le nostre qualità uscendo dal campo stremati. Non posso dire che batteremo la Juve, ma posso dire che giocheremo per vincere".

La Juve voleva portarla a Torino già in gennaio. Meglio che sia rimasto a Bologna?
"L'estate scorsa ho firmato un contratto col Bologna e mi sembrava corretto rispettarlo fino in fondo. Perciò va bene così. Peraltro ci tengo a dire che non so nulla del mio futuro e che prima di andare alla Juve dovrò meritarla. Devo crescere ancora tanto".

Quali sono i punti di forza dei bianconeri?
"La Juve gioca col talento di una grande, ma con lo spirito di una provinciale perché corre tantissimo e, spesso, il suo dominio comincia sotto l'aspetto atletico. Il punto di forza è la mediana a cinque. Conte gestisce un grande gruppo, non ha bisogno di un top player".

Se sabato dovesse segnare, eviterà di esultare come ha fatto contro l'Atalanta?
"Sono situazioni diverse. Nell'Atalanta sono nato e cresciuto, alla Juve non sono mai passato e perciò non mi sento un ex. In genere non sono abituato a festeggiare tanto, ma se si trattasse del gol della vittoria...".

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