La lezione è semplice: se il centravanti decide di giocare da trequartista e si veste da assist-man, è necessario che un suo compagno indossi i panni del centravanti e vada a occupare lo spazio nell’area di rigore avversaria. Altrimenti si rischia di dominare, ma di concludere poco o nulla. E’ quello che è successo al Milan nella trasferta di Firenze. Ibrahimovic, su esplicita richiesta di Allegri e per spiccata propensione personale, si sottrae alla morsa della coppia difensiva viola, arretra e funge da catapulta per gli inserimenti di Seedorf, Robinho, Aquilani, Nocerino. A parte il gol annullato, ma regolare, di Seedorf (su tocco di Ibra), il Milan non riesce tuttavia a concretizzare l’impressionante mole di gioco prodotta: il 67,8 per cento di possesso palla testimonia che la manovra è quasi sempre stata nei piedi rossoneri, ma le occasioni da gol non sono state altrettanto numerose. A dare la scossa, a metà ripresa, ci ha provato Pato, un attaccante puro, che ha cercato di sfruttare il lavoro da assist-man di Ibra.

Azioni tipo — Il Milan si è appoggiato tantissimo sulle spalle dello svedese che ha effettuato ben 51 passaggi, e con un’ottima percentuale di precisione: 82 su 100. In sostanza la manovra rossonera si è svolta così: 1) dal centrocampo il pallone viene recapitato sui piedi di Ibrahimovic che, nel frattempo, è arretrato, più o meno nella classica posizione del trequartista; 2) lo svedese, sfruttando il fisico e la forza, difende la sfera, alza la testa e osserva il movimento dei compagni, andando a pescare chi si butta verso l’area di rigore. Altra azione classica del Milan contro la Fiorentina è la seguente: 1) palla avanti sull’uomo che ha le spalle rivolte alla porta avversaria; 2) palla indietro che disorienta i difensori; 3) immediato lancio a cercare il centrocampista che si fionda in area. Va sottolineato che la coppia Gamberini-Nastasic è riuscita a restare in piedi e non è crollata sotto i continui colpi dei rossoneri.

Troppa sofferenza — Se il primo tempo della squadra di Delio Rossi è stato soprattutto di contenimento, anche perché il Milan faceva girare il pallone con rapidità, la ripresa è tutt’altra cosa. La Fiorentina ha provato a mettere la testa fuori dalle coperte, ha lottato, ha sofferto, anche se non è mai riuscita a servire con puntualità Gilardino. Il centravanti ha patito l’assenza di una vera spalla (mancava Jovetic e sia Cerci sia Santiago Silva non sono parsi dei fuoriclasse) e, soprattutto, ha avuto pochi palloni dalle fasce laterali. Si sa che Gilardino è micidiale quando può ricevere una buona dose di cross: è bravo ad anticipare l’avversario in corsa sul primo palo. Contro il Milan il Gila si è trovato di fronte quel colosso di Thiago Silva e, alla lunga, si è dovuto arrendere. C’è un’azione che racconta più delle altre l’impotenza del centravanti: lui ha il pallone nella zona di centrosinistra, prova ad affondare, ma appena tenta l’accelerazione viene superato a doppia velocità da Thiago Silva. Solo 13 i passaggi effettuati dall’attaccante della Fiorentina: ciò significa che è stato chiamato raramente in causa dalla squadra.