Un appuntamento speciale per celebrare il decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, con un ospite d’eccezione. Nel pomeriggio di oggi Jos¨¦ Mourinho ¨¨ stato protagonista del dibattito organizzato dal Centro Fede e Cultura “Alberto Hurtado” della Pontificia Universit¨¤ Gregoriana. L’allenatore giallorosso, insieme al cardinale Jos¨¦ Tolentino de Mendon?a - Prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione - hanno dialogato sul tema "Camminando verso Lisbona. Dalla fine del mondo: 10 anni di Papa Francesco". Lo Special One, che non ha mai celato la propria fede, ha analizzato il mondo dello sport con lo sguardo del Mourinho “uomo” oltre che del tecnico affermato a livello globale.
l'incontro
Mou: "Il calcio ¨¨ diverso dal mondo che vorremmo per i bambini. La Roma? Ecco perch¨¦ ¨¨ speciale"
Per celebrare il 10¡ã anniversario pontificio di Bergoglio, il tecnico della Roma ¨¨ stato ospite di un dibattito alla Universit¨¤ Gregoriana: “A 24 anni insegnavo ai bambini down, ho dato loro amore ed ¨¨ stato fantastico”
empatia
¡ª“Ho insegnato in una scuola per bambini con sindrome di Down”, si ¨¨ aperto cos¨¬ l’intervento di un Mourinho visibilmente emozionato. Il tecnico ha poi proseguito: “Non ero preparato perch¨¦ non avevo n¨¦ esperienza n¨¦ formazione. Avevo 24 anni e sentivo tutta la responsabilit¨¤. Quando sono andato via ragazzi e genitori e colleghi erano tristi perch¨¦ ero un professore 'eccezionale'. Quello che avevo da dare era l'amore. Niente pi¨´. E l'ho dato ai bambini. ? stato l'amore a farmi diventare un professore 'eccezionale' e fare qualcosa di fantastico per la loro formazione”. Il portoghese si ¨¨ poi soffermato sull’aspetto “pi¨´ crudele” dello sport: “Purtroppo il calcio ¨¨ un mondo diverso dallo sport che noi vorremmo per i nostri bambini. Lo sport di alto rendimento ¨¨ crudele, non c'¨¨ spazio per i pi¨´ deboli e l'obiettivo ¨¨ chiaro: vincere”. Un modo di pensare che spesso viene alimentato dai genitori dei giovani atleti, costretti fin da piccoli a sopportare il peso di una pressione eccessiva: "I primi a portare i figli verso la crudelt¨¤ dello sport sono i genitori con le loro ambizioni - ha spiegato Mou - nello sport di base si impara tanto, si impara di pi¨´ che dentro della propria casa. Il bello del calcio di formazione ¨¨ l'empatia, la solidariet¨¤ che prevede la ricerca nella gioia di vincere ma anche sapere che quando si perde la sconfitta non ¨¨ l'inizio di un periodo difficile, ma il finale di un momento difficile".
LEGGI ANCHE
papa francesco
¡ªNessun dubbio invece quando il portoghese si ¨¨ trovato a dover spiegar quale fosse l’aspetto che pi¨´ lo ha colpito nel corso del mandato di Bergoglio: “Ho anche paura di dirlo. Non vorrei che poteste pensare che sia una mancanza di rispetto. Ma con Papa Francesco utilizzo un'espressione calcistica: ¨¨ uno di noi. Non riesco a vederlo soltanto come 'Sua Santit¨¤', perch¨¦ per me ¨¨ cos¨¬ vicino, normale, ¨¨ uno di noi per come parla, tutti lo capiscono perfettamente. ? un nonno”. Mou svela anche un aneddoto sui pochi momenti liberi trascorsi nella Capitale e che, indirettamente, riguarda il Pontefice: “Tante volte passeggio per Piazza San Pietro e penso che mi possa salutare dalla finestra. Non l'ho mai conosciuto di persona ma se un giorno dovessi farlo credo che la mia reazione sarebbe di volere un abbraccio da lui”.
tifosi
¡ªQuasi inevitabile anche un passaggio sul suo rapporto con il popolo romanista. A fornire l’assist perfetto ¨¨ proprio un tifoso giallorosso che dalla platea ha voluto ringraziare Mourinho per il lavoro svolto finora: “Quando tu mi hai ringraziato, ho pensato che quello che abbiamo fatto di pi¨´ importante tu lo hai capito. Dal punto di vista sociale la gente ha bisogno di un riferimento, che non sono io ma ¨¨ il club, in questo caso il nostro club. Questa empatia, questo senso di appartenenza, di famiglia, questo senso di 'vinciamo e siamo felici, perdiamo e siamo tristi ma siamo insieme' ¨¨ un po' come nelle famiglie”. Ed ¨¨ proprio il concetto di famiglia che lo Special One sembra essere riuscito a portare e far attecchire tra le mura di Trigoria: “Se c'¨¨ qualcosa da festeggiare siamo molto felici, se c'¨¨ qualcosa per cui piangere lo facciamo insieme. La vita ¨¨ pi¨´ importante del calcio, le nostre famiglie sono pi¨´ importanti di quella calcistica, ma la Roma in questi ultimi anni ¨¨ riuscita a fare questo per la gente, la gente ha risposto in modo assolutamente fantastico. Il modo pi¨´ facile per definire un grande club ed essere pragmatico e obiettivo, ¨¨ dire 'vince tanto, ¨¨ un grande club'. Nessuno che capisce di calcio pu¨° dire che non ¨¨ vero che il Real Madrid sia il pi¨´ grande della storia perch¨¦ ¨¨ quello che ha vinto di pi¨´. Per¨° ci sono club che non hanno mai vinto ma sono grandi dal punto di vista sociale, affettivo e in questo senso di appartenenza che pu¨° esserci anche in un piccolo villaggio di quarta o quinta divisione in cui i bambini prendono la maglia del club del loro villaggio, che perde sempre, ma ¨¨ il loro. La Roma ha questa bellezza, ed ¨¨ ancora pi¨´ bello perch¨¦ siamo in una citt¨¤ dove la comunicazione locale divide o cerca di dividere. E per questo i romanisti sono ancora pi¨´ speciali”. Il tecnico poi conclude rivolgendosi ai tifosi: “Non dovete ringraziarmi, ma io ringrazio voi per quello che mi avete dato in questo tempo".
© RIPRODUZIONE RISERVATA