Roma: Alberto, Auschwitz e Totti. "C'¨¨ un Dio per tutti e a tutti piace il pallone"
"A un certo punto ognuno c'ha una religione, per¨° tutti abbiamo un Dio. E a tutti piace giocare a pallone e vedere il pallone. Allora gi¨¤ siamo uguali". Lo dice con la schiettezza dei suoi 90 anni, Alberto Sed, ebreo romano da sempre tifoso giallorosso e protagonista del video pubblicato sui canali social della Roma in occasione della Festa della Liberazione. Un messaggio che si incrocia con le cronache che riportano un dibattito avvelenato da cori e gesti razzisti negli stadi del 2019: ultimi quelli dei tifosi laziali a San Siro per i quali il Milan chiede giustizia.
la storia
¡ªAlberto accoglie le telecamere della Roma nella sua casa, prende coraggio e dice: "Dobbiamo incominciare a parlare". Cos¨¬ inizia il racconto, con l'aiuto delle foto di un album che vorrebbe non dover pi¨´ sfogliare e dice: "Qui eravamo all'Orto botanico, io sono l'unico tra quelli del collegio che sono stati presi a essere tornato". Sullo schermo scorre la sua storia: il 21 marzo del 1944 viene catturato e portato ad Auschwitz con le tre sorelle e la madre, che l¨¬ morir¨¤ con le piccole Emma e Angelica. Mentre mostra il tatuaggio col numero assegnato dai nazisti dice: "Un ragazzino che a 15 anni va all'inferno... che te puoi invent¨¤? L'hai solo visto e provato".
il ritorno alla vita
¡ªAlberto viene liberato nel 1945, torna a Roma, conosce Renata che ancora oggi ¨¨ al suo fianco e che racconta: "M'ha fatto la corte, m'ha fermato, m'ha detto: "Senti, tu devi essere mia madre, mia sorella, mia moglie. Ma prima di voler bene a te ho voluto bene al pallone. Se mi mandi a vedere la Roma io mi fidanzo. Senn¨° non c'¨¨ niente da fare".
roma, una passione
¡ªGi¨¤, la Roma. Perch¨¦ la passione di Alberto ¨¨ talmente forte che "ero nato col pallone - dice - ero fortissimo. Io studiavo e giocavo al pallone. Mi chiamavano il piccolo Amadei". E chiss¨¤ che sarebbe stato di quella giovane promessa se l'Olocausto non si fosse messo di mezzo. Tanto che Alberto ha voluto mettere le cose in chiaro con l'ultima grande bandiera giallorossa: "Ero al Campidoglio e c'era Francesco Totti. Gli faccio: 'Se non era per le leggi razziali io ero pi¨´ forte di te a giocare'" racconta col sorriso mentre mostra la maglia numero 10 con il suo nome stampato sopra.
boom di commenti
¡ªE sui canali social, dove la Roma - ricordando quell'incontro con l'ex capitano - ha pubblicato il video ¨¨ stato un boom di "mi piace" - oltre 3.000 su Facebook, mille su Twitter - e di commenti di apprezzamento e affetto ad un tifoso da una storia intrecciata con quella del Novecento.
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