Roma, addio alla Borsa: c'¨¨ il via libera della Consob. L'ultimo sprint dei Friedkin
Si pu¨° entrare nel futuro anche prendendo la porta e andando via. ? quello che intende fare la Roma in relazione alla Borsa, da dove intende uscire al pi¨´ presto. La famiglia Friedkin, come in tutto quello che fa, appare molto determinata, tant’¨¨ vero che ¨¨ gi¨¤ la seconda volta che prova questo tipo di operazione, il “delisting”, che comporta risparmi di tempo e denaro che pi¨´ utilmente potrebbero essere investiti nel “core business” calcistico. Nel novembre 2020, per¨°, il tentativo dette frutti magri, visto che – partendo dall’86% circa - solo l’1,6% delle azioni era passato di mano. Troppo poco per giungere alla soglia del 95% che occorre per avviare le procedure per l’uscita dalla Borsa.
Fino a 27 milioni
¡ªAl netto della filosofia che c’¨¨ dietro l’opportunit¨¤ o meno di quotare le societ¨¤ italiane a Piazza Affari, di sicuro il piccolo azionista che detiene il proprio pacchettino non vuole certo speculare, ma sentirsi parte di un mondo che sente anche suo dal punto di vista sentimentale. Se si pensa che il 23 maggio 2000, quando entr¨° in Borsa, un’azione della Roma valeva 5,5 euro, mentre ieri alla chiusura del listino era a circa 0,42 euro. Insomma, l’azionariato diffuso ragiona col cuore e non col portafoglio. Proprio per questo la Roma, per cercare di convincere quelli che non vorrebbero separarsi dal proprio pacchettino, oltre a pagare ha promosso delle operazioni di fidelizzazione che facciano restare questi “super tifosi” in qualche modo speciali. In ogni caso, dall’11 maggio i proprietari statunitensi stanno acquistando capitale flottante. Nelle 15 acquisizioni fatte finora hanno gi¨¤ rastrellato 18.755.838 azioni, investendo 7.980,934,94 euro, ma questa ¨¨ solo la prima parte della operazione, che pu¨° far salire i Friedkin a non pi¨´ del 90%. Infatti, dopo avere da giorni inoltrato tutta la documentazione richiesta alla Consob, proprio ieri ¨¨ arrivato il via libera da parte dell’organo di controllo della Borsa. Questo consentir¨¤ di salire fino alla fatidica quota del 95% e avviare l’uscita dalla Borsa vera e propria. Per farlo, i proprietari del club sono pronti a investire fino a 27 milioni, ma tutto questo liberer¨¤ la Roma da una serie di vincoli che chi ¨¨ quotato in Piazza Affari deve avere, consentendo in prospettiva una serie di risparmi di scala. La quotazione, infatti, comporta obblighi e controlli che drenano uomini, risorse e soprattutto tempo, che la societ¨¤ vuole assai pi¨´ utilmente utilizzare per il rafforzamento della societ¨¤. Il messaggio che arriva dalla dirigenza ¨¨ chiaro: per un club calcistico italiano, con tutti i limiti a cui deve far fronte, restare in Borsa ¨¨ anacronistico, perch¨¦ non procura alcun tipo di vantaggio.
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Aumenti di capitale
¡ªImpressioni? Ora che anche i risultati del campo stanno dando ragione ai magnati americano sulla bont¨¤ delle loro strategie, non deve passare in secondo piano quanto denaro finora abbiano immesso nella societ¨¤ ancor prima del nuovo tentativo di “delisting”. Oltre ai 199 milioni per l’acquisizione, infatti, per la gestione del club i Friedkin hanno investito 370 milioni in appena 22 mesi (di media, quasi 17 milioni al mese), concludendo virtualmente con mesi di anticipo, rispetto al 31 dicembre previsto, quella ricapitalizzazione di 460 milioni iniziata dalla cordata dell’ex presidente Pallotta. Ma i nuovi proprietari non si fermeranno qui perch¨¦, per sistemare i conti ancora traballanti – a fine mese le perdite saranno oltre i 150 milioni – sono gi¨¤ pronti a cominciare un nuovo aumento di capitale gi¨¤ il prossimo anno, dando ancora maggiore solidit¨¤ alla struttura societaria. Quello che serve per sostenere le ambizioni di Jos¨¦ Mourinho e di loro stessi. Non ¨¨ un caso che, nella notte della vittoria della Conference, a chi era loro vicino i Friedkin abbiano detto: “Siamo convinti che la Roma possa crescere ancora e arrivare presto ai massimi livelli”. L’addio alla Borsa e la costruzione del nuovo stadio, perci¨°, potrebbe rendere tutto pi¨´ facile. Proprio per questo gli addii – a Piazza Affari come all’Olimpico – a volte possono servire per crescere.
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