Il Maraduno all'Edenlandia, le torce ai piedi della Curva B e non solo: a 1459 giorni dalla sua morte, la citt¨¤ partenopea si organizza per celebrare il campione argentino
Quante vite che ha vissuto Maradona, pure in questi ultimi quattro anni, e quante altre ne attraverser¨¤, scrutando i Quartieri e quei milioni di sguardi posati in uno slargo elevato a Santuario, sotto a un murale che non sgualcisce mai, perch¨¦ l¡¯intonaco resiste all¡¯usura del tempo, faranno da collante la fede o le lacrime della gente, chi pu¨° dire cosa di miracolistico accada! Quanti ne sono passati per quella strada che sa esclusivamente di lui, sono andati in processione, alcuni in incognito o anche camuffati, non per nascondersi ma per lasciare che fosse lui, esclusivamente ed eternamente Lui, a dominare l¡¯aria: Jos¨¦ Mourinho, prima di un Napoli-Roma, volle posare un fascio di rose; Adriano Galliani prefer¨¬ una preghiera, un segno della croce, un saluto; e Antonio Conte, sfidando le tenebre, arriv¨° in via Emanuele de Deo con la famiglia.?
"chi ama non dimentica"
¡ª ?Quattro anni o 1459 giorni, ripensando all¡¯ora esatta in cui il silenzio cal¨° sulla terra: e forse fu una notifica sui cellulari oppure l¡¯eco sordo d¡¯un fragore nell¡¯anima, ma non c¡¯¨¨ uomo che non ricordi dove fosse e cosa smise di fare nel momento in cui si sparse la voce che Diego s¡¯era arreso e "El Barba" l¡¯aveva chiamato a s¨¦. Erano le sedici, forse un po¡¯ dopo, quando Maurizio De Giovanni lasci¨° cadere la penna sul tavolo, abbandon¨° la sua scrittura e s¡¯immerse in quel silenzio che ancora l¡¯accompagna, il 25 novembre e dintorni. "Perch¨¦ chi ama non dimentica. Io ho la percezione, mi verrebbe da dire la certezza, che se Maradona fosse rimasto qui a vivere tra noi, non sarebbe morto, non allora. E comunque non avrebbe sicuramente conosciuto la solitudine e l¡¯abbandono. Magari non sarebbe riuscito a godersi la privacy".
napoli nel ricordo di maradona
¡ª ?Diego ¨¨ stata felicit¨¤, "ribellione" e un¡¯allegria collettiva che - pur nella memoria - il Maraduno di Edenlandia vorr¨¤ far rivivere domani mattina dalle 12: e servir¨¤ per starsene un po¡¯ assieme a lui, affinch¨¦ si possa assaporare un pizzico di quella storia che Salvatore Esposito, o "Gennaro Savastano", racchiude in due simboli. "Ogni calciatore, di qualsiasi epoca, se dovesse dare una numero 10 ed una fascia di capitano le darebbe ad occhi chiusi a lui". E gliela diede, quella fascia, Giuseppe Bruscolotti, togliendosela dal proprio braccio per lasciargliela indossare con fierezza: e ora, non ¨¨ il calcio che manca agli eroi di quel tempo, ma l¡¯amico che andava a casa di Salvatore Bagni ("dove ancora tutto sa dei suoi passaggi, perch¨¦ le nostre famiglie erano fuse l¡¯una nell¡¯altra; e lui con noi qui si apriva, si confidava") o il "socio" di Bruno Giordano, "l¡¯italiano pi¨´ forte" con il quale aveva giocato: "Spero solo che abbia trovato quella pace che forse non l¡¯ha sempre accompagnato. Io lo penso sempre, ma pi¨´ che al 25 novembre mi piace pensarlo in tutte le altre date in cui ci ha regalato gioia". Luned¨¬, al quarto anno, Napoli si raccoglier¨¤ ai piedi della Curva B di quel Tempio da lui abbagliato e per lui illuminato: "Porta una torcia e accendila per Diego. Nato scugnizzo, mai morir¨¤". E magari, l¨¤ dentro, dove venne ambientato un film con lui, rimbomber¨¤ l¡¯ode di Nino D¡¯Angelo, che vibra ancora di malinconia in una lettera aperta assai evocativa: "Caro Diego, possono passare altri cento anni, ma tu rimarrai per sempre nel mio cuore. Sei stato il pi¨´ grande di tutti i pianeti ma sei e resterai un uomo a cui ho voluto bene. Il calcio - da quando non ci sei pi¨´, da quando non giochi pi¨´ - ¨¨ diventato altro. Tu sei stato il Calcio. Niente e nessuno potr¨¤ sostituirti come uomo e calciatore. Ci manchi, Diego, ti abbraccio forte". E, potesse, Alessandro Siani lo riabbraccerebbe ancora e a lungo, come quella sera al San Carlo, in "tre volte 10", il trentennale del primo scudetto, l¡¯elogio del Profeta. "Ed ¨¨ difficile scrivere qualcosa che possa spiegare la grandezza di Diego. Tutto diventa retorico forse banale ma sicuramente la sua contraddizione pi¨´ grande ¨¨ stata vivere una vita tra i suoi incubi, mentre a noi tifosi faceva solo sognare! Durante i festeggiamenti del primo scudetto vedere Maradona girare intorno al campo era come assistere al sole che girava intorno alla terra: il buio delle nostre sconfitte lasciava la luce a un giorno nuovo. Quello della nostra vittoria. Grazie Diego sempre". Quattro anni dopo, sar¨¤ ancora Napoli-Roma: quella volta, era il 29 novembre, Diego s¡¯era appena congedato tra le lacrime che ancora rigano Napoli.
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