Il tecnico azzurro: “Ora sto bene, mi piace quello che faccio. Istanbul? Ricordo di pi¨´ il 2003 e il 2007”
Carlo Ancelotti, 59 anni. Lapresse
A Napoli, a fare gli onori di casa ci pensa Carlo Ancelotti. Il tecnico dei partenopei ¨¨ intervenuto presso la libreria Feltrinelli in occasione della presentazione del libro “Demoni” di Alessandro Alciato e ha parlato cos¨¬ della sua nuova avventura: “I demoni ci sono nel calcio e nella vita, ma qui a Napoli no. A Napoli si sta da dio, questa citt¨¤ ¨¨ un paradiso”. L’allenatore tre volte campione d’Europa non ha intenzione di smettere: “Sacchi ¨¨ stato un innovatore ma ha avuto una carriera non troppo lunga in panchina a causa dello stress. Io ora lo gestisco bene, ma se non riuscissi pi¨´ a farlo lascer¨° un giorno prima. Sacchi era un allenatore che pretendeva molto dagli altri, ma soprattutto da se stesso. Lo stress riguarda tutti, ma dobbiamo riuscire a gestirlo. Chi lo gestisce bene lo trasforma in energia. Io ora sto bene, mi piace quello che faccio, il giorno che sentir¨° che lo stress non diventa gestibile lascer¨°”.
IL SEGRETO DEI SUCCESSI —
Ma qual ¨¨ il segreto dietro ai successi di Ancelotti? “Ho tanta voglia di allenare, faccio quello che mi piace e ho una passione costante; in un gruppo ¨¨ importante coinvolgere tutto lo staff nel proprio lavoro, perch¨¦ questo migliora la qualit¨¤ di tutti i rapporti umani e lavorativi”. Nel prestigiosissimo palmares del tecnico manca per¨° una coppa dalle grandi orecchie: quella del 2005. “La finale persa a Istanbul contro il Liverpool non la considero un demone. ? l’episodio di un percorso con cose positive e negative ma se devo scegliere mi rimangono addosso le notti di Champions del 2007 e del 2003 e ho cercato di farmi rimanere poco addosso il 2005. Nel calcio spesso si dice che non bisogna festeggiare le vittorie ma pensare alla partita successiva, invece si devono festeggiare e ricordare le vittorie”.
PIPPO E SHEVA —
Ora Milik e Mertens, prima Inzaghi e Shevchenko. Ma come si gestivano due attaccanti cos¨¬ forti? “Hanno giocato tante partite assieme, due attaccanti forti ma molto diversi caratterialmente: Sheva parlava di meno per i problemi con la lingua, quindi guardava le cose piuttosto che sentirle da me. Demoni? Per un allenatore lo pu¨° essere il calciatore egoista, poco professionale, ma adesso ¨¨ abbastanza professionale, molto di pi¨´ di quando giocavo io”.
Gasport
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