zero emozioni
Milan, attacco non pervenuto: dalle migliori premesse al flop
E pensare che le premesse, in fondo, erano buone. Erano interessanti. CĄŻera Morata che incrociava i suoi vecchi colori, situazione che di solito stimola (anche se sarebbe fuori luogo parlare di rivalsa). CĄŻera Leao reduce da un trittico deluxe particolarmente confortante (Real, Cagliari, nazionale). CĄŻera Reijnders in decollo verticale ormai da settimane. CĄŻera Pulisic che ha iniziato questa stagione da protagonista come la scorsa. E, volendo, cĄŻerano pure Chukwueze, Abraham e Camarda in panchina. Ebbene, non sĄŻ¨¨ visto nessuno. Non sĄŻ¨¨ visto nulla di tutto questo. Milan dallĄŻattacco non pervenuto. Anzi, non pervenuta lĄŻintera fase offensiva perch¨Ś, cos¨Ź come si difende di squadra, altrettanto succede quando si attacca. Il Milan che tiene chiusa la sua porta contro la Juve (in vigilia pi¨´ di qualcuno ci avrebbe messo la firma a Milanello, visti gli orrori difensivi stagionali) ¨¨ anche quello incapace di alzare il battito cardiaco a Di Gregorio. E questo, al di l¨¤ del trovarsi di fronte la miglior difesa del torneo, resta una colpa capitale per una squadra che aveva una necessit¨¤ disperata di prendersi tre punti per non perdere ulteriore contatto dalle sei lepri.
incompiutezza
ĄŞ ?I fischi della Sud a fine partita ¨C poderosi, senza appello, totali ¨C certificano perfettamente le sensazioni che il Diavolo lascia al suo popolo dopo questo zero a zero: una squadra incompiuta. Il Milan lo ¨¨ nel gioco e lo ¨¨ nello spirito, incapace di trarre energia da prestazioni superlative come nel derby e al Bernabeu. Perch¨Ś se in una partita del genere, dove i tre punti erano dĄŻobbligo, prevale la paura di farsi male, allora diventa difficile darsi un vero obiettivo stagionale. Rischia di diventare unĄŻannata dove si tira a campare settimana dopo settimana, salvo scoprire magari di non essere in grado nemmeno di qualificarsi alla prossima Champions. Ovvero la sciagura finanziaria. Il problema ¨¨ che per vincere occorre segnare, e per farlo serve tirare in porta. Passare in rassegna dopo questo match gli uomini offensivi di Fonseca equivale a un triste elenco di giocatori mancati allĄŻappello. A partire da Morata, il senatore, colui che dovrebbe prendere per mano tutti gli altri e invece incapace di proteggere un pallone e molto pi¨´ portato a fare a cazzotti con i suoi marcatori e protestare con lĄŻarbitro. LĄŻelenco continua con Leao. Nel primo tempo quanto meno ha provato qualche accelerazione ben eseguita, per quanto a distanze siderali dalla porta bianconera. Ma, insomma, ha tentato. Aveva quella voglia che abbiamo visto spegnersi nella ripresa come una candela consumata. Un numero per capire: Morata e Leao hanno prodotto insieme la bellezza di un tiro (Morata, fuori). Ecco.
non pervenuti
ĄŞ ?Reijnders ha provato a muoversi tra le linee come piace a lui, per¨° la Juve ¨C cosa ampiamente nota questĄŻanno ¨C ¨¨ un monoblocco, si raccoglie in meno di trenta metri e quegli Ą°interlineaĄą ¨¨ difficilissimo trovarli, soprattutto se tutto il giropalla ¨¨ costruito su ritmi da allenamento estivo. Pulisic, certo, ¨¨ stata una perdita grossa nellĄŻundici titolare. Era tornato dalla nazionale in condizioni non ideali e Fonseca, considerato il tour de force da qui alla prossima sosta di marzo, ha preferito inserirlo soltanto a gara in corso. Ingresso non pervenuto. Qualche dato di squadra aiuta a spiegare meglio. Il Milan ha tirato verso Di Gregorio cinque volte in tutto il match, una sola nello specchio della porta. In tutto il primo tempo le conclusioni sono state due. Una miseria. E poi, i cross: ben 16 (contro i 3 bianconeri). Ma Fonseca non voleva una squadra giochista?
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