Che coppia. Che calcio. E che Milan. Arrigo Sacchi e Ruud Gullit incantano il Teatro Sociale rievocando l’epopea della "squadra pi¨´ forte del mondo". A partire dal modo in cui si conobbero. "Mi faceva correre come un matto. Dopo tre giorni sono andato dal dottore...". "Ma avete presente il suo fisico? Poteva correre di fila per due giorni interi!". Dice ancora Arrigo: "Per noi una vittoria senza merito non era una vittoria. Se difendevano in 11, si poteva attaccare in 11. Il primo anno avevamo 30mila abbonati, una stagione dopo le richieste arrivarono a 75mila".
MITI ROSSONERI
Gullit, Sacchi e il Milan immortale. Ruud: "Mister, quanto mi hai fatto correre!"
L'olandese, l'ex c.t. e Tassotti raccontano a G.B. Olivero un'epopea indimenticabile. Sacchi: "Per noi una vittoria senza merito non era una vittoria. Copiati ovunque ma non in Italia"
Interiorizzazione
¡ªLa cosa che spiega tutto, per¨°, ¨¨ una parola: "interiorizzazione". La usa Sacchi per illustrare il concetto degli automatismi di squadra che a un certo punto resero naturali le nuove soluzioni. Gullit lo fa capire meglio: "Ma lo sapete una cosa? Io avevo smesso da tempo, era la partita di addio di Albertini. Giocammo Milan-Barcellona e a distanza di anni, ci ritrovammo ancora ad attaccare, a sentire ancora quell’interiorizzazione". Nebbia e rabbia Gullit e Sacchi raccontano a G.B. Olivero la cavalcata della Coppa Campioni e a prendere il sopravvento ¨¨ la nebbia di Belgrado e quella partita in un’atmosfera velenosa. "Donadoni ebbe un problema grave cadendo - racconta Gullit - Non riusciva a tirar fuori la lingua fino all’intervento del medico. Nell’intervallo, per¨°, lo speaker annunci¨° che stava meglio. L’annuncio fu subissato dai fischi. Quello ci diede una rabbia pazzesca, in un secondo volevamo ricominciare, giocare e vincere". "Galliani entr¨° nello spogliatoio - riprende Sacchi - e ci disse: ci sono 120mila spettatori. E Ruud chiese: quanti sono in genere, 40mila? Vuol dire che 80mila sono venuti per noi, non possiamo aver paura". Ogni battuta ¨¨ un applausone e ce n’¨¨ uno speciale per Mauro Tassotti, che prima del via in platea era stato letteralmente assalito da un’ondata di selfie e di richieste di autografi. Sacchi parla dell’esempio Milan, "copiato in tutto il mondo ma non in Italia dove siamo sempre al “primo non prenderle e poi si vedr¨¤”". Gullit racconta invece della sua grande passione per l’Egitto, attraversato in lungo e in largo per tre mesi per girare un documentario. Anche il "vecchio" Ruud era pieno di interessi. E proprio Tassotti racconta "quando spariva per andare al cinema da solo". Ma il vero film era quello della domenica. E chi guardava e chi giocava provava la stessa sensazione: si divertiva.
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