L’ex rossonero, ora direttore sportivo della Ferrovi¨¢ria in Brasile, parla del suo passato e del presente: “Ora sono dietro la scrivania, ma non abbandono l’idea di allenare”
Roque Junior ai tempi del Milan. EPA
Roque J¨²nior: i tifosi rossoneri che seguirono la finale di Champions con la Juventus a Manchester nel 2003, vinta dal Milan ai rigori, certamente ricorderanno questo nome. Il difensore brasiliano, entrato al 66’ al posto di Costacurta, rimase in campo sino alla fine dei supplementari nonostante uno stiramento muscolare, sacrificandosi per la squadra che aveva gi¨¤ effettuato i tre cambi regolamentari. Adesso, appesi gli scarpini al chiodo, siede dietro ad una scrivania: ¨¨ il direttore sportivo della Ferrovi¨¢ria, societ¨¤ di Araraquara a San Paolo, dopo aver ricoperto il ruolo di allenatore in altre squadre. In una chiacchierata con Gazzetta.it, il brasiliano, che gioc¨° anche per il Siena nel 2004, ha parlato delle sue esperienze in Italia e in Europa, del passato e del presente, oltre che del futuro del Milan, in cui intravede posto per Lucas Paquet¨¢. Domenica sar¨¤ attaccato al televisore per assistere al derby. Contro l’Inter, di presenze ne vanta tre in rossonero: un 2-2 e poi il roboante 6-0 per il suo Milan, entrambi nel 2001, oltre all’1-0 per i nerazzurri nel 2002.
Allora come va la vita da dirigente?
“La Ferrovi¨¢ria gioca la Coppa San Paolo, che qualifica le migliori per la Coppa del Brasile o la Serie D (quarta ed ultima divisione del campionato brasiliano, ndr). Puntiamo alla Serie D per accedere ai campionati nazionali. Ho ricoperto il ruolo di allenatore e ho avuto una societ¨¤ di calcio, il Primeira Camisa. In Brasile e a Coverciano ho frequentato dei corsi per diventare allenatore: licenza A e licenza B. Non ho, per¨°, avuto tempo di diventare Pro. Ho lavorato nello staff tecnico delle giovanili della Lazio e ho fatto degli scout per Luiz Felipe Scolari (allora ct del Brasile, ndr) nel Mondiale 2014. Ora sono passato alla parte gestionale, ma non ho chiuso le porte a un ritorno in panchina. Non ho ancora scelto la mia via definitiva”.
“La Ferrovi¨¢ria gioca la Coppa San Paolo, che qualifica le migliori per la Coppa del Brasile o la Serie D (quarta ed ultima divisione del campionato brasiliano, ndr). Puntiamo alla Serie D per accedere ai campionati nazionali. Ho ricoperto il ruolo di allenatore e ho avuto una societ¨¤ di calcio, il Primeira Camisa. In Brasile e a Coverciano ho frequentato dei corsi per diventare allenatore: licenza A e licenza B. Non ho, per¨°, avuto tempo di diventare Pro. Ho lavorato nello staff tecnico delle giovanili della Lazio e ho fatto degli scout per Luiz Felipe Scolari (allora ct del Brasile, ndr) nel Mondiale 2014. Ora sono passato alla parte gestionale, ma non ho chiuso le porte a un ritorno in panchina. Non ho ancora scelto la mia via definitiva”.
Dal 2000 al 2003 lei era al Milan. Cosa ha imparato dal calcio italiano?
“Il concetto del gioco di squadra. In Italia si impara a capire meglio il gioco. La parte difensiva ¨¨ ben curata. A volte la parte offensiva ¨¨ molto meccanica e ti toglie un po’ di creativit¨¤. Ma tutti gli allenatori la pensano cos¨¬. In Brasile ci si preoccupa di pi¨´ del gioco individuale, senza pensare alla squadra. In Italia si impara anche a stare attenti ai movimenti collettivi di marcatura, ai movimenti settoriali, intersettoriali, a giocare senza il pallone. Marcare non significa solo tenere stretti gli avversari. La marcatura comincia dalle punte e anche gli attaccanti non riescono a giocare se la palla non arriva a partire dai difensori. Non ¨¨ che l’attaccante deva entrare in scivolata, ma il campo deve diventare pi¨´ corto. Consiglio a tutti i difensori di fare un’esperienza in Serie A, imparerebbero molto”.
“Il concetto del gioco di squadra. In Italia si impara a capire meglio il gioco. La parte difensiva ¨¨ ben curata. A volte la parte offensiva ¨¨ molto meccanica e ti toglie un po’ di creativit¨¤. Ma tutti gli allenatori la pensano cos¨¬. In Brasile ci si preoccupa di pi¨´ del gioco individuale, senza pensare alla squadra. In Italia si impara anche a stare attenti ai movimenti collettivi di marcatura, ai movimenti settoriali, intersettoriali, a giocare senza il pallone. Marcare non significa solo tenere stretti gli avversari. La marcatura comincia dalle punte e anche gli attaccanti non riescono a giocare se la palla non arriva a partire dai difensori. Non ¨¨ che l’attaccante deva entrare in scivolata, ma il campo deve diventare pi¨´ corto. Consiglio a tutti i difensori di fare un’esperienza in Serie A, imparerebbero molto”.
Con quale allenatore ha imparato di pi¨´ in Italia?
“Quando arrivai, il grande punto di riferimento al Milan era Zaccheroni. In Brasile non avevo imparato tanto difensivamente e lui mi insegn¨° molto sotto questo aspetto. Come detto, mi istru¨¬ nel gioco di squadra e sul collettivo. Non dovevo guardare solo l’avversario, ma la palla e di ridurre gli spazi del campo. Ci¨° cambia abbastanza la dinamica del gioco”.
“Quando arrivai, il grande punto di riferimento al Milan era Zaccheroni. In Brasile non avevo imparato tanto difensivamente e lui mi insegn¨° molto sotto questo aspetto. Come detto, mi istru¨¬ nel gioco di squadra e sul collettivo. Non dovevo guardare solo l’avversario, ma la palla e di ridurre gli spazi del campo. Ci¨° cambia abbastanza la dinamica del gioco”.
Ricorda la finale della Champions a Manchester?
“All‘epoca il calcio italiano stava molto meglio. Finale italiana con la Juventus e prima avevamo eliminato l’Inter in semifinale. Giocai infortunato durante i supplementari poich¨¦ avevamo fatto tutte le sostituzioni. Cos¨¬ ho potuto pure dare il mio contributo”.
“All‘epoca il calcio italiano stava molto meglio. Finale italiana con la Juventus e prima avevamo eliminato l’Inter in semifinale. Giocai infortunato durante i supplementari poich¨¦ avevamo fatto tutte le sostituzioni. Cos¨¬ ho potuto pure dare il mio contributo”.
E quel Brasile campione del mondo nel 2002, sotto il comando di Luiz Felipe Scolari in cui lei era titolare a fianco di L¨²cio ed Edm¨ªlson in una difesa a tre?
“Ci fu l’intelligenza di Felip?o. Vide quali giocatori aveva a diposizione e seppe tirare fuori il meglio da ognuno di loro. C’erano laterali di enorme potenzialit¨¤ offensiva, Cafu e Roberto Carlos, che Scolari riusc¨¬ a sfruttare”.
“Ci fu l’intelligenza di Felip?o. Vide quali giocatori aveva a diposizione e seppe tirare fuori il meglio da ognuno di loro. C’erano laterali di enorme potenzialit¨¤ offensiva, Cafu e Roberto Carlos, che Scolari riusc¨¬ a sfruttare”.
Pensa di aver dato pi¨´ alla nazionale brasiliana che ai club?
“Ho vinto molto sia a livello di club che in nazionale. Da bambino avevo un obiettivo: diventare professionista. Poi, di giocare in grandi club sia in Brasile che all’estero. Successivamente, di conquistare dei titoli in patria e fuori con club e nazionale. Ce l’ho fatta. Sono molto contento per la mia carriera. Sono andato via di casa a 14 anni e i miei sogni li ho realizzati”.
“Ho vinto molto sia a livello di club che in nazionale. Da bambino avevo un obiettivo: diventare professionista. Poi, di giocare in grandi club sia in Brasile che all’estero. Successivamente, di conquistare dei titoli in patria e fuori con club e nazionale. Ce l’ho fatta. Sono molto contento per la mia carriera. Sono andato via di casa a 14 anni e i miei sogni li ho realizzati”.
Il Brasile del 2002. AP
Dopo il Milan, l’esperienza col Leeds in Premier League. Perch¨¦ se ne and¨° via da Milano?
“Magari potevo restare ancora un po’ in Italia, per¨° sono decisioni che si prendono nella vita. Ero gi¨¤ stato campione del mondo e avevo vinto la Champions. Al Milan c’era molta rotazione, non potevo giocare sempre. Il calcio inglese era ben diverso da quello italiano. Allora c’erano quattro o cinque squadre che si giocavano lo scudetto e le altre praticavano il tradizionale calcio inglese di palloni lunghi, traversoni alti. Al giorno d’oggi le squadre inglesi giocano di pi¨´ palla a terra”.
“Magari potevo restare ancora un po’ in Italia, per¨° sono decisioni che si prendono nella vita. Ero gi¨¤ stato campione del mondo e avevo vinto la Champions. Al Milan c’era molta rotazione, non potevo giocare sempre. Il calcio inglese era ben diverso da quello italiano. Allora c’erano quattro o cinque squadre che si giocavano lo scudetto e le altre praticavano il tradizionale calcio inglese di palloni lunghi, traversoni alti. Al giorno d’oggi le squadre inglesi giocano di pi¨´ palla a terra”.
Tre anni al Bayer Leverkusen dal 2004 al 2007, poi Duisburg. E l’esperienza nel calcio tedesco?
“In Germania, invece, il calcio mi sembrava pi¨´ simile a quello italiano e anzi con pi¨´ libert¨¤, pi¨´ creativit¨¤ e forte a livello individuale. Non ¨¨ per caso che la Germania abbia avuto dei grandi risultati successivamente a quell’epoca”.
“In Germania, invece, il calcio mi sembrava pi¨´ simile a quello italiano e anzi con pi¨´ libert¨¤, pi¨´ creativit¨¤ e forte a livello individuale. Non ¨¨ per caso che la Germania abbia avuto dei grandi risultati successivamente a quell’epoca”.
I migliori difensori centrali con cui ha giocato?
“Ce ne sono stati tantissimi bravi. Maldini, Nesta... Costacurta, che non era n¨¦ molto alto n¨¦ molto veloce, ma aveva una lettura del gioco privilegiata. Aveva intelligenza. Ma posso dimenticare qualcuno. C’erano pure Dario Simic, Chamot, Ayala...”.
“Ce ne sono stati tantissimi bravi. Maldini, Nesta... Costacurta, che non era n¨¦ molto alto n¨¦ molto veloce, ma aveva una lettura del gioco privilegiata. Aveva intelligenza. Ma posso dimenticare qualcuno. C’erano pure Dario Simic, Chamot, Ayala...”.
Un difensore centrale brasiliano che indicherebbe al Milan oggi?
“Marquinhos (PSG, ex Roma, ndr), che gioca in nazionale. Uno che sia ancora in forza a squadre brasiliane? Non lo saprei dire. Credo che non ce ne sia uno pronto a giocare ora nel Milan”.
“Marquinhos (PSG, ex Roma, ndr), che gioca in nazionale. Uno che sia ancora in forza a squadre brasiliane? Non lo saprei dire. Credo che non ce ne sia uno pronto a giocare ora nel Milan”.
Paquet¨¢ potr¨¤ sfondare al Milan?
“? un bel giocatore. In prospettiva esploder¨¤ fra due-tre anni. Difficilmente potr¨¤ essere subito titolare a Milano. Bisogna dargli tempo per adattarsi. Deve lasciarsi alle spalle il Brasile e pensare alla nuova realt¨¤ in Italia, che ¨¨ diversa, e non fare paragoni tra i due paesi. Imparare subito la lingua per poter comunicarsi, adattarsi ai vostri costumi”.
“? un bel giocatore. In prospettiva esploder¨¤ fra due-tre anni. Difficilmente potr¨¤ essere subito titolare a Milano. Bisogna dargli tempo per adattarsi. Deve lasciarsi alle spalle il Brasile e pensare alla nuova realt¨¤ in Italia, che ¨¨ diversa, e non fare paragoni tra i due paesi. Imparare subito la lingua per poter comunicarsi, adattarsi ai vostri costumi”.
Lucas Paquet¨¤, 21 anni. EPA
Il Milan di oggi lo segue?
“A causa del mio lavoro alla Ferrovi¨¢ria non ho molto tempo di fermarmi davanti alla TV. Devo vedere anche altre partite. In questo campionato non ho ancora seguito una partita intera del Milan. In alcune occasioni, ho visto una parte del primo tempo, qualche minuto del secondo. Adesso col ritorno di Leonardo, di Paolo Maldini, col nuovo gruppo che ha assunto la societ¨¤, il Milan magari potr¨¤ tornare alle belle epoche di Berlusconi. Ma ci vuole tempo. Le grandi squadre rossonere non sono state costruite da un giorno all’altro”.
“A causa del mio lavoro alla Ferrovi¨¢ria non ho molto tempo di fermarmi davanti alla TV. Devo vedere anche altre partite. In questo campionato non ho ancora seguito una partita intera del Milan. In alcune occasioni, ho visto una parte del primo tempo, qualche minuto del secondo. Adesso col ritorno di Leonardo, di Paolo Maldini, col nuovo gruppo che ha assunto la societ¨¤, il Milan magari potr¨¤ tornare alle belle epoche di Berlusconi. Ma ci vuole tempo. Le grandi squadre rossonere non sono state costruite da un giorno all’altro”.
Domenica derby di Milano, nel pomeriggio brasiliano...
“Sar¨° incollato alla TV. Per fortuna la Ferrovi¨¢ria giocher¨¤ sabato e domenica potr¨° vedere la partita. E tifer¨° Milan”.
“Sar¨° incollato alla TV. Per fortuna la Ferrovi¨¢ria giocher¨¤ sabato e domenica potr¨° vedere la partita. E tifer¨° Milan”.
Maur¨ªcio Cannone
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