Tanti partner, stesso Ibra: dall'Ajax al Milan, storia di un gigante infinito
Se il "tutor" ¨¨ esigente, "cattivo" (sportivamente parlando), non ¨¨ poi cos¨¬ male. E se si arrabbia, magari urla e manda qualcuno a quel paese, vuol dire che ci tiene. Altrimenti se ne starebbe zitto e "sar¨¤ quel che sar¨¤". Non proprio il massimo per questo Milan, pi¨´ che mai bisognoso di dritte, insegnamenti, se vogliamo anche cazziatoni. Per questo l'Ibrahimovic visto contro la Sampdoria non pu¨° essere la regola. Non si parla dell'aspetto tecnico, bens¨¬ di ci¨° che gli frullava nella mente e dei messaggi che il suo viso mandava: qualche cross dei compagni, anche semplici, puntualmente sbagliato. Lui si ¨¨ limitato a incoraggiarli, con tanto di applauso. Bene, ci mancherebbe altro, ma forse qualche urlo "alla Ibra" sarebbe servito (e servirebbe): per esempio, a Calabria e Suso (imprecisi domenica), in prospettiva soprattutto a Le?o. Talento vero, da valorizzare. E chi, meglio di Zlatan, pu¨° studiarlo per capire quanto possa, effettivamente, essere decisivo per il futuro del Milan.
IMPARANDO DA ZLATAN
¡ªDi fronte ci sono cinque mesi di stagione (nel contratto di Ibrahimovic c'¨¨ l'opzione fino al 2021), un arco di tempo sufficiente per capire il potenziale del jolly portoghese. Classe '99 (20 anni compiuti lo scorso 10 giugno), per Zlatan ¨¨ una novit¨¤ avere una spalla cos¨¬ giovane: per Rafael un ulteriore motivo per imparare da un campione del genere, anche senza particolare pressione. Quella che, al contrario, hanno avuto tutti i partner dello svedese dall'Ajax in poi: grandi squadre – obbligate a vincere – e giocatori fortissimi. A volte campioni e fenomeni, che spesso sono migliorati, integrandosi alla perfezione, proprio con a lui.
BOMBER CON MOURINHO
¡ªAd Amsterdam c'erano i vari Sneijder e Van der Vaart a inventare, con Ibra spesso Mido l¨¤ davanti. Beata giovent¨´, mentre a Torino (dal 2004 al 2006) l'asticella si alz¨°: nel 4-4-2 di Capello spazio a Camoranesi e Nedved sulle fasce, con Trezeguet punta centrale e Ibrahimovic a girargli attorno (Del Piero primo cambio). Era uno Zlatan diverso, molto pi¨´ estro, fantasia e mobilit¨¤, che lasciava al francese il compito di sgomitare in area (per lui 43 centri in 66 partite nelle due stagioni in questione). E non a caso, lo score di Ibrahimovic non fu proprio clamoroso (26 gol in 92 match totali). Con l'Inter (2006-09), invece, la musica cambi¨°: 66 in 117 (capocannoniere con Mourinho) e spalle che, con lui, hanno reso alla grande: bene Crespo (29 reti), Cruz (34) e un giovanissimo Balotelli (17) con Figo e Stankovic sulla trequarti. Un po' meno Adriano (anche per limiti extra-campo), del quale Zlatan, paradossalmente, ha sempre parlato in modo estremamente positivo. Poi l'addio nell’estate 2009, la scelta del Barcellona dove si vide un giocatore "unico". Per una volta, in senso negativo.
DA MESSI... A NOCERINO
¡ªIl motivo, lo ha spiegato lui stesso a ottobre: "L'errore fu snaturarmi per cercare di diventare come loro". D'altronde, accanto, c'era gente come Messi, Henry e Pedro (Xavi e Iniesta in mediana). Ibrahimovic non era centrale, con Guardiola: i compagni non si adattarono a lui, bens¨¬ lui a loro. E allora, meglio cambiare. Arriv¨° al Milan nel 2010, in due anni vinse la classifica marcatori (2011-12, in totale 56 gol in 86 match), una Supercoppa italiana e uno scudetto, perdendo poi in volata quello contro la Juventus di Conte nel 2011-12. Lo Zlatan rossonero fu una "calamita": duro in tanti casi, dolce maestro in altri. E alla fine, chi gli girava attorno, lo ringrazi¨°. In primis Nocerino, mezzala nell'undici di Allegri che chiuse con 10 reti (ebbene s¨¬, 10) la Serie A 2011-12. L¨¤ davanti, quanta classe oltre a Zlatan: il jolly Boateng, il "vecchio" Inzaghi (storica la doppietta in Champions contro il Real Madrid di Mou), Pato (14 gol nel primo anno di Ibra), Cassano, Robinho e gli ultimi lampi di un certo Ronaldinho (al Flamengo nel gennaio 2011). Si stava bene a Milano, purtroppo la cassa piangeva… Si va a Parigi (con Thiago Silva), dove Ibrahimovic fa la storia: 156 perle in 186 presenze sono tanta, tantissima roba...
PER CHIUDERE IL CERCHIO
¡ªAl-Khela?fi aveva da poco iniziato il progetto del Psg stellare che ha poi dominato in Francia: non solo Ibra, da quelle parti si divertivano pure con Beckham, Pastore, Lavezzi e Gameiro, Verratti, Menez, Cavani, Lucas e Di Maria. Una quantit¨¤ clamorosa di talento, dove lui era comunque il faro. Nonostante gli infortuni, discorso simile al Manchester United, dove timbr¨° 29 volte in 53 gare: non era pi¨´ la super squadra di mister Ferguson, tuttavia Rooney, i giovani Martial, Lingard e Rashford, Pogba in mezzo e i guizzi di Mata e Mkhitaryan non erano proprio da buttare... E salutata Los Angeles con 53 gol in 58 gare, Zlatan ha deciso di chiudere il cerchio. In un Milan decisamente diverso rispetto al "suo", dove prover¨¤ a essere decisivo anche da "tutor". Di certo morbido, pronto a incoraggiare, ma anche "cattivo": nel modo giusto, da vero Ibra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA