In soli otto giorni il neo tecnico rossonero ha cambiato faccia al Diavolo, iniziando dal lavoro mentale e dal recupero dei giocatori pi¨´ importanti. Ma ora ¨¨ anche una squadra che produce tanto in fase offensiva
Comunque andr¨¤ a finire, e qualsiasi cosa succeder¨¤, la cartolina ¨¨ stata spedita e rimarr¨¤ impressa nell'album fotografico della storia rossonera: Sergio Concei?ao che balla in spogliatoio fumando il sigaro con la Supercoppa accanto. Quella alzata in faccia ai cugini. Quella portata a casa in una sola settimana di lavoro (otto giorni per la precisione). Quella che corrisponde al titolo numero 50 del Diavolo e al primo messo in bacheca da RedBird. Agguantata nonostante la febbre a 39 e un ambiente che fino agli ultimi giorni del 2024 aveva il colore e l'allegria della nebbia. Chiamatela transizione portoghese, se volete. Questo ovviamente non significa che Cardinale abbia trasferito il Milan da un allenatore scarso a un fenomeno (Hernandez ¨¨ stato molto onesto in proposito: "? stata anche colpa nostra, non solo di Fonseca"): significa semplicemente che la squadra aveva bisogno di ripristinare la corrente e Concei?ao ¨¨ l'elettricista giusto per l'impianto rossonero. Una transizione in (almeno) cinque mosse.
testa
¡ª ?Fonseca lo diceva sempre: il nostro ¨¨ un problema mentale, tattica e tecnica non c'entrano. Concei?ao ha capito un minuto dopo aver messo piede a Milanello per la prima volta, che il suo connazionale aveva ragione. Ha definito il Milan una squadra piena di "dubbi", come quelli visti nel primo tempo con la Juve. E nell'intervallo non ha dato ordini tattici, ma ha resettato la testa ai giocatori: dovete avere coraggio, dovete capire che siete una squadra forte. Se bastassero ogni volta dieci minuti di discorso motivazionale per guarire il malato, il lavoro dell'allenatore sarebbe decisamente facile. Diciamo che in quell'intervallo Sergio ha toccato corde che aveva gi¨¤ iniziato a stimolare nei giorni precedenti. Fare un passaggio in avanti piuttosto che l'ennesimo all'indietro. Avere il coraggio di tenere una linea difensiva pi¨´ alta. Eliminare il timore di provare un dribbling. Muoversi per cercare gli spazi senza limitarsi ad attendere il pallone fra i piedi. Il risultato di tutto ci¨° sono due rimonte e due vittorie contro una squadra che fin l¨¬ aveva perso in stagione solo una volta (Juve, con lo Stoccarda) e un'altra a cui era successo in due occasioni (il primo derby dell'anno e il Bayer). Questa consapevolezza generer¨¤ ulteriori endorfine nello spogliatoio rossonero.
fase offensiva
¡ª ?Al di l¨¤ della conquista della coppa, il pregio pi¨´ grande con cui il Milan torna dalla trasferta araba ¨¨ sicuramente la forza mentale che ha reso possibile ribaltare il risultato in entrambe le sfide. Crederci, quindi. Ma c'¨¨ una parte di campo che non pu¨° passare inosservata, e che ¨¨ una grande nota di merito: l'Inter arrivava da cinque partite di fila senza subire reti, la Juve (cos¨¬ come i nerazzurri) ¨¨ la seconda miglior difesa del campionato. Il Diavolo ha messo complessivamente a referto ben cinque reti. Che potevano essere anche di pi¨´, soprattutto contro i nerazzurri. Nel secondo tempo del derby il Milan ha avuto tre palle gol pulite (Pulisic, Reijnders, Morata), pi¨´ le tre finite in buca: produzione offensiva decisamente abbondante, anche in proporzione al livello dell'avversario. Significa che il gioco ha ripreso a scorrere, come testimoniano le azioni - belle e tatticamente pulite - che hanno portato il pareggio e il vantaggio.
tattica
¡ª ?Se la testa era l'aspetto principale su cui Concei?ao doveva intervenire, la parte tattica comunque non ¨¨ passata inosservata. Il portoghese si ¨¨ dimostrato allenatore abile a leggere le esigenze dettate dalla partita, intervenendo sul sistema di gioco. Contro la Juve ha iniziato con un 4-3-3 che a inizio ripresa ¨¨ diventato 4-2-3-1 (fuori Bennacer, dentro Musah) e poi, a mezzora dal termine, 4-4-2. Esatto: il Milan ha vinto la semifinale col sistema di gioco pi¨´ storicamente caro a Concei?ao. Nel derby invece l'impianto iniziale ¨¨ stato un 4-2-3-1 mai visto (alzi la mano chi, qualche giorno fa, avrebbe potuto pronosticare Musah in mediana e Jimenez esterno destro alto), poi diventato 4-2-4 - come aveva iniziato Fonseca in campionato - nell'ultimo quarto d'ora, ovvero quando il Milan ha scolpito la rimonta.
spogliatoio
¡ª ?Una gestione complessa, perch¨¦ alcuni giocatori non avevano legato con Fonseca ed erano quindi "scollegati" sia nel lavoro in settimana sia in partita. Il modo di porsi con Theo e Leao, giusto per fare i due nomi pi¨´ ingombranti, ¨¨ stato azzeccato. Sergio si ¨¨ dedicato a entrambi in termini personali, per ognuno di loro con il linguaggio e l'atteggiamento di cui avevano bisogno. Restano, in particolare, il frame del tecnico che tiene stretto a s¨¦ il francese quando Bennacer parla alla squadra in cerchio dopo la Juve, e le parole dette pubblicamente a Leao dopo l'Inter. Rafa non ha fatto giri di parole: "Avevo bisogno di queste cose". Poi c'¨¨ anche il discorso capitano: sono probabilmente finiti i tempi della leaderan?a condivisa di Fonseca. Con Calabria in panca, la fascia ¨¨ finita in entrambe le partite sul braccio di Maignan.
scelte
¡ª ?Qualsiasi nuovo allenatore cambia qualcosa nella formazione dopo essere arrivato. Un allenatore accorto per¨° non smembra: rimescola un pochino e poi vede come va. Le facce nuove di Concei?ao sono tre o quattro. In difesa tornato d'attualit¨¤ Tomori, ovvero un messaggio chiaro al corteggiamento della Juve. Se Thiaw, come sembra, viene considerato un punto fermo, l'inglese se la giocher¨¤ con Gabbia: sfida intrigante. A centrocampo Bennacer, quando sar¨¤ tornato a regime, pu¨° dare quella verticalit¨¤ su cui si basa il gioco del portoghese. Musah ¨¨ destinato ad aumentare considerevolmente il minutaggio, essendo in grado di occupare pi¨´ posizioni.
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