Il dirigente bianconero commenta alcuni dei suoi colpi: “Carlos era un mio chiodo fisso. Con CR7 ¨¨ stato tutto semplice”. Sulla Champions dice: “Ambizione, ma non ossessione”
Fabio Paratici, 46 anni. Getty
Fabio Paratici, in un’intervista a Sky Sport, ripercorre momenti cruciali della sua carriera da dirigente. Fin dagli albori, e dal dna per le trattative ereditato dal padre, presidente della Borgnonovese. Paratici si definisce “ossessionato dal conoscere, curioso di sapere”, qualit¨¤ che lo portano a fare “azioni di disturbo pur non volendo” chiedendo informazioni su giocatori accostati ad altri club. Poi, per¨°, ci sono le trattative che lo coinvolgono direttamente. Alcune delle quali hanno lasciato il segno sulla recente storia bianconera.
i suoi colpi —
Tevez e Ronaldo sono due giocatori che hanno segnato la carriera di Paratici alla Juve. Il primo era un pupillo del dirigente, ma portarlo a Torino non ¨¨ stato facile: “La trattativa per Tevez ¨¨ stata la pi¨´ logorante. L’avevamo gi¨¤ contattato dopo il primo anno alla Juve, anche se non ci eravamo qualificati per la Champions. Lui si dimostr¨° disponibile fin da subito, ma poi la trattativa non and¨° in porto per altri motivi. Per¨°, era un mio chiodo fisso e siamo rimasti in contatto”. Con Cr7, invece, ¨¨ stato tutto abbastanza semplice: “Aveva in testa di venire a Torino. Dopo la finale di Champions, ¨¨ stato subito deciso. Diceva ‘se la Juve c’¨¨, voglio solo la Juve’”. Parole riferite dal suo agente Mendes, incontrato per parlare di Cancelo: “Tu non ci crederai, ma Cristiano vuole venire alla Juve”. Questa la frase che riferisce Paratici. La sua risposta? “Ci credo, ma ¨¨ difficile far quadrare tutto”. Ci ¨¨ riuscito grazie al presidente Andrea Agnelli: “Quando gli ho parlato di Cristiano, ci ho messo un minuto a capire che lui stava gi¨¤ ragionando in quella direzione. Mi disse: ‘Fammi pensare un giorno o due’, mi ha chiamato dopo tre ore”. Con CR7 in rosa la Champions ¨¨ possibile, “ma ¨¨ un’ambizione, non un’ossessione”.
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