Ora CR7, prima Sivori e Platini: una star-simbolo per ogni Agnelli, cos¨¬ Andrea rinnova la tradizione Juve
Nel Dopoguerra Andrea ¨¨ l’Agnelli che per pi¨´ tempo ¨¨ stato seduto l¨¤, sulla poltrona del presidente: oggi festeggia 10 anni alla guida della Juventus, passione di famiglia e di altre decine di milioni di italiani. Mai come adesso si avverte la forza epica della tradizione, ma anche la scommessa della continua innovazione. ? servita lungimiranza e una certa dose di rischio per afferrare davvero lo spirito di questi tempi: “Cambiare sempre prima di essere costretti a farlo”, ¨¨ uno dei motti di AA. L’ultimo degli Agnelli si ¨¨ spinto, cos¨¬, oltre pap¨¤ Umberto e zio Gianni: ha superato i limiti di un passato romantico e ha costruito una macchina modernissima, mai vista prima nel calcio italiano. Un esempio? Oggi la Juve non gioca a strisce bianconere: dopo qualche mugugno iniziale, chi si stupisce pi¨´? Anche per questo la Juve non ¨¨ pi¨´ (solo) una squadra di calcio, ma una media company, un life style brand di successo. Ma c’¨¨ un aspetto che l’ultimo degli Agnelli ha conservato e che lo lega ai predecessori: l’amore per il fuoriclasse, il giocatore simbolo da presentare come biglietto di visita al mondo.
Nonno Edoardo
¡ªQuasi due anni fa AA ha presentato Cristiano Ronaldo, l’acquisto della vita, in una sala dedicata a Gianni e Umberto. Un omaggio alla storia, un filo teso tra generazioni. Andrea ¨¨, infatti, il quarto a dare il cognome alla presidenza: il primo fu nonno Edoardo che il 24 luglio 1923 venne eletto presidente bianconero per acclamazione e lasci¨° dodici anni dopo. Il figlio del senatore Giovanni (fondatore della Fiat) ¨¨, cos¨¬, il capostipite della famiglia che pi¨´ di ogni altra ha intrecciato la sua storia con quella del calcio. Edoardo fu l’uomo della prima grande Juventus, quella dei 5 scudetti consecutivi degli Anni 30 e della filastrocca “Combi, Rosetta, Caligaris...” da mandare a memoria come una ninnananna.
Gioiello di famiglia
¡ªGuidare la Juve era allora l’apprendistato per i rampolli di famiglia, spesso diretti poi verso altri doveri. Tocc¨° pure all’Avvocato, presidente del primo Boniperti, dei due Hansen e di Praest: rimase in carica dal ‘47 al ‘54, poi fece “solo” il presidente onorario, ma rimase tifoso appassionato e riferimento del mondo bianconero per tutta la vita. Umberto, padre di Andrea, sal¨¬ alla guida a soli 21 anni: nel ‘ 55 divent¨° commissario straordinario, ancora vestito con l’abito grigio-verde da alpino. Poi fu giovanissimo presidente fino al ‘ 62. Il Dottore, veniva chiamato cos¨¬, prese una squadra ingrigita e la trasform¨° nella Juve suadente di Sivori, Charles e Boniperti. Cos¨¬ nel 1961 vinse il decimo scudetto e appunt¨° al petto la prima stella sotto il segno del trio Magico.
Il Cabezon di Umberto
¡ªIl campione di Umberto Agnelli rester¨¤ per sempre proprio Sivori, principe degli irregolari, angelo dalla faccia sporca. “La aspettavo da due anni”, disse Umberto dandogli del Lei quando nel 1957 incontr¨° il “Cabezon” per la prima volta. Si stringevano la mano due ragazzi poco pi¨´ che ventenni, che la vita aveva fatto diventare adulti in fretta. Fu pure un grande sforzo economico, pare contro il parere dei dirigenti: tra i 160 e i 180 milioni. Sessant’anni dopo l’investimento di Cristiano risponde a logiche diverse, ma accende i tifosi alla stessa maniera.
Foie Gras
¡ªImpossibile non adorare Sivori, anche l’Avvocato ne era sedotto: lo defin¨¬ semplicemente “un vizio”. Anni dopo l’argentino dovette per¨° allargare le braccia: “Lo facevo divertire. L’unico a prendere il mio posto fu Platini...”. Ecco, Platini, campione simbolo di Gianni Agnelli, oltre al totem Boniperti tenuto a bottega per una vita: prima ammirato da giocatore e poi fu voluto fortemente alla presidenza. Il francese, per¨°, era un’altra cosa, divent¨° quasi lo specchio dell’Avvocato: elegante come nessuno, con una personalit¨¤ capace di tenergli testa. “Lo abbiamo preso per un pezzo di pane, lui ha spalmato sopra il foie gras”, disse di lui Agnelli. Ma le citazioni su questo terreno si sprecano: “Che cosa mi rende felice nella vita? Veder giocare Platini per 10 minuti”. Oppure: “Avere Platini in squadra ¨¨ come avere una carta di credito sempre a portata di mano”. Platini invece raccont¨° di quando l’Avvocato lo invit¨° a una festa a Parigi e lui, sbagliando, si present¨° senza smoking. Anzich¨¦ fulminarlo con una battuta, fece un discorso in cui cit¨° solo tre persone: la sua levatrice, Henry Kissinger e... Michel. Platini fu cos¨¬ onorato che quel giorno decise di regalargli uno dei suoi tre Palloni d’oro: non male come scambio.
Con CR7 per l’Europa
¡ªUmberto Agnelli, invece, ricominci¨° a occuparsi della Juve pi¨´ direttamente solo nel 1994, dieci anni prima della morte. E cos¨¬, oltra a vivere l’epopea di Sivori e Charles, si ¨¨ goduto pure Zidane, Del Piero e il primo Buffon. Anche suo figlio Andrea ha dovuto lavorare per gradi e riempire la squadra con una tonalit¨¤ crescente di campioni: Vidal, Pirlo, Pogba, Tevez, Dybala, Higuain fino all’ultimo, il pi¨´ importante, il pi¨´ gigantesco. Il portoghese cannibale di coppe e trofei, l’uomo pi¨´ popolare del pianeta in questa epoca votata ai social. In fondo, Cristiano ¨¨ per Andrea ci¨° che Sivori ¨¨ stato per il pap¨¤ e Platini per lo zio: il simbolo di un amore sconfinato. Oggi, a dieci dal suo insediamento, lo ritrova alla Continassa e non ¨¨ certo un caso: riparte da lui per l’assalto europeo, l’ultima cima che ancora manca. Da bambino a Villar Perosa con pap¨¤ Umberto Andrea osservava come giganti i campioni d’Europa e del mondo. Giovanissimo in giubbotto di jeans all’Olimpico, accanto a zio Gianni, vedeva la Champions alzata al cielo. La prossima volta vorr¨¤ essere lui, da presidente, a prendere in mano quella coppa incantata.
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