Negli ultimi giorni diversi protagonisti della squadra di Allegri, quella del primo quinquennio, sono tornati a parlare di quegli anni...
C¡¯era una Juve forte e quasi infallibile in tutti i campi. Che non si fermava quasi mai in Serie A come in Champions League, tanto che per due volte nel giro di pochi anni aveva tenuto testa a squadre ben pi¨´ ricche di fatturato giungendo fino alla finale della massima competizione europea. Le idee per tanto tempo avevano superato le differenze sul piano economico, avvicinando la forbice tra i budget e i risultati: per merito di un progetto che aveva una logica razionale, che spingeva alla ricerca del risultato con pragmatismo. L¡¯ambizione dopo Cardiff aveva spinto a fare un¡¯operazione mai immaginata fino a quel momento, il colpo del secolo: Cristiano Ronaldo, uno dei fuoriclasse del calcio di tutti i tempi. Ma l¡¯arrivo del portoghese non dar¨¤ l¡¯effetto sperato: cio¨¨ la vittoria della Champions League. Bene cominciare da qui per contestualizzare il prima e il dopo del cambiamento radicale che ha caratterizzato la fine dell¡¯ultima era della Juventus.
FINE CORSA
¡ª ?Negli ultimi giorni diversi protagonisti della vecchia Juve di Allegri, quella del primo quinquennio, sono tornati a parlare di quegli anni straordinari. Un po¡¯ Buffon e un po¡¯ Bonucci, che ha pure risposto a Szczesny circa una considerazione che il portiere polacco aveva fatto qualche mese fa su come il difensore caricasse le partite nello spogliatoio. C¡¯¨¨ una grande differenza, per¨°, tra la prima Juve che vinceva e quella che provava ad allungare la striscia vincente: abile allo stesso modo a raggiungere dei risultati importanti ma non cos¨¬ solida come la prima, stando a quanto filtra. Era stato lo stesso Allegri, sul finale del suo primo quinquennio, a sostenere nelle stanze dei bottoni che sarebbe stata necessaria una rivoluzione della rosa, dal momento che riteneva buona parte dei giocatori a fine corsa. La dirigenza per¨° non era della stessa idea e decise di esonerarlo, chiamando Sarri.
CAMBIAMENTO
¡ª ?Fino a quel momento la forza della Juve veniva rappresentata soprattutto dallo zoccolo duro italiano: dalla BBC a protezione di Buffon, da Pirlo e Marchisio che avevano tracciato la strada per il successivo inserimento nel progetto di Pogba, Vidal e ancora Pjanic o Mandzukic, Dybala e Higuain. I senatori della Juve per un lungo periodo erano stati ben riconoscibili e riconosciuti dentro e fuori dal contesto bianconero, fondamentali anche per risaldare il gruppo nelle difficolt¨¤. ¡°Le fantasiose ricostruzioni di una lite all¡¯intervallo di Cardiff non le meritavamo e mi sentii ferito perch¨¦ io ero il capitano di quella squadra¡±, ¨¨ stata la sintesi di Buffon, che ¨¨ tornato sulla questione qualche giorno fa. Da quella marcia in pi¨´, mossa dal grande senso di appartenenza del zoccolo duro del gruppo, si pass¨° a un qualcosa di meno brillante e omogeneo in pochi anni, sfaldando la leadership.
LEADERSHIP
¡ª ?Nella stagione con Sarri, Chiellini - che eredit¨° la fascia di capitano da Buffon - dovette fare i conti con un lungo infortunio, lasciando a Bonucci il compito di guidare i compagni. Nel frattempo la Juve metteva a segno colpi importanti a livello europeo come De Ligt o Danilo, ma aggrappandosi soprattutto alla leadership di un CR7 non sempre supportato al meglio dai compagni. Tanto da assottigliare col tempo il peso del talento all¡¯interno dello spogliatoio, pur costringendo il club a tenere standard di spesa abbastanza alti. Il cambiamento pi¨´ forte della Juve di quel periodo non fu tanto caratterizzato dai risultati quanto dai riferimenti che cominciarono a venir meno in poco tempo: prima col ritiro di Barzagli, poi con la cessione di Buffon (che accett¨° in seguito di tornare per fare il vice a Szczesny) e sempre meno giocatori top di livello mondiale come Khedira o Matuidi.
LIMITI
¡ª ?Un documentario raccont¨° la stagione sotto la gestione di Pirlo, in cui c¡¯erano molti giovani e solo alcuni reduci della vecchia guardia: da Bonucci a Cuadrado, a supporto di giocatori di prospettiva come Chiesa, oltre a un Cristiano Ronaldo sempre meno felice del contesto. Dietro al fuoriclasse che teneva su la squadra, facendole raggiungere i risultati, continuava a sgretolarsi lo zoccolo duro che aveva assicurato un grande senso di appartenenza per molti anni, anche perch¨¦ non veniva pi¨´ alimentato con ricambi all¡¯altezza di chi lasciava. Una condizione limitante anche nel corso dell¡¯Allegri bis, in cui tornarono in superficie dei vecchi screzi con Bonucci (soprattutto la lite in un Juve-Palermo) e non si ¨¨ mai riuscito a trovare il modo per fare attecchire bene l¡¯inserimento di giocatori importanti, anche del calibro di Paredes o Di Maria, proprio per la debolezza del nucleo storico.
BOTTA E RISPOSTA
¡ª ?Qualche mese fa Szczesny, annunciando l¡¯addio al calcio, aveva raccontato di come in Italia il pre partita si vivesse con grande fermento nello spogliatoio, facendo riferimento soprattutto a come Bonucci (capitano e leader della Juve) provasse a caricare i compagni all¡¯interno dello spogliatoio prima di scendere in campo. Il difensore gli ha risposto in una recente intervista facendo intendere di non aver gradito la rivelazione di un ¡°segreto di spogliatoio¡±, anche se il rapporto fra i due lo si ricorda abbastanza buono. Di base ¨¨ emersa semplicemente la diversa gestione del momento: con la tendenza dei calciatori del nord Europa (da qui il riferimento a De Ligt) ad avvicinarsi ai match con pi¨´ silenzio rispetto agli italiani. Nulla che abbia scoperchiato chiss¨¤ quali spaccature passate tra Szczesny e Bonucci, ma certo un botta e risposta tra due ex colonne della Juve che palesa i limiti interni al gruppo di qualche anno fa.
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