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Il gelo dopo il gol, la 'sinfonia' e cosa gli aveva detto Motta: 3 momenti della gara di Vlahovic
Dirige l'orchestra... Dusan Vlahovic. Ma il serbo pi¨´ che fare un puntuale tributo al Festival di Sanremo ha voluto godersi, sotto la sua curva, un momento che gli mancava da tempo. Entra - quando la Juve segna il 2-1 - lavora per la squadra, segna, si blocca, riceve l'abbraccio di ogni compagno e poi gli applausi dello Stadium. Una sinfonia personalissima e tutta per lui che mancava dallo scorso 17 dicembre, giorno dell'ultimo suo gol in casa, in Coppa Italia contro il Cagliari. Una vita. Perch¨¦ in mezzo ci sono stati 47 giorni ma soprattutto tante voci, il mercato e quei pensieri di un futuro non pi¨´ insieme alla Signora. Ma il potere dei numeri 9 ¨¨ prepotente, a loro basta un gol per scacciare tutto (o quasi) via e far pensare solo al presente, e parte di questo incantesimo sono tre momenti-chiave della sua Juve-Empoli.
le parole di motta prima di entrare
¡ª ?"Fai gol sicuro". Tre parole, un augurio, un colloquio breve e fittissimo. E soprattutto ¨¨ diventato realt¨¤. Motta non ¨¨ nuovo a dialoghi pi¨´ o meno coinvolgenti con i suoi subentranti a bordocampo ma quello con il suo numero 9 - concentratissimo, quasi in trance - ¨¨ sembrato pi¨´ intenso, emotivo. Sar¨¤ stata colpa del contemporaneo raddoppio di Kolo Muani, chiss¨¤.
"Eravamo sul pareggio e quando ho chiamato Dusan abbiamo fatto gol. Yildiz stava andando molto bene s¨¬, ma alla fine ho comunque preferito togliere lui. Volevamo un uomo pi¨´ centrale e pi¨´ in area, Dusan ¨¨ entrato e ha dato una mano con tutto il suo lavoro, non solo con il gol - ha spiegato Motta nel post -. Gli ho detto 'Fai gol sicuro', lui era convinto, vedevo la sua faccia, vedevo anche un pizzico di rabbia dentro per la situazione in cui siamo e non vorremmo essere".?
il gelo (apparente) dopo il gol del 3-1
¡ª ?Vlahovic non segnava un gol da fuori area in Serie A dal gennaio 2024 ma dopo la gran botta sotto l'incrocio del primo palo ¨¨ come se Dusan si fosse bloccato. Niente esultanza immediata e liberatoria, nessuna corsa verso la bandierina, tutta la rabbia che aveva non ¨¨ esplosa in nessun modo. Sono stati i compagni ad andare addosso a lui, l'hanno abbracciato, scosso, sommerso.
Thuram il primo ad arrivare, poi ecco il ruggito di Kolo. Pinsoglio ¨¨ schizzato dalla panchina e gli ha detto qualcosa all'orecchio, Koop ha preso la sua testa tra le mani e anche lui gli ha sussurrato qualcosa. Un gol tutto tutto suo, dal primo recupero poco dopo la linea di centrocampo all'accelerazione su?Henderson, fino al tiro potente che ha lasciato inermi?Goglichidze prima e Vasquez poi.
maestro dusan
¡ª ?Quando la folla si ¨¨ dispersa ¨¨ rimasto lui da solo, sguardo alla curva (quella che ha fischiato lui e compagni pi¨´ e pi¨´ volte, la stessa sotto la quale non si ¨¨ presentato per scusarsi dopo il Benfica) e si ¨¨ ritagliato un momento solo per lui e i tifosi. Questa, l'ultima immagine che diventa quasi la copertina dell'ultimo capitolo di questo lungo romanzo. La solitudine del numero 9. Col cuore in mano e un gesto verso i tifosi, poi in versione direttore d'orchestra mentre lo Stadium esulta, applaude e urla il suo nome. Che musica per le sue orecchie.
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