Un fenomeno gi¨¤ al Vecindario, la squadra di Las Palmas dove ha giocato dai 9 ai 15 anni: siamo andati nei posti dove ¨¨ cresciuto l'attaccante dell'Inter. E il suo amico del cuore ha raccontato a Sportweek che...
L’isola di Gran Canaria ¨¨ un crocevia di persone da tutto il mondo.Vegueta, un piccolo centro non lontano dalla citt¨¤ di Las Palmas, fu una tappa obbligata per Cristoforo Colombo, costretto a riparare la Pinta prima di addentrarsi nell’oceano. La rotta percorsa dallo scopritore genovese continua ancora oggi a essere intrapresa, nella medesima direzione o in quella opposta, da migranti, sognatori e viaggiatori. Tra le tante persone arrivate l¨¬ dal Sudamerica c’¨¨ stata la famiglia Icardi, proveniente da Rosario. Juan e Anal¨ªa partirono coi tre figli e si stabilirono a Vecindario, nel sud-est dell’isola, fuggendo dalla crisi che aveva piegato l’Argentina. Le loro vite furono stravolte dal talento del primo figlio Mauro, attuale attaccante e capitano dell’Inter, che ¨¨ nato e cresciuto come calciatore, dai 9 ai 15 anni, con la maglia della Uni¨®n Deportiva Vecindario. Mauro viveva con la sua famiglia in una piccola e anonima casa in calle San Pedro, a pochi chilometri dalla spiaggia di Pozo Izquierdo, minuscola localit¨¤ dipinta tra due braccia di scogli: qui abbiamo incontrato Jes¨²s Hern¨¢ndez, per tutti Suso, che ¨¨ stato il primo allenatore di Icardi al Vecindario e ora lavora nel settore giovanile del Las Palmas.
il tecnico —
Il tecnico Suso, 36anni, ¨¨ finora il tecnico che ha allenato Mauro per pi¨´ tempo: tre anni dirigendolo dalla panchina, altri due osservandolo nel settore giovanile del Vecindario. "Sembra difficile da immaginare ma era un ragazzo timido e introverso", racconta. "Stava solo con i suoi amici e studiava molto. E poi segnava sempre: nelle sue prime tre stagioni a Vecindario ha fatto 300 gol, in sei anni circa 500. Negli allenamenti, dalle tribune, si sentivano le ragazzine che parlavano di lui, ma gli importava solo del pallone". Mentre Suso parla, nella sua mente riaffiorano allenamenti, gol e aneddoti: "Mi ricordo della finale di un torneo giovanile tra Vecindario e Hurac¨¢n, contro Jes¨¦ Rodr¨ªguez. Afine partita, l’arbitro, scioccato dalla prestazione di Mauro,mi ha chiesto di poter avere un suo autografo. Io gli ho detto di no, non mi piaceva l’idea che un ragazzo cos¨¬ piccolo facesse autografi. Per¨° capisco anche l’arbitro: in quella partita abbiamo vinto 5-0 e Mauro ha segnato tutti e cinque i gol".
A Vecindario, per¨°, l’allenatore ¨¨ uno dei pochi a seguire la parabola di Maurito limitandosi a gioire della sua crescita continua. Nella cittadina, infatti, molti sognano una sua cessione fuori dall’Italia. Il club incasserebbe circa il 7%del valore del cartellino per via dei diritti di formazione e, viste le cifre da capogiro che circolano, la partenza del capitano nerazzurro potrebbe segnare la storica rinascita della societ¨¤. Una societ¨¤ di cui oggi rimane solo uno stadio da 5.000 posti. Su quel campo Icardi ¨¨ diventato un calciatore: accanto a lui c’era Sebas Su¨¢rez Matas, l’amico di una vita. Ed ¨¨ proprio Sebas a guidarci attorno al vecchio impianto. Anche lui ¨¨ nato nel 1993, ma ora ha appeso gli scarpini al chiodo: studia all’Universit¨¤ di Las Palmas e si ¨¨ lasciato alle spalle le utopie calcistiche: "Solamente uno di noi ce l’ha fatta nel calcio: Mauro. Tutti gli altri fanno lavori normali o studiano".
l'amico —
L’amico Sebas ha portato con s¨¦ una maglietta nerazzurra con una dedica dell’amico e la esibisce con un sorriso autentico e un po’impacciato. "Quando io e Mauro ci siamo incontrati per la prima volta, ancora prima di presentarmi, gli ho detto: “Tu sai giocare a calcio”. Lui mi ha risposto in maniera molto tranquilla. Poi, oltre che nella stessa squadra, siamo finiti nella stessa classe. Ricordo di averlo invitato subito a casa mia.
Abbiamo giocato a calcio, poi con la “play”e da quel momento non ci siamo mai separati". Il legame tra i due si ¨¨ fatto sempre pi¨´ forte, sia in campo che fuori: "Andavamo insieme dal barbiere: stesso taglio e stessa tinta, spesso bionda" aggiunge ridendo. "Prima di ogni partita Mauro si fermava a dormire da me: era una sorta di rito. E la nostra amicizia si vedeva anche quando giocavamo. Io ero un centrocampista offensivo e lui mi cercava sempre perch¨¦ sapeva che potevo metterlo nelle condizioni di segnare" scherza Sebas. Nonostante il successo di Icardi, le cose sono ancora cos¨¬: "La scorsa estate, senza che mi dicesse nulla, me lo sono trovato in casa. Quando torna sull’isola, non devo mai andare a cercarlo o scrivergli: la prima cosa che fa ¨¨ venire a trovarmi".
il campione —
La maglia nerazzurra che stringe con orgoglio tra le mani ha un significato particolare, non solo per la dedica che campeggia sul numero 9. "? incredibile perch¨¦ quando eravamo piccoli e passavamo le nostre giornate giocando con la PlayStation Mauro sceglieva sempre l’Inter. Ora ne ¨¨ il capitano". Lo stesso discorso vale per la nazionale argentina: "Appena arrivato qua, non faceva altro che parlare di Argentina: raccontava di come fosse la vita laggi¨´, ma soprattutto del calcio e di Batistuta, il suo idolo". Ma il destino di Mauro era lontano dalle Canarie e Sebas ne era consapevole: "In ogni partita si vedeva che era differente. A Tenerife abbiamo partecipato a un torneo con squadre come Siviglia e Porto. E abbiamo vinto noi, una squadretta. Abbiamo vinto grazie a Mauro, che ha segnato in ogni partita. Contro l’Espanyol fece un gol dopo aver scartato cinque giocatori, mentre in finale mise la palla in rete con un pallonetto da fuori area. In tribuna c’erano gli osservatori del Barcellona…?. Eppure l’esordio prematuro e l’affermazione di Mauro tra i professionisti furono una sorpresa anche per Sebas: il gol nel derby della Lanterna, la doppietta alla Juve e l’esplosione definitiva con i quattro gol segnati al Pescara il 27 gennaio 2013. All’amico brillano gli occhi: "Era la prima volta che lo vedevo giocare dal vivo da professionista e lui fece quattro reti. Tutti i tifosi cantavano il suo nome: lo vedevo segnare e pensavo a quando da piccoli giocavamo insieme". "Se ¨¨ arrivato dove ¨¨ ora, significa che crescere qua, a Vecindario, in questa isola, a qualcosa ¨¨ servito" conclude Sebas. Perch¨¦ Gran Canaria ¨¨ sempre stata e continua a essere un crocevia di persone da tutto il mondo: uno snodo fondamentale per migranti, sognatori e...giocatori di pallone.
Davide Zanelli (per Sportweek)
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