L’ex nerazzurro, autore di un gran gol oltre 20 anni fa, commenta: “Alla squadra di Spalletti manca continuit¨¤. Ma per il terzo posto non ho dubbi, serve l’ultima spinta contro i giallorossi”
Youri Djorkaeff, 51 anni. Lapresse
Cinque gennaio 1997: quella rovesciata - che ancora oggi chiamarla “solo” cos¨¬ sembra riduttivo - capovolge l’inerzia di Inter-Roma, San Siro, l’immaginario dei tifosi nerazzurri e un po’ il mondo di Youri Djorkaeff. Che era gi¨¤ un mondo felice, allora come oggi: un po’ a Londra dove ha scelto di vivere e un po’ a Parigi dove lavora, da “ambasciatore” della Ligue 1, delegato anche a favorire investimenti stranieri nei club francesi. Racconta oggi l’ex nerazzurro: “Quel giorno avevo addosso cos¨¬ tanta fiducia che mi sembr¨° naturale andare fin lass¨´ per provarci. E se ci ripenso oggi, come prima cosa rivedo San Siro e poi mi risento addosso quella pazzesca sensazione di libert¨¤ che mi avevano dato i compagni, il club, i tifosi”. Qualche mese dopo, quasi con pudore, Massimo Moratti chiese a Djorkaeff di stampare la foto di quella rovesciata sulle tessere degli abbonamenti stagionali: “E io l’ho portata in tasca per anni, la usavo come passaporto... In verit¨¤ il presidente avrebbe voluto farne una statua da mettere fuori San Siro, ma lo stadio non ¨¨ di propriet¨¤ dell’Inter e non si poteva. Cosa potevo dirgli? Mi venne solo: ‘Pres, sono onorato’. Non immaginavo che pi¨´ di vent’anni dopo, incontrando tifosi nerazzurri e anche no, mi sarei sentito ancora chiedere di quel gesto. Ma sapevo gi¨¤ che quel gol in realt¨¤ non era mio, ma di tutti gli interisti. Per questo ho sempre detto che ¨¨ un po’ il simbolo dell’Inter: istinto e coraggio”.
Quello che serve oggi all’Inter per tornare in alto, in Italia e in Europa?
“Il coraggio, anzitutto: quello che ha avuto la Juve anni fa nel ripartire”.
In Europa no, ma in Italia le ¨¨ bastato per “uccidere” il campionato. Un po’ come in Francia, e lei lo sa bene , ¨¨ successo spesso al Psg.
“Il Psg ¨¨ la locomotiva del calcio francese come la Juve lo ¨¨ di quello italiano, ma due anni fa in Francia ha vinto il Monaco...”.
Altre differenze?
“Una, fondamentale: da noi tutti i club investono per avere settori giovanili forti, in Italia non vedo ancora questa cultura cos¨¬ radicata. Da tifoso dell’Inter, non vedo l’ora di vedere due tre giovani del vivaio diventare giocatori importanti per la prima squadra”.
Quanto vede lontana l’Inter dalla Juve?
“Oggi in Italia ¨¨ Juve contro tutti. Non ¨¨ lontana solo l’Inter, sono lontane tutte: questo ¨¨ il vero problema. Per¨° so e vedo che l’Inter sta cercando di ricreare un qualcosa di simile a quello che fu il regno di Mourinho. Quando Moratti ha venduto la maggioranza, un pezzo dell’Inter se ne and¨°: ¨¨ cambiato quasi tutto, ci vuole tempo”.
Per¨° 24 punti di distacco sono tanti.
“Non l’avrei mai detto: l’Inter che avevo visto nel girone di Champions mi faceva pensare ad altro. Ricordo la sorpresa della sera di Inter-Psv, ma se si razionalizza ¨¨ giusto dire che la faccia dell’Inter ¨¨ ancora quella: non ha la continuit¨¤ che serve. Anche se dietro i suoi sbalzi di rendimento c’¨¨ qualcosa che mi piace: qualit¨¤ nella quantit¨¤”.
Deluso dalla Roma?
“L’ho seguita meno, ma ho seguito da vicino Ranieri, uno che conosce bene il calcio e sa capirlo, quando era al Nantes, che fece cose buone solo quando c’era lui, anche se lo aiut¨° poco. Aveva una squadra molto “basica”, con poca qualit¨¤, ma cre¨° un gruppo unito, di ferro. Mi sembra che stia funzionando cos¨¬ anche alla Roma”.
La riportiamo al campionato della famosa rovesciata. Classifica finale: Juve campione, Ancelotti secondo (con il Parma) e Inter terza. Non c’¨¨ male come similitudini...
“E penso che l’Inter riuscir¨¤ ad arrivare terza anche quest’anno: vedo una squadra pronta per lo sprint finale e la partita con la Roma pu¨° essere l’ultima spinta”.
La sente cos¨¬ anche la Roma: quante chance le d¨¤ di arrivare in Champions con il quarto posto?
“No, qui non mi avventuro: vista la classifica dipende da troppe cose, dovrei conoscere meglio tutte le dinamiche del vostro campionato”.
Quell’anno alla Juve arriv¨° Zidane, quest’anno Cristiano Ronaldo.
“Ma Zidane arrivava dal Bordeaux: un grande talento, per¨° senza esperienza. Ronaldo ha gi¨¤ tutto, piace al mondo, e tutti i club italiani, non solo la Juve, sono finiti sotto la sua luce. Come quando Neymar arriv¨° al Psg: tutti guardarono di pi¨´ alla Ligue 1”.
L’Inter si rinforz¨° con Zamorano: pi¨´ simile a Lautaro Martinez che a Icardi, ¨¨ d’accordo?
“S¨¬, Bam Bam non era solo disposto a giocare per gli altri: ne aveva bisogno, come aveva bisogno di difendere, rincorrere gli avversari. Icardi ha bisogno soprattutto di fare gol, ¨¨ pi¨´ un centravanti che aspetta il gol. Pu¨° giocare anche da solo: Zamorano non ne era capace”.
Ha seguito la vicenda del “triangolo” Icardi-Wanda Nara-Inter?
“Un problema di comunicazione, anzitutto. E di alti e bassi nel rapporto fra giocatore e club: sa quanti ne ho visti fra Neymar e il Psg? Il problema ¨¨ pi¨´ complesso, non riguarda solo l’Inter ma il calcio com’¨¨ diventato oggi: i giocatori hanno pi¨´ potere e meno senso di appartenenza. Anche per colpa dei club, per¨°: io divido le responsabilit¨¤”.
Torniamo a Inter-Roma: ai tempi si diceva che Djorkaeff fosse un ?nove e mezzo? e qualcuno azzarda che lo sia anche Dzeko.
“Dzeko ¨¨ uno che “sente” il calcio e il gol: per me ¨¨ un nove e basta, poi ¨¨ chiaro che bisogna vedere con chi gioca”.
La chiamavano “snake”, serpente: chi ¨¨ il serpente di questa Inter?
“D’istinto verrebbe da dire Nainggolan, ma per certe cose lo trovo pi¨´ simile a Winter che a me. No, un Djorkaeff in questa Inter non lo vedo, ma non ¨¨ neanche cos¨¬ strano: ¨¨ un calcio troppo diverso, pi¨´ di vent’anni dopo. Per¨° se qualcuno mi fa rivedere una rovesciata come la mia, sono solo contento...”.
Andrea Elefante
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