Varese racconta il nuovo a.d. nerazzurro: "Dal campetto alla parrocchia, un galantuomo d'altri tempi. Studiava da manager gi¨¤ in chiesa"
Ma che cosa far¨¤ mai "il" Beppe chiuso a chiave nella stanza? Con un vecchio registratore Philips incide la sua voce. Racconta di terzini e centravanti, sogna rovesciate e scivolate: fa la radiocronaca di una partita immaginaria, lui che a 12 anni ha gi¨¤ le idee chiare su cosa lo aspetter¨¤ nella realt¨¤. Lui, Giuseppe Marotta, per tutti "il" Beppe qui tra le strade di Avigno che lo hanno tirato su. ? il quartiere di Varese a ridosso dell’Ossola: pi¨´ che uno stadio, una bussola per gli abitanti della zona. L’ombelico della carriera del nuovo a.d. nerazzurro, che da piccolo guardava al campo come all’Eldorado: una volta torn¨° in bici da scuola, entr¨° di soppiatto e supplic¨° Angelino, l’essere mitologico che custodiva gli spogliatoi, di poter lucidare le scarpe con lui. La scalata ¨¨ partita cos¨¬, da quella stanzetta in via Oriani 114 che trasmetteva "Tutto il Calcio minuto per minuto", passando per lo sgabuzzino del magazziniere dell’Ossola: ora Marotta ¨¨ il miglior manager europeo, a sentire i colleghi che l’hanno premiato a settembre.
Al corso da direttore sportivo: in terza fila si riconosce Luciano Moggi; una fila pi¨´ su, a destra, ecco Beppe Marotta
NIENTE CARNE —
I prati infiniti in cui usciva a giocare dopo la radiocronaca non esistono pi¨´: adesso c’¨¨ un grande supermercato con un bar, in cui se la ridono ancora gli amici di infanzia. Passa spesso da qua pure Salvatore, il fratello maggiore che vive in citt¨¤ e ha trasmesso in famiglia la venerazione per Rivera. Cinquanta anni fa si stup¨¬ nel vedere Beppe tornare bagnato fradicio dopo ore di lavoro al campo: "Tu adesso non lo capisci, ma io voglio restare in questo mondo. E ce la far¨°", si sent¨¬ rispondere. Come in ogni bar dello Stivale, anche ad Avigno juventini e interisti battibeccano pure sulle virgole: il loro Beppe, dopo aver trionfato a Torino, vuole ripetersi a Milano, e questo mescola i sentimenti. "Come facciamo a tifare contro di lui, un galantuomo d’altri tempi?", dice Candido Angeretti, ex macellaio con una passione infinita per la Juve. Quando gli insegnava il mestiere, non poteva immaginare che il ragazzino lo avrebbe ricambiato con sette scudetti. Una cosa, per¨°, la intuii subito: "Gli dissi: 'Questo non ¨¨ il tuo mestiere, pensa al pallone'", racconta ancora Angeretti.
IL TRUCCO DELLE FIGU —
Marotta ha esplorato ogni angolo di Varese, nel club ha ricoperto tutte le cariche immaginabili, da quelle del settore giovanile fino alla presidenza raggiunta a soli 26 anni. Un predestinato, abituato fin da piccolo a faticare dalle prime ore dell’alba: "Il sabato doveva servire messa alle 6.30, con don Ambrogio non erano ammessi ritardi", ricorda Renzo Guglielmi, miglior amico di infanzia. Abita ancora nel vecchio stabile dei Marotta, nell’appartamento al piano di sopra in cui la sera la comitiva dei chirichetti si riuniva per la briscola chiamata. Dopo la levataccia del sabato, poi, sul campo spelacchiato dell’oratorio, ecco l’atteso derby: Avigno di su contro Avigno di gi¨´. Marotta giocava con i settentrionali con una maglia numero 10: "Capiva il calcio come nessuno, diceva a tutti dove mettersi e cosa fare. Poi, a un certo punto, si fermava a centrocampo e imitava Sandro Ciotti", racconta Dario Isella, altro amico che lo accompagnava tra i raccattapalle del Varese. I ragazzi che giocano adesso sullo stesso campo non hanno certo uguale fantasia. Gi¨¤ da quando portava i calzoni corti, al Beppe riconoscevano una certa diplomazia, arte cara a chi opera nel calciomercato: "Metteva pace se scoppiava una piccola lite e trovava una soluzione". Ma nelle trattative ci vuole pur sempre ingegno, cos¨¬ meglio portarsi avanti da piccoli: "Chi tirava le figurine pi¨´ lontano vinceva il mazzo: a volte Marotta ne incollava una sull’altra per lanciarla pi¨´ in l¨¤…", lamenta Isella con leggerissimo ritardo.
MANAGER IN PARROCCHIA —
La borgata di Avigno nasceva negli anni Sessanta, cresceva assieme alle fabbriche attorno. Famiglie da tutta Italia atterravano a Varese per cogliere il brivido del boom e un prete, don Ambrogio, armonizzava le diverse anime: "Beppe era talmente legato al parroco che, tre anni fa, nonostante gli impegni alla Juve, non ¨¨ voluto mancare ai funerali", ricordano tutti. Tra l’altro, in parrocchia, Marotta studiava pure da manager: dal cineforum alla consegna di Famiglia Cristiana, la vita della chiesa passava dalla sua regia. Nel mentre, studiava al liceo Classico e fra i compagni di scuola c’era Bruno Arena dei Fichi d’India e Roberto Maroni. Ai tempi, per le commissioni del Varese Calcio, serviva per¨° un piccolo aiuto: "Non aveva la patente, lo portavo in giro con il mio furgone — racconta il macellaio —. Una volta, era l’ultimo dell’anno, mi chiese: 'Mi accompagni alla villa?'. E lo portai l¨¬, nella villa in via De Cristoforis, in cui la squadra era in ritiro: pure per le feste lavorava…". Quando Marotta super¨° gli esami di guida, Angeretti aveva pi¨´ tempo per la sua bottega: "Ma il mio Beppe veniva comunque tre volte al giorno a salutarmi e mi raccontava tutto in anteprima. Mi ha portato tanti clienti: uno su tutti, Eugenio Fascetti".
MA TU CHE NE PENSI? —
Guido Borghi, primo presidente e figlio di Giovanni, storico titolare della Ignis, ha parte del merito in tanto successo: "Beppe giocava con noi a calcetto, ma era un genietto della gestione e a 19 anni gli diedi in mano tutto il settore giovanile: era all’avanguardia anche sull’alimentazione dei calciatori. Mio padre vedeva le partite vicino agli spogliatoi e lui era l’unico ammesso sulla sua panca in legno". Una volta, ai tempi del presidente Mario Colantuoni, Marotta spiazz¨° l’amico Angeretti: "Ho venduto al Bologna Franco Baldini…". S¨¬, l’ex d.g. della Roma. Un’altra, invece, raccont¨° di una delle prime acrobazie: Ennio Mastalli ceduto due volte, di mattina all’Avellino di Sibilia e la sera al Catania di Massimino. Il primo acquisto in curriculum, per¨°, ¨¨ un portiere della Pattese, D siciliana: Michelangelo Rampulla, anno 1980. Esord¨¬ contro il Milan retrocesso in B e tutti capirono che il d.s. aveva azzeccato. L’ultimo colpo lo conosce il mondo intero ed ¨¨ stato nascosto pure agli amici di Avigno. Anzi no. "Tu che ne pensi di Ronaldo?", disse a sorpresa Marotta al macellaio juventino, nel bel mezzo di un pranzo a inizio estate.
Filippo Conticello
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