L’Inter non sfonda il muro Shakhtar: con lo 0-0 ¨¨ fuori dall’Europa
Altro che paura del biscotto altrui, l’Inter doveva temere solo se stessa e con se stessa dovr¨¤ prendersela. Ancora e ancora. Per il terzo anno di fila, con il destino tra le proprie mani, butta via la qualificazione europea. Lo 0-0 con lo Shakhtar, una ferita sanguinosa per il resto della stagione, non significa neanche Europa League: da adesso Antonio Conte a met¨¤ settimana vedr¨¤ gli altri giocare. Quali saranno le conseguenze per la sua squadra che sembrava aver trovato una dimensione ¨¨ tutto da verificare, ma nella gara decisiva ¨¨ emerso un tremendo deficit di personalit¨¤ nerazzurra. L’Inter sbatte su uno Shakhtar ordinato, come immunizzato da quella cinquina in Europa League: come all’andata, la squadra riesce a non prendere un gol di fronte agli attacchi (confusi) dei rivali.
PRIMO TEMPO
¡ªI primi minuti sono la conferma del perch¨¦ Conte e l’Inter si siano tanto affannati per recuperare Nicol¨° Barella: il mediano ¨¨ troppo importante, troppo disequilibrante. Altro che caviglia gonfia, gioca con il solito ardore, forse con qualcosa di pi¨´. E’ una puntura alle spalle degli attenti ucraini, che difendono a cinque ma non prendono mai gli inserimenti del numero 23 sulla destra. Da uno di questi guizzi, cade la prima clamorosa occasione del match: al 7’ Lautaro fa un buco sulla traversa dopo un velo di Lukaku su ennesimo cross barelliano. La girata ruba gli occhi e resta il pi¨´ grande rimpianto della serata perch¨¦, man mano che passano i minuti, la partita si fa pi¨´ complessa e scivolosa. Lo Shakhtar, noto per il suo gioco sbarazzino e dal sapor brasiliano grazie a talenti come Marlos e Taison, sembra aver rinunciato alla propria natura e si accontenta di finire in Europa League: ¨¨ cos¨¬ tanto il terrore degli attaccanti di Conte che gli ucraini serrano sempre le fila, aspettano con una difesa strettissima e impostano il match sulle ripartenze (nel primo tempo Handanovic sporca i guanti solo su un tiro dalla distanza di Dodo). Non ¨¨ lo spartito su cui l’Inter di Conte suona meglio e si vede: in campo la squadra riversa tutto il cuore del mondo, tutta l’energia di cui ¨¨ in possesso, ma sfondare non ¨¨ cos¨¬ agevole, nonostante le buone notizie in arrivo da Madrid. Hakimi ¨¨ un esempio: senza avere campo davanti diventa molto pi¨´ prevedibile. Comunque tutti i pericoli del primo tempo arrivano da destra e non sar¨¤ certo un caso.
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SECONDO TEMPO
¡ªNonostante il Real Madrid non abbia lontanamente addentato nessun dolce, anche nella ripresa l’Inter sembra impaurita. Dovrebbe giocare con la mente sgombra e, invece, si avverte l’angoscia mentre il tempo scorre. Cos¨¬, a furia di non sbloccarla, rivivono i demoni delle scorse stagioni. Di fronte a questo stallo alla messicana, le palle da fermo sono acqua nel deserto: al 52’ Lukaku fa valere tutti i suoi chili e i centimetri svettando dopo una punizione laterale ma il portiere Trubin fa un miracolo. Man mano che passano i minuti, la fatica si sente e spesso ¨¨ Bastoni a sganciarsi per traghettare la palla pi¨´ velocemente davanti. Da un cross dalla sinistra piove una occasione colossale sui piedi di Brozovic: tutto solo dal limite dell’aria pu¨° aggiustare il tiro ma la palla viene deviata fuori. Lo Shakhtar, da parte sua, aspetta solo l’attimo giusto per armare il contropiede e quando ci riesce sarebbe pure pericoloso (occasione di Kovalenko). Anzi, a met¨¤ della ripresa, quando l’Inter deve necessariamente tirare il fiato per il disperato rush finale, gli ucraini fanno vedere pezzi del proprio famoso palleggio. Solo al 68’ Conte si decide a cambiare qualcosa e Perisic, entrato al posto di Young, occupa la sinistra con velleit¨¤ pi¨´ offensive. Serve per¨° una scintilla, un pizzico di follia, e quella non pu¨° che darla Alexis Sanchez: entra a un quarto d’ora dalla fine per Gagliardini. A questo cambio, tardivo, si aggiungono gli ingressi di Darmian, D’Ambrosio e perfino Eriksen. Su un colpo di testa di Sanchez che sarebbe entrato c’¨¨ Lukaku (in fuorigioco) che ribatte: l’ennesima beffa, la fotografia di una serata e di una Coppa. Nella baraonda finale, con Handanovic a centro area, gli ucraini perdono minuti su minuti rotolandosi a terra e l’Europa dell’Inter finisce l¨¬.
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