Quando faceva gol, esultava mimando una fucilata indirizzata all'orizzonte, e per questo gesto lo chiamavano il Cecchino Olandese. Ma in realt¨¤, Andy Van der Meyde, quell'arma immaginaria, la stava puntando contro di s¨¦. Talento purissimo, un'ala destra come non se vedevano da anni sui campi di calcio, eppure incostante, insicuro, sempre prigioniero dei suoi fantasmi e delle sue paure, incapace di vivere dentro i binari della normalit¨¤. In Italia gioc¨° per due anni, dal 2003 al 2005, con la maglia dell'Inter: non incant¨°, pur mostrando ottime qualit¨¤. Aveva ventisei anni quando se ne and¨°, in cerca di un'esistenza che, pur mantenendo inalterato il tenore di vita (piuttosto alto), gli desse la serenit¨¤. Pens¨° di trovarla a Liverpool, sponda Everton. E invece fu il suo inferno. Cos¨¬, a ventinove anni, questo campioncino cresciuto alla scuola Ajax assieme a Sneijder e Ibrahimovic, Chivu e Litmanen, disse basta con il pallone e prov¨° a ricostruire se stesso dopo aver attraversato tutto il dolore possibile.?
maledetti
Droga, donne e uno zoo: storia di Van der Meyde, il cecchino tornato dall'inferno
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