il commento
L'egoismo delle big e la Serie A a 20 squadre per il bene di tutti
Sedici a quattro: la Lega di Serie A non ¨¨ affatto spaccata. Non stavolta, almeno. In un momento decisivo per le sorti del calcio italiano, i venti club del nostro campionato principale votano quasi tutti dalla stessa parte e hanno quasi tutti le medesime idee. Idee che spiegano nel dettaglio in un documento lungo ventisei pagine e ricco di proposte, richieste, suggerimenti rivolti un po¡¯ a tutti gli interlocutori, dal Governo alla Federcalcio fino a Fifa e Uefa. Un autentico piano di intervento per risollevare le sorti del nostro sport pi¨´ popolare, dal quale dovrebbe partire il dibattito sulle riforme: chi, se non la Lega che in Italia sostiene economicamente non solo il calcio ma tutte le discipline sportive, ha il diritto-dovere di essere il punto di riferimento, la guida verso il cambiamento? Sedici a quattro: una maggioranza schiacciante ha tracciato la strada decidendo la linea della Lega di Serie A.?
lega scavalcata
¡ª ?Poi c¡¯¨¨ ovviamente da riflettere sul fatto che le quattro sconfitte siano le tre grandi (Inter, Juve e Milan) pi¨´ un club che aspira a diventarlo (la Roma). I dirigenti di queste squadre si sono chiusi nella stanza del presidente federale Gravina e gli hanno detto, in soldoni: noi siamo favorevoli alla riduzione della Serie A, portiamola a diciotto squadre; se vuoi modificare in questo modo il campionato hai il nostro sostegno, per riuscire nell¡¯intento siamo pronti anche a rinunciare al diritto di veto. Non hanno dibattuto all¡¯interno della Lega di cui fanno parte, hanno provato a scavalcarla guardando esclusivamente ai loro interessi, che sono quelli di giocare meno partite in Italia perch¨¦ sono aumentate le gare a livello internazionale e dalla prossima stagione cresceranno ancora con la nascita del Mondiale per club. Riduciamo gli impegni in patria, cos¨¬ avremo pi¨´ energie per giocare all¡¯estero, questo il progetto.?
nessuna prospettiva
¡ª ?E chi se ne importa se due citt¨¤ resteranno senza grande calcio, se l¡¯offerta da proporre alle tv diminuir¨¤, se la Serie B avr¨¤ una promozione in meno (anzi mezza, perch¨¦ la terza classificata dovrebbe presumibilmente spareggiare con la terzultima della A) e perder¨¤ il fascino dei playoff (impensabile organizzare un lungo playoff al termine del quale la vincitrice debba ancora giocarsi la promozione in un¡¯ulteriore sfida con una squadra di A). Senza contare che i principali campionati del mondo, Premier e Liga, vanno avanti serenamente con venti squadre, e anzi gli inglesi hanno una coppa nazionale in pi¨´ rispetto a noi. Non solo: l¨¤, nel Paese che ha conquistato tre delle ultime cinque Champions, le grandi entrano in competizione nelle coppe molto prima rispetto a quanto accade alle migliori otto della Serie A, che si affacciano in Coppa Italia solo negli ottavi di finale e hanno anche la garanzia di non confrontarsi subito tra di loro (a gennaio abbiamo invece assistito, ad esempio, a un Arsenal-Liverpool valido per i trentaduesimi di FaCup).?
troppi pro
¡ª ?Semmai bisogna intervenire, questo s¨¬, sul numero delle squadre professionistiche, riducendo drasticamente quelle che partecipano alla Serie C. Sapete che nessuno ha cento club pro come l¡¯Italia, che la Spagna ne ha 42, la Francia 40, la Germania 36? E l¡¯Inghilterra, che arriva a 92, lo fa soltanto perch¨¦ ha un quarto livello professionistico: nei primi tre, si ferma a 68. Il criterio che ha ispirato Inter e Juve, Milan e Roma in questo frangente non ¨¨ molto diverso da quello che ha guidato i dodici club fondatori della Superlega: pensiamo a noi, ai nostri interessi, fregandocene del bene comune. Senza considerare che quegli interessi ¨C gli interessi delle grandi ¨C non possono fare a meno della partecipazione di chi non ¨¨ altrettanto grande, ma interviene nella stessa competizione consegnandole fascino, entusiasmo popolare, incertezza e, di conseguenza, denaro. Questo non ¨¨ stato un tentativo di golpe notturno come la clamorosa messinscena del 19 aprile 2021, ci mancherebbe; del resto quanto accaduto allora qualcosa dovrebbe avere insegnato. Oggi ¨C ci auguriamo ¨C nessuno crede davvero che si possa riproporre con successo l¡¯idea della Superlega, avversata non solo dai tifosi, dalle Federazioni e dalla quasi totalit¨¤ delle societ¨¤, ma addirittura dai governi europei, nonostante il teorico via libera arrivato dalla Corte di giustizia dell¡¯Unione europea. Ma la mossa di Inter, Juve, Milan e Roma ¨¨ stata comunque un errore. E la Lega l¡¯ha bocciata: sedici a quattro.
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