Con Juve-Milan semifinale di Coppa Italia (venerd¨¬ 12 alle ore 21) riprende lo sport di alto livello in Italia. A muoversi toccher¨¤ poi alla Formula 1, il 5 luglio a Zeltweg (Austria). A fine luglio, il 29, riecco la Nba. In quel mese dovrebbe ripartire anche il tennis, ma al momento non ci sono certezze. Il 1¡ã agosto, con le Strade Bianche, riprender¨¤ anche la stagione ciclistica. Ma in quali condizioni atletiche si presenteranno gli atleti? Il Covid pu¨° avere lasciato conseguenze fisiche tali da limitare le prestazioni in atleti di alto livello?
l'inchiesta
Covid e atleti top: attenti alle conseguenze, la stanchezza si far¨¤ sentire
Alla vigilia della ritorno del grande sport, tre luminari, Giovanni Tredici (capo equipe medica del Giro), Sergio Harari (pneumologo) e Marco Capretti (cardiologo) analizzano le possibili conseguenze del virus sulla prestazione
Le premesse
¡ªPrima di addentrarci nella discussione bisogna fare alcune distinzioni. Lo sforzo di un ciclista ¨¨ diverso per esempio da quello di un tennista, di un pallavolista o di un calciatore. Ma anche all’interno dello stesso sport, pensate per esempio al calcio, portiere e giocatori di movimento la differenza pi¨´ macroscopica, le richieste fisiologiche sono differenti. C’¨¨ anche la variabile “malattia”. Sempre per fare degli esempi, lo juventino Dybala ha contratto il virus senza finire in ospedale mentre Fernando Gaviria, ciclista colombiano, a febbraio s’¨¨ trovato richiuso diverso settimane in un ospedale emiratino. “La risposta alla malattia ¨¨ come sempre soggettiva perch¨¦ l’agente patogeno crea in ogni individuo una risposta diversa. Gli esiti sono sempre quindi differenti”, spiega Giovanni Tredici, capo dell’Equipe medica del Giro e professore ordinario di anatomia umana presso l’Universit¨¤ di Milano Bicocca.
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“La maggior parte degli infetti, circa il 70%, sono asintomatici, quindi non sanno di avere contratto la malattia. Ci sono poi i sintomatici con sintomi che vanno dalla perdita dell’olfatto alla febbricola, con o senza tosse, per arrivare alla febbre elevata con insufficienza respiratoria, con probabilit¨¤ di guarigione strettamente legata alla tempestivit¨¤ della diagnosi e ai sussidi terapeutici messi in atto”, spiega Sergio Harari, pneumologo, responsabile clinico nel Gruppo MultiMedica dell’emergenza Covid.
“Non esiste letteratura scientifica, se per letteratura si intendono studi supportati da numeri e da valutazioni comparative validabili, che possa dare indicazioni su come pu¨° reagire alla ripresa dell’attivit¨¤ agonistica il fisico di un atleta colpito da covid-19 - spiega Marco Capretti ex rugbista e ora responsabile del reparto di cardiologia del San Camillo, a Brescia -. Troppo poco si sa degli effetti di questo coronavirus che stiamo affrontando da 6 mesi, impensabile pensare di avere dati certi sui fisici di atleti top. Sappiamo degli effetti comuni quale l’intestiziopatia polmonare o l’embolia; i meno comuni come le aritmie cardiache e gli ictus che si sono registrati in questi pazienti. Sappiamo anche che pi¨´ il fisico ¨¨ debilitato da patologie croniche o da stress e peggiore ¨¨ la prognosi. Ed ¨¨ noto come le difese immunitarie si abbassano significativamente dopo sforzi o stress intensi e prolungati”. E sulla mancanza attuale di letteratura scientifica concordano sia Harari, sia Tredici.
Conseguenze transitorie
¡ª“Tutti gli sport che richiedono sforzi prolungati aerobici come ciclismo, podismo, sci di fondo… e anche quelli che richiedono sforzi per tempi prolungati anche se non continui come rugby, calcio, tennis… - prosegue Capretti - devono tener presente il possibile abbassamento delle difese immunitarie sia per atleti che hanno gi¨¤ avuto il coronavirus sia per tutti gli altri che scendono in competizione quando il virus ¨¨ ancora presente. Durante uno sforzo intenso la respirazione ¨¨ forzata, l’aria arriva in tutti gli alveoli, in profondit¨¤ e quindi non possiamo escludere che l’inalazione di aria infetta arrivi pi¨´ in profondit¨¤ dando luogo a polmonite interstiziale profonda e quindi con prognosi pi¨´ impegnativa”. Sul tema “conseguenze”, Capretti ha idee chiare: “Sicuramente effetti ci sono perch¨¦ il fisico di un atleta di alto livello ¨¨ sottoposto a richieste prestazionali decisamente impegnative che richiedono attenta monitorizzazione medica gi¨¤ in condizione di perfetta salute. Per intenderci non ¨¨ il fisico di uno sportivo amatoriale che, come tutti sanno trae beneficio dall’attivit¨¤ sportiva non agonistica. Al contrario ¨¨ un fisico prestazionale dove maggiore ¨¨ il grado di prestazione cardio-polmonare richiesta maggiore ¨¨ lo stress e quindi la fragilit¨¤. Ecco perch¨¦ gli atleti che riprenderanno l’attivit¨¤ e che sono stati Covid+ avranno bisogno di maggior attenzione da parte dello staff medico. Sicuramente in questo periodo di ripresa dell’attivit¨¤ c’¨¨ la possibilit¨¤ di comparare i test cardio polmonari fatti ad inizio campionato con gli attuali e da qui trarre le prime indicazioni”. Il medico bresciano spiega anche cosa c’¨¨ alla base del suo ragionamento. “Il Covid ha come manifestazione principale un deficit respiratorio che trae origine prevalentemente dalla sofferenza del tessuto interstiziale dei polmoni, la struttura elastica che permette ai polmoni di espandersi per ricevere ossigeno, che pu¨° essere complicata dalla sofferenza del microcircolo arterioso infiammato dalla reazione immunitaria pu¨° portare a micro-embolismi”. Anche Harari ¨¨ sulla stessa linea: “Per i malati in forma conclamata, di qualsiasi grado, qualche strascico c’¨¨. I pi¨´ evidenti sono una profondo stanchezza e una maggiore affaticabilit¨¤ muscolare che possono essere anche molto persistenti. Condizione che potrebbe durare diverse settimane per avere una risoluzione completa. Ne consegue che sia la capacit¨¤ prestativa, sia quella di allenamento, potrebbero non essere quelle adeguate. Gli atleti di endurance sono quindi quelli che soffriranno di pi¨´”. “Dal buon senso e dalla storia delle altre malattie virali ¨¨ pensabile che anche il Covid possa lasciare per un periodo di tempo determinato, ma che pu¨° durare anche mesi, un maggiore senso di fatica", afferma Tredici.
L’aspetto psicologico
¡ªPer concludere c’¨¨ anche un aspetto, finora poco discusso, che Capretti sottolinea, quello psicologico: “Partiamo dal fatto che si ¨¨ trattato di una malattia pandemica che ha provocato migliaia di morti e che ha costretto a lunga quarantena e alla inattivit¨¤. Inattivit¨¤ che per un atleta diventa destabilizzante. Lo sportivo agonista ¨¨ sempre in lotta con se stesso per arrivare a dare il meglio. Quando scendi in campo il tuo fisico ¨¨ un mezzo per arrivare all’obiettivo vittoria. E sono cuore e polmoni che danno benzina alle gambe. Chi ¨¨ stato positivo non ha avuto l’influenza, ha avuto il coronavirus. Dovr¨¤ quindi ascoltarsi, rispettarsi, al limite fare un passo indietro. Lo stesso dovr¨¤ fare chi circonda questo mondo”.
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