Il Cagliari, la Supercoppa, Chinaglia e i Cosmos: quando il nostro calcio fa l'americano

L’idea di disputare una partita di Serie A negli Stati Uniti - come annunciato dal presidente della Lega Ezio Simonelli - ha ovviamente a che fare con 1) strategie di marketing e 2) ricerca di nuovi bacini geografici dove poter fare cassa (sia economica che sentimentale); ma in un certo senso va anche a ricucire l’intreccio di orditi e trame che da sempre - e parliamo di calcio - tiene uniti l’Italia e l’America. Calcio che da noi ha una nobilissima tradizione, solide basi culturali e radici che affondano in una passione secolare. Soccer che dall’altra parte dell’Oceano, invece, soffocato com’è da altre discipline - baseball, football americano e basket - più prettamente legate allo spirito americano, si è snodato tra (pochi) tentativi riusciti, svariate velleità silenziate e un bel po’ di fallimenti certificati. Non stupisca perciò che già alla fine degli anni 60 si tentò di “esportare” il prodotto calcio-italiano negli Stati Uniti.