Amava Sivori, tifava Juve, ma a 16 anni and¨° in prova al Torino, entr¨° al Filadelfia e gli venne il groppo in gola: "L¨¬ ho capito tutto della vita". Divenne granata per sempre
Una vita in direzione ostinata e contraria. Con i pensieri spettinati, l¡¯ironia a far da baionetta, il cinismo a mo¡¯ di armatura per quella timidezza scontrosa che gli ha segnato la vita. Se n¡¯¨¨ andato il Cyrano del calcio italiano, colui che cantava fuori dal coro e che per anni - da calciatore, allenatore, quindi commentatore - ha infilato la penna ben dentro al nostro conformismo. Aldo Agroppi aveva ottant¡¯anni, il profilo da mastro Geppetto. Non ¨¨ mai appartenuto a nessuno, se non a s¨¦ stesso. Era sincero fino alla ruvidezza, di un¡¯intelligenza vivida e rara, scomodo un po¡¯ per posa e molto per convinzione, pessimista per naturale inclinazione e perch¨¦ cos¨¬ va, quando acquattato nell¡¯ombra di ogni pensiero vi abita il male di vivere.
dall'altra parte
¡ª ?A dodici anni voleva essere Sivori. Andava in giro coi calzettoni arrotolati alla caviglia, alla cacaiola, come l¡¯argentino. Cercava di imitarlo, per¨° - come chiunque scimmiotti un altro per troppo amore - si sentiva ridicolo. Teneva per la Juve, ¡°sivoriano¡±, come molti ragazzi della sua generazione. A sedici anni and¨° in prova al Toro, entr¨° al Filadelfia e gli venne il groppo in gola. Dir¨¤ pi¨´ avanti negli anni: ¡°L¨¬ ho capito tutto della vita¡±. Aveva capito da che parte stare. Dall¡¯altra. Toro, senza pi¨´ sfumature. Nato povero a Piombino, classe 1944, figlio di genitori separati, il babbo in fabbrica, la mamma cuoca alla Rinascente di Milano, dove ha vissuto da bimbo, quando in famiglia aveva un soprannome buffo, se si pensa a quello che poi ¨¨ diventato: Placido lo chiamavano.
mediano da combattimento
¡ª ?A quarantun anni fu felice di quella felicit¨¤ che ti inchioda per sempre alla nostalgia: Fiorentina-Juventus 2-0, aprile 1986, lui allenava i viola, entr¨° in campo con le braccia alzate, aveva gli occhi rossi e la pelle d¡¯oca. Mai pi¨´ tornato, un giorno cos¨¬. Amava Elvis Presley. Diceva che ¡°la sua voce ¨¨ pi¨´ dolce di una preghiera. La sua canzone preferita: ¡°Are you lonesome tonight¡±. A un certo punto fa cos¨¬: ¡°Ti ricordi di un giorno pi¨´ bello e pieno di sole? Quando ti baciai e ti chiamai amore mio?¡±. Ha raccontato di aver vissuto la sua giovent¨´ ¡°tra gioie negate e desideri respinti¡±. La vita non ¨¨ mai stata gentile con lui. A 23 anni perse suo fratello Nilio. Uno dei suoi figli si chiama cos¨¬, l¡¯altra ¨¨ Barbara. Nel 1967 spos¨° Nadia, la compagna di una vita. Era gi¨¤ calciatore professionista, giocava a Potenza, in Serie B. Mediano da combattimento. L¡¯anno prima era a Terni, in Serie C; l¡¯anno dopo al Torino, in A. Gli otto anni in granata (1967-1975) sono stati i pi¨´ significativi della sua carriera. 212 partite ufficiali, 15 reti, l¡¯esordio - nel 1972 - con la nazionale maggiore, a Bucarest, in amichevole contro la Romania: 3-3, doppietta di Prati, poi Causio, allenatore Valcareggi, a centrocampo Agroppi con il 4, Mazzola con l¡¯8, Capello con il 10. Sono 5 le sue presenze in azzurro, l¡¯ultima a Napoli contro la Turchia nel gennaio del 1973, cinque mesi dopo l¡¯esordio. Con il Toro ha perso uno scudetto. ¡°Mi ¨¨ stato scippato¡±, ha ripetuto per anni.
? successo nel 1972, quando durante un Sampdoria-Torino l¡¯arbitro Barbaresco di Cormons gli annull¨° un gol. Cio¨¨: prima lo assegn¨° indicando il centrocampo, poi - consultandosi con il guardalinee Cozzolino - fece retromarcia. Il pallone per¨° aveva oltrepassato la linea, Barbaresco lo battezz¨° altrove e ferm¨° la corsa del Toro verso lo scudetto. Anni dopo Barbaresco disse: ¡°Avevano ragione quelli del Toro, le immagini sono l¨¬ a dimostrarlo¡±. Quel giorno nacque l¡¯antipatia di Agroppi per Marcello Lippi. Toscano anche lui, ma di Viareggio. Lippi giocava nella Sampdoria. Quella domenica del 1972 litigarono, secondo Agroppi, Lippi neg¨° l¡¯evidenza. Se l¡¯¨¨ sempre tenuto legato al dito, quel torto subito. Lo scudetto non lo vinse mai, si accontent¨° di due Coppe Italia. A quei tempi lo chiamavano ¡°Cotenna¡±, che ¨¨ la pelle setolosa del maiale: era smilzo, ma duro. Il suo pi¨´ grande rimpianto: quando il Toro festeggi¨° lo scudetto - 1975-76 - giocava nel Perugia, l¡¯ultima squadra della sua carriera prima di diventare allenatore.
entusiasmi e turbolenze
¡ª ?Cominci¨° con i ragazzi della Primavera del Perugia. A Coverciano fece il corso con Mondonico, Zeman, Pace, il babbo di Materazzi. Prima squadra vera: il Pescara, in B. Prima gioia: la promozione in A con il Pisa di Romeo Anconetani, anno di grazia 1982. Agroppi aveva 38 anni, veniva considerato il migliore tra gli emergenti. Con Anconetani furono burrasche, ma anche carezze. Una volta Agroppi vide un giaccone di marca, era di Missoni, nella vetrina di un negozio. Costava troppo, lasci¨° perdere. Anconetani lo venne a sapere, lo compr¨°, glielo fece recapitare in albergo. Gli anni 80 di Agroppi sono stati un lampo, di entusiasmi e turbolenze. A Padova lasci¨° la panchina dopo tre mesi. Disse: depressione. Fu uno dei primi, nel mondo del nostro calcio, ad ammettere la fatica di vivere. A quarant¡¯anni appena compiuti era sulla panchina della Fiorentina. Stagione 1985-86: arriv¨° al quarto posto, qualificato in Coppa Uefa. Era la Viola di Galli e Passarella, Oriali e Battistini, Berti e Onorati, Massaro e Monelli. Ebbe contrasti con Antognoni, sub¨¬ la contestazione degli ultras, che un giorno lo aggredirono. Quando lasci¨°, dopo un solo anno, Firenze, cominci¨° il suo declino.?
Qualche mese a Como, una manciata ad Ascoli. A Como ebbe a che fare con l¡¯argentino Borghi, il ninnolo voluto da Berlusconi, rifiutato da Sacchi al Milan (meglio Rijkaard, su) e parcheggiato sul lago. Non lo faceva mai giocare, Berlusconi gli telefonava per convincerlo a provarlo. Ad un certo punto il Como lo esoner¨°: che strano. Ad Ascoli un giorno un cronista gli chiese: ¡°Agroppi, ma riesce a salvarla questa squadra?¡±. E lui di rimando: ¡°Sono nato a Piombino, non a Betlemme¡±. A quel punto, tre anni di stop, un ritorno fugace alla Fiorentina nel 1993: l¡¯ultima panchina ad aprile, poi la decisione di farsi da parte. Per anni ha fatto l¡¯opinionista in tiv¨´. Mai allineato, intuizioni e veleno per tutti. Detestava i calciatori con i tatuaggi, le treccine, gli orecchini. Il Toro ¨¨ stato la sua vita. In cantina, a casa, custodiva come il pi¨´ prezioso dei cimeli un pezzo della carlinga dell¡¯aereo che cadde a Superga. Ogni volta, a girarlo tra le mani, si commuoveva. La Juve l¡¯ha sempre considerata ¡°razza padrona¡±. Per questo ¡°batterla d¨¤ pi¨´ soddisfazione¡±: raccontava spesso di quel gol segnato nel derby del 1972, aveva fatto una scommessa con un amico - ¡°Segner¨° io il gol della vittoria¡± - vinse la scommessa, in palio c¡¯era una Bmw 3000.
la lettera a boniperti
¡ª ?La sera di Fiorentina-Juventus 2-0, s¨¬ la sera in cui fu davvero felice, il presidente della Juventus Giampiero Boniperti and¨° in tiv¨´ e disse che ¡°Agroppi ha esagerato, non si esulta cos¨¬¡±. Aldo torn¨° a casa, prese un foglio e una penna. E scrisse una lettera a Boniperti. Scrisse che Boniperti doveva capirlo e non c¡¯era niente di male: era un esordiente, stava vincendo contro la Juve, era felice. Il giorno dopo la sped¨¬. Era una lettera con ricevuta di ritorno. Boniperti non gli ha mai risposto. Ha detto una volta: ¡°Non amo il servilismo e per me non ¨¨ mai ora della frenata. Mi sono sempre attaccato alla verit¨¤ come a una cosa normale, dovuta, necessaria¡±. Non gli sono mai piaciuti gli intrallazzatori, gli incapaci, i ladroni, i troppo furbi, quelli che vendono fumo. L¡¯ha sempre detto, scrollando le spalle. Ha sempre tenuto la schiena dritta, anche quando il calcio l¡¯ha abbandonato. Aldo Agroppi ¨¨ stato un bellissimo legno storto, in una categoria dove si canta in coro per comodit¨¤ e opportunismo. Era fiero, viscerale, autentico. Ognuno deve scegliere da che parte stare, no? E allora, nei vostri ricordi, non cercatelo l¨¤ dove si mettono in fila i tanti, Agroppi Aldo da Piombino sta dall¡¯altra parte.
? RIPRODUZIONE RISERVATA