L'ex centrocampista di Napoli e Udinese alle Foxes nella stagione del trionfo con Ranieri ricorda Srivaddhanaprabha: "Port¨° allo stadio monaci buddhisti dalla Thailandia: venivano per benedirci prima delle grandi partite. Il presidente pensava quello fosse l’anno giusto"
Gokhan Inler in azione con la maglia del Leicester. Getty Images
Quello che di buono la gente di Leicester si porta dentro gliel’ha dato lui. Vichai Srivaddhanaprabha, il presidente del miracolo, un dispensatore di felicit¨¤ nel cuore dell’Inghilterra, l’uomo che le Foxes piangono dopo essere diventate grandi. A raccontarlo l’ex centrocampista di Napoli e Udinese G?khan Inler al King Power Stadium nella stagione 2015-16, quella del trionfo in Premier: "Sabato stavo guardando la gara col West Ham in televisione – spiega lo svizzero -. Quando ¨¨ arrivata la notizia dell’esplosione dell’elicottero del presidente, ho chiamato i miei ex compagni e i dirigenti. Un’ora dopo mi hanno confermato che a bordo c’era Srivaddhanaprabha. Sono rimasto senza parole". Inler, che oggi ¨¨ in testa al campionato turco con l’Istanbul Basaksehir, vide poco il campo nella stagione del miracolo, ma fu uno dei protagonisti silenziosi del titolo: "Lo sentivo mio al 100% - continua Inler -. Non eravamo grandi come le altre squadre, ma abbiamo scritto la storia. C’erano il gruppo, l’allenatore e il presidente giusto. Eravamo una famiglia".
Il post Instagram di Inler dedicato al presidente Srivaddhanaprabha
Che cosa ricorda del suo primo incontro con Srivaddhanaprabha?
"Fu divertente, era una persona sorridente e molto scherzosa. Se un giocatore aveva qualche problema, poteva sempre parlarne con lui oppure con suo figlio Aiyawatt, che gli faceva da vice. A Leicester mi accolsero con grande entusiasmo. L¨¬ tutti i giocatori si sentono a casa".
Lei per¨° con Ranieri trov¨° poco spazio.
"All’inizio non conosceva i giocatori e doveva capire su chi puntare. Mi giocai le mie chance, un giorno per¨° prov¨° Drinkwater e Kant¨¦ in mezzo al campo. Da l¨¬ in poi non perdemmo pi¨´ e and¨° avanti su quella strada. Ranieri ragiona cos¨¬. Ai tifosi piaceva la sua gestione, il suo modo di fare all'italiana. Per me fu difficile accettare la panchina, ma accettai quella scelta".
Ne aveva parlato col presidente?
"Srivaddhanaprabha mi diceva di stare tranquillo, era sempre positivo con me e con tutti. Ci trasmetteva tanta serenit¨¤ ed era un uomo di fede. Port¨° al King Power Stadium anche monaci buddisti dalla Thailandia. Venivano nello spogliatoio per benedirci prima delle grandi partite e spesso vincevamo. Ci davano energia positiva. Il presidente credeva che quello fosse l’anno giusto per vincere, ce lo ripeteva sempre dopo ogni partita".
Ricorda un discorso particolare del presidente?
"Quello alla cena di Natale, il suo volto era sorridente e positivo. Ci aveva detto che la squadra gli piaceva. Alla fine del girone d’andata nessuno avrebbe puntato su di noi. Non avevamo giocatori stellari come City, United, Chelsea, Arsenal... Lui era uno di famiglia ed ebbe il merito di farci sentire a casa. Per alzare una Premier deve essere tutto perfetto. Le vittorie in casa con Chelsea e Liverpool e quella sul campo del City lasciarono il segno. Da febbraio in poi qualcuno inizi¨° a scommettere su di noi, a pensare che l’impossibile fosse possibile. Ne vincevamo tante 1-0. Vincemmo il campionato con 10 punti di vantaggio sull’Arsenal, mica male".
Festeggiaste tutti insieme davanti alla tv a casa di Vardy...
"Anche i giocatori fuori rosa si sentivano parte di quel gruppo, nonostante fosse difficile stare fuori. Il Tottenham pareggi¨° col Chelsea 2-2 e vincemmo matematicamente. Fu una notte speciale. Leicester ¨¨ tranquilla, ma quella sera impazz¨¬. Il giorno dopo abbracciamo il presidente. Quella citt¨¤ per molti fino ad allora era solo un puntino sulla mappa geografica, il mondo ci ha scoperto grazie a quel successo. ? una storia difficile da riscrivere altrove".
Con la sua scomparsa che cosa resta del Leicester?
"Quel trionfo che tutti ci portiamo dentro. Resta ci¨° che 'il nostro boss', come lo chiamavamo, ha fatto per noi. Saremo sempre per tutti la squadra del miracolo. Suo figlio ¨¨ come lui, ha il suo stesso spirito. Conosce l’ambiente, sa tutto. Se la societ¨¤ finir¨¤ nelle sue mani, far¨¤ grandi cose. Il Leicester sar¨¤ sempre forte".
Simone Lo Giudice
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