Intervista al tecnico del club di Siviglia che stasera affronta i rossoneri in Europa League: "Non so mettermi dietro ad aspettare. Avremo le nostre occasioni, ma San Siro complica tutto"
Quique Setien. AFP
Quique Setien ¨¨ stato un giocatore talentuoso e si ¨¨ trasformato in un allenatore amante del bel calcio. Due cose hanno segnato la sua vita sportiva: il Mondiale di scacchi del 1972 tra Bobby Fischer e Boris Spassky, vissuto in tv a 14 anni, e affrontare da calciatore il Bar?a di Johann Cruijff, il Dream Team. "Davanti alla tv iniziai a capire il gioco degli scacchi, la sua essenza, esattamente come mi succeder¨¤ poi pi¨´ avanti nel calcio sfidando il Bar?a di Cruijff. Bobby Fischer e poi due anni dopo l’Olanda al Mondiale tedesco: da allora mi porto qualcosa dentro e al padel, a scacchi, a calcio io attacco sempre anche se so che magari m’infilano. Non so mettermi dietro ad aspettare. C’¨¨ un sentimento, una filosofia che mi spinge a prediligere l’offensiva e m’invita a giocare cos¨¬".Milan, Pasotto: "Gattuso scricchiola. Donadoni? E' un'idea..."
E perch¨¦?
"Perch¨¦ ¨¨ molto pi¨´ divertente. Perch¨¦ abbiamo un impegno morale nei confronti dello spettacolo. E perch¨¦ ¨¨ ci¨° che sento. Io ero un giocatore offensivo".
Che allenatori le piacciono?
"Il punto di riferimento ¨¨ Guardiola, che ¨¨ cresciuto alla scuola olandese: nel momento in cui in Liga appare il Bar?a di Cruijff e tu sei l¨¬ in campo, inizi a rincorrere la palla, vai da un avversario all’altro e quando arrivi questi l’ha gi¨¤ data a un compagno e passi 80 minuti correndole dietro senza toccarla, ti rendi conto che si pu¨° giocare in maniera diversa".
E oltre a Guardiola?
"Sarri mi piace, cos¨¬ come Klopp e Low, allenatori dai quali puoi prendere qualcosa".
E il Milan?
“Un’ottima squadra, con giocatori capaci di rompere l’equilibrio, gente di esperienza come Higuain, un centrocampo solido e interpreti privilegiati come Suso. Penso che stasera avremo le nostre opzioni ma per noi sar¨¤ una partita complicata anche dallo scenario che la ospita. Tanti dei miei ragazzi hanno poca o nulla esperienza internazionale, abbiamo sofferto in questo senso con l’Olympiacos, figuriamoci a San Siro. Ho 3 giocatori, Francis, Junior Firpo e Loren, che alle spalle hanno 25 partite di Liga”.
Lei cerca un calcio manovrato con interpreti ‘normali’, con tutto il rispetto.
“? chiaro che togli il calciatore dalla sua zona di comfort, ¨¨ cos¨¬ facile tirare un calcione e disfarsi della palla… I giocatori ti seguono se ti vedono convinto. Se hai le idee chiare ¨¨ molto facile trasmetterle, ¨¨ una questione di passione, di fede. Devi convincere il portiere o il difensore a giocare la palla e poi creargli attorno la situazione ideale perch¨¦ possa sentirsi sicuro. Io do per scontato che in un anno incasseremo 4-5 gol per un errore in una zona pericolosa ma il beneficio che traggo da questo tipo di gioco ¨¨ immensamente maggiore rispetto al pregiudizio che mi pu¨° causare”.
Per¨° il Betis quest’anno segna pochissimo (e prende pochi gol).
“Non finalizziamo, ¨¨ inspiegabile. Giochiamo molto meglio dello scorso anno, creiamo di pi¨´. Fino alla trequarti avversaria tutto bene, sotto porta molto meno. Ma non ¨¨ una questione di gioco, solo di realizzazione. Dietro con la difesa a 5 e l’introduzione di Marc Bartra abbiamo trovato un grandissimo equilibrio”.
Come vive il dibattito sul gioco della nazionale?Contro la Russia 1200 passaggi ed eliminazione ai rigori.
“La Spagna ¨¨ stata una squadra meravigliosa per 10 anni, con calciatori che avevano in testa un’idea, uno stile, una proposta molto chiara. Interpreti appropriati per giocare cos¨¬. Di fatto la nostra nazionale era una copia del Barcellona: calciatori che venivano da li portavano con se quell’idea: Xavi, Iniesta, Piqu¨¦, Busquets, Fabregas… Oggi vogliamo essere quella Spagna ma i calciatori che ci sono oggi non sono quelli che avevamo prima, l’idea che hanno alcuni di loro ¨¨ parecchio diversa da quella che aveva quella nazionale e la difficolt¨¤ che ha il ct se davvero vuole giocare come prima ¨¨ questa: trovare i calciatori adeguati per continuare a sviluppare l’idea che tanto ci ha dato. Io penso che qualsiasi sistema ¨¨ valido, qualsiasi forma di giocare, anche la pi¨´ difensiva, per¨° ci¨° che proponi lo devi saper fare bene e Spagna ultimamente non sempre l’ha fatto bene. La partita con l’Inghilterra ¨¨ solo l’ultimo esempio in questo senso”.
Il possesso pu¨° convertirsi in una trappola.
“Chiaro, si tiene palla ma si crea uno stallo perch¨¦ non si fanno le cose bene. Anche prima le squadre si chiudevano contro la Spagna ma la nazionale trovava soluzioni, oggi meno. C’¨¨ un problema di ordine in alcuni aspetti e poi Iniesta e Xavi sono difficili da sostituire, e lo stesso vale per Piqu¨¦. Se perdi calciatori che credono in un’idea e l’hanno interiorizzata, realizzare un certo tipo di gioco diventa difficile e l’idea crolla, vedi che in campo non ci sono buone connessioni e associazioni, si crea disequilibrio, sembra che ogni volta che gli avversari attaccano creino un pericolo vero, come con l’Inghilterra. Quel gioco va capito e va fatto bene: non ¨¨ che non valga lo stile che vogliamo proporre, ¨¨ che bisogna farlo bene. Questo ¨¨ il punto”.
Lei ha lanciato Fabian Ruiz.
“Quando arrivai il club non lo teneva in considerazione. Si sbagliavano, e insieme a Fabian l’abbiamo dimostrato. La sua progressione ¨¨ stata spettacolare ma avrei preferito che restasse con noi ancora un po’, qui per lui sarebbe stato pi¨´ facile continuare a crescere ma capisco che ¨¨ difficile dire di no a certe offerte. ? stato lo stesso con Ceballos: quando ha firmato col Madrid gli avevo consigliato di farsi lasciare in prestito da noi per poi arrivare in un club cos¨¬ grande pi¨´ preparato, con pi¨´ partite ed esperienza”.
Come si lotta contro l’uso esagerato di telefoni e reti sociali?
“? difficile, complicato. I ragazzi tendono a relazionarsi solo tra loro. Noi avevamo molto pi¨´ contatto col mondo esterno, oggi i giocatori hanno una visione molto limitata di ci¨° che esiste fuori del calcio. ? vero che non possono andare per strada, uscire tranquillamente, perch¨¦ tutti li fermano, vogliono una foto. Fanno fatica ad avere una vita sociale normale mentre noi s¨¬ che potevamo. Ora qualsiasi cosa fanno ha una ripercussione tremenda, non hanno pi¨´ la libert¨¤ che avevamo noi, si chiudono e il telefono ¨¨ diventato quasi l’unico mezzo per potersi relazionare con gli altri. La tendenza ¨¨ incredibilmente marcata, ed ¨¨ difficile da invertire. E il tema ¨¨ complesso: non so nemmeno se togliendo loro il telefono guadagno o perdo qualcosa. Io quando sono arrivato al Betis ho proibito l’uso del telefono in certi luoghi: lo spogliatoio, il lettino dei massaggi, la palestra, a tavola. Ed i giocatori erano l¨¬ con sti telefoni continuamente, di nascosto. Arrivavo, beccavo uno e lui lo nascondeva. E io gli dicevo che non ero n¨¦ un padre n¨¦ un poliziotto, che non ero venuto a fare la guardia. Una battaglia sfiancante che non volevo combattere. Io pretendo solo che si concentrino su certe cose. Vale lo stesso per il cibo: finito l’allenamento non so se a casa si mangiano una pizza o una barretta di cioccolata o altro. Cosa abbiamo fatto: a fine gara li obblighiamo a mangiare per togliergli al tentazione di farlo dopo. Sono come i nostri figli, devi stargli sempre dietro. Alcuni mi hanno seguito, altri no ma io non sono uno di quelli che gli sta dietro a martello tutto il giorno. Sono gi¨¤ grandi”.
Filippo Maria Ricci
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