Il tecnico olandese alla vigilia della sfida contro i nerazzurri: "Se guardassimo le statistiche e il passato delle olandesi, non dovremmo nemmeno cominciare a giocare, ma bisogna crederci e provarci"
Van Bommel. Ap
Dodici partite, non una di pi¨´. ? il curriculum complessivo di Mark van Bommel da capo allenatore: la sua carriera in panchina ¨¨ cominciata ufficialmente il 4 agosto, con la sconfitta ai rigori nella Supercoppa d’Olanda. In campionato le ha poi vinte tutte (7), prima aveva passato i preliminari di Champions col Bate: quel doppio incontro ¨¨ stata la sua “gavetta”. Van Bommel qui ad Eindhoven ¨¨ comunque un’istituzione, per arrivare alla sala stampa percorre un lungo corridoio tutto decorato con murales e foto di vari momenti della storia del club. In alcuni, c’era. In quelli futuri spera di esserci. Il passaggio in panchina ¨¨ stato favorito dall’avere come suocero Bert van Marwijk, che lo ha scelto come secondo con Arabia Saudita e Australia, ma la partenza, 0-4 di Barcellona a parte, ¨¨ stata convincente.
filosofia —
Nonostante in campo fosse un centrocampista che badava al sodo, da allenatore nella divisione fra “risultatisti” ed “esteti” starebbe coi secondi: “Cerchiamo di giocare ogni gara a nostro modo, come se fossimo sempre in casa. La sconfitta di Barcellona ¨¨ stata troppo dura nel risultato, prima della punizione di Messi stavamo andando bene, poi abbiamo concesso qualche gol di troppo. Non cambiamo la nostra filosofia a seconda della competizione o degli avversari: mi costa molto insegnare ai miei il nostro sistema, se lo cambi ogni volta magari puoi ottenere qualche risultato, ma a lungo termine non funziona”.
l'inter —
La gara di domani ¨¨ gi¨¤ cruciale per il futuro nel gruppo: “Ci sono sei partite, e sapevamo che sarebbe stato difficile. Se guardassimo le statistiche e il passato delle olandesi, non dovremmo nemmeno cominciare a giocare. Ma bisogna crederci e provarci. Abbiamo studiato l'Inter, l’importante ¨¨ non aver paura. Punti deboli dell’Inter? Non ve li dico”. Lo stadio, storicamente caldo, sar¨¤ un fattore: “Il pubblico ¨¨ sempre fedele e presente, anche nelle gare minori. Era cos¨¬ quando ero giocatore: ricordo il primo gol fatto sotto la Curva Est. Fu speciale. Lo ¨¨ ancora”. Degli avversari nerazzurri non si fida: “L’Inter e le altre grandi squadre italiane ti danno sempre l’impressione che stai giocando bene, che te la stai cavando, poi succede una cosa con cui ti colpiscono. Sono molti attenti ai dettagli e ti fregano. Di sicuro non c’¨¨ pi¨´ il catenaccio, oggi il calcio italiano si ¨¨ evoluto e le squadra giocano in modo pi¨´ aperto”. E su Spalletti: “Fa l’allenatore da ormai 25 anni, ma cambia spesso modo di giocare e non posso dire di conoscerlo benissimo. Ma di sicuro trasmette carattere”.
ricordi —
Per lui, col suo passato rossonero, ¨¨ una partita speciale: “Ho passato 18 mesi ottimi al Milan, sono stato bene e l’Inter era il mio rivale principale non solo in citt¨¤ ma anche in campionato. Sono bei ricordi, ma adesso ¨¨ una cosa tutta diversa. Ho mantenuto qualche contatto, ma sono passati sette anni, sono cambiate tante cose”. L’altro ricordo legato ai nerazzurri ¨¨ meno piacevole, per Mark. Finale di Madrid, 2010: “Era la mia seconda finale di Champions, quell’Inter aveva grandi nomi, noi non abbiamo avuto grandi chance, abbiamo giocato la peggior partita della stagione, con quel Bayern”. La finale quest’anno ¨¨ ancora a Madrid: esserci, per Van Bommel, ¨¨ ancora pi¨´ difficile che per l’Inter. Ma l’olandese sa gi¨¤ che per mantenere una speranza di andare avanti, il risultato possibile per il Psv ¨¨ uno solo.
Valerio Clari
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