Acquistato a peso d'oro dai bavaresi nel 2016, dopo un Europeo da protagonista. Scomparso dai radar di Ancelotti. Finito in prestito allo Swansea. Finch¨¦ ieri sera...
Renato Sanches, 21 anni. GETTY
Occorre un certo coraggio, per essere Renato Sanches. E una discreta pazienza, e un’enorme voglia di rivincita. Perch¨¦ se la vita ¨¨ un’infinita corsa incastrata tra cadute e risalite, la storia del centrocampista portoghese sembrava gi¨¤ abbandonata nell’angolo buio dove s’ammassano le grandi promesse mai mantenute. Del resto, si parla dei vent’anni. E i vent’anni sono il trampolino pi¨´ alto da cui puoi tuffarti: coefficiente di difficolt¨¤ infinito, come il rischio di cader male e di non rialzarsi pi¨´ se non sorretto da una personalit¨¤ fuori dal comune.
finta esplosione —
E Renato ne aveva da vendere, quel 30 giugno del 2016: era il quarto di finale degli Europei, il Portogallo giocava contro la Polonia e il mondo s’appropriava del suo talento. Cos¨¬ cristallino, cos¨¬ efficace. Fatto di strappi palla al piede, di un’esplosivit¨¤ dettata da un’aggressivit¨¤ fuori dal comune. Gambe e pensieri freschi. Quindi il guizzo: vero, unico, inconfondibile segnale di un qualcosa di davvero differente. In quel match arringa i compagni, scambia stretto con Nani, poi scarica un sinistro che fila dritto nell’angolo alla sinistra di Fabiański: sembra il bigliettino da visita perfetto di chi ha intenzione di partecipare da protagonista alla storia del calcio. E di lui s’innamora persino un duro come Rummenigge.
questione d’impatto —
Oltre quaranta milioni di buoni motivi per scarabocchiarsi il futuro di rosso: Sanches diventa il calciatore pi¨´ pagato della storia del Bayern Monaco, convinto che non ci possa essere ala pi¨´ protettiva di un cuore puro come Carlo Ancelotti. L’impatto? Un continuo decrescendo. Dalle prime da titolare, alle sempre pi¨´ frequenti panchine: saranno ben 18, a fine stagione. Il viso resta sempre quello di un ragazzo, l’espressione per¨° ¨¨ completamente diversa. “In allenamento, quando non c’era molta pressione era il giocatore migliore. Ma poi in partita vedevo quali decisioni prendeva. Tirava da 45 metri, ripeteva sempre gli stessi errori. Entr¨° in un circolo vizioso di decisioni sbagliate”, riveler¨¤ poi Clement, all’epoca vice allenatore dei bavaresi. Con quest’ultimo, Renato prova a risalire. Perch¨¦ dopo i flirt con Chelsea, PSG e anche qualche italiana, la telefonata in grado di convincerlo arriva proprio dall’ex collaboratore di Ancelotti, nel 2017 sulla panchina dello Swansea. Si aspettava altro, il portoghese. Ma sapeva di avere un’unica necessit¨¤: giocare.
in inghilterra —
Cercare un posto al sole in Inghilterra pu¨° sembrare un paradosso, ma in questo caso era semplicemente una speranza. Sono 12, i gettoni finali in Premier League. E il pi¨´ sinistro dei complici ¨¨ un problema alla coscia che lo relega fuori dai radar dall’inizio del 2018 fino al termine della scorsa annata. Una maledizione, che prosegue con il pi¨´ classico dei concorsi di colpa: “Deve tornare in Portogallo: ¨¨ un ragazzo e non ¨¨ pronto per il livello della Premier League”, gli tuona Carvahal, arrivato nel frattempo in Galles in sostituzione proprio di Clement. La goccia che fa traboccare il vaso ¨¨ la “linea di emojis” lanciata sui social proprio quando il club bianconero era ufficialmente retrocesso. Inutile aggiungere altro sulle reazioni dei tifosi.
il ritorno? —
All’ultimo appello per la sua carriera non si presenta nessuno: ci pensa il Benfica, qualche timido sondaggio in giro per l’Europa ma… ma ¨¨ un giocatore “rotto”, come sostengono in Inghilterra. E per quanto il Bayern cerchi di proporlo e di dargli il giusto margine (e ambiente) di crescita, non c’¨¨ un vero club che creda si possa risalire insieme. Nel frattempo Renato torna a Monaco, disfa le valigie e conosce Kovac. C’¨¨ un’aria diversa: gioca, si diverte, si assume responsabilit¨¤. Il destino vuole che nella prima europea, proprio contro il suo vecchio club, ci sia un posto disponibile in mezzo a mille infortuni. Occorreva un certo coraggio, per essere Renato Sanches. Soprattutto ieri sera. E la sorte l’ha ripagato di tutti i giorni bui con un gol e con una prestazione incredibile: pure al Da Luz, dove ha imparato a sognare. Per questo si scusa, alza le mani e finge di non avere gli occhi lucidi. Applausi scroscianti, cala il sipario. “Bastava aspettare”, ammicca Kovac. Che ora gli chiede lo sforzo pi¨´ grande di tutti: continuare a credere in se stesso.
Cristiano Corbo
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