I bavaresi non hanno preso bene il k.o. in Coppa di Germania che ha regalato il trofeo all'Eintracht, ma la netta superiorit¨¤ in campionato inizia ad annoiare i giocatori: da Boateng a Lewandowski e Alaba, molti sono pronti all'addio
Parole giuste, ma nel momento sbagliato. La Bundesliga ha un grave problema: non c'¨¨ emozione nella corsa al titolo. Il Bayern Monaco ha vinto gli ultimi 6 campionati in fila, conquistando esattamente 100 punti in pi¨´ delle varie seconde (il distacco fra l'altro aumenta se il calcolo viene fatto sulle singole squadre e non sulla seconda posizione). Ieri, prima della finale di Coppa di Germania, Karl-Heinz Rummenigge ha rimarcato proprio tale problema: “Quando vinci il campionato sei volte di fila con grande distacco, viene a mancare l'emozione. E il calcio ¨¨ emozione. Anche per noi sarebbe importante e positivo che la concorrenza si avvicinasse al nostro livello. Sarebbe importante che Dortmund, Schalke, Hoffenheim e Lipsia riuscissero a crescere sia in campo nazionale che in campo internazionale”. Parole giuste, ma nel momento sbagliato: ieri il Bayern ha perso 3-1 la finale della Coppa di Germania. Il trofeo se lo ¨¨ preso l'Eintracht, che non vinceva nulla da 30 anni (l'ultimo titolo era la Coppa di Germania del 1988).
polemiche —
Dopo un grande percorso (eliminati Lipsia, Dortmund e Leverkusen) i bavaresi ieri non hanno preso bene la sconfitta. Al 95', sul risultato di 2-1, c'era un rigore netto per fallo di Kevin-Prince Boateng su Javi Martinez. L'arbitro Zwayer, pur rivedendo le immagini alla Var, ha assegnato il calcio d'angolo, non il rigore. “Non sono solito commentare l'operato del direttore di gara – ha detto Heynckes, alla sua ultima da allenatore –, ma se si ha la possibilit¨¤ di usare la Var sarebbe anche importante prendere la decisione corretta”. Perfino Boateng, che ha vinto la coppa proprio nella sua Berlino (dove ¨¨ nato e cresciuto) ha ammesso fosse fallo: “Ero sicuro che avrebbe dato il rigore. Ci ¨¨ andata bene”. A fine partita in casa Bayern l'amarezza era tale che non si ¨¨ reso omaggio agli avversari. Al momento della consegna del trofeo di solito la squadra sconfitta applaude quella vincitrice. I giocatori del Bayern invece sono andati negli spogliatoi subito dopo aver ritirato la medaglia d'argento. Sono rimasti in campo solo Neuer, Starke e il direttore sportivo Salihamidzic. Heynckes e Hummels hanno provato a giustificarsi: "N¨¦ io n¨¦ i giocatori ci abbiamo pensato", ha detto il tecnico. “Il primo ha ritirato la medaglia e se ne ¨¨ andato e noi lo abbiamo seguito come gesto automatico, non ¨¨ mancanza di rispetto”, ha spiegato il difensore. Sar¨¤, ma la rabbia era tanta.
futuro —
La vittoria dell'Eintracht di ieri ha sorpreso e regalato quella magia tipica del calcio, ma il problema della monotonia in Germania non ¨¨ ancora risolto. C'¨¨ troppa differenza fra il Bayern e gli altri, al punto che molti dirigenti dei club tedeschi, a un sondaggio di Kicker, hanno detto che i bavaresi vinceranno il campionato da qui al 2025. Cos¨¬ ¨¨ noioso, ed ¨¨ per questo che in molti, in estate, potrebbero andarsene. Jerome Boateng, gi¨¤ un anno fa, aveva pensato all'addio, ora la riflessione sul futuro torna attuale: “Siamo arrivati al momento in cui ¨¨ giusto pensare a queste cose – ha ammesso –. Se dovessi andar via non dipenderebbe dal fatto che qui sto male, anzi, io qui ho davvero tutto”. In bilico anche Lewandowski, che in inverno ha cambiato procuratore: “Col mio vecchio agente non eravamo pi¨´ sempre d'accordo. Sono pi¨´ maturo, voglio raggiungere ancora pi¨´ cose”. La poca competizione non lo intriga pi¨´. Perfino il padre di Alaba ha ipotizzato che il figlio possa cambiare maglia: “Che il Real lo stia osservando ¨¨ risaputo”. Eppure, indipendentemente dagli addii, il Bayern pensa a crescere ancora. Rummenigge ha spiegato che sul mercato “non abbiamo limiti. Se vogliamo un giocatore che costa 80-90 milioni prima o poi dovremo comprarlo. Non so se faremo un acquisto cos¨¬ quest'anno o l'anno prossimo, ma faremo il salto”. Queste s¨¬ che sono parole giuste al momento giusto. Specie dopo una sconfitta.
Elmar Bergonzini
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