Subbuteo, un mito che torna
"Siamo i Beat tra i calciofili"

Non è mai tramontata la passione per il "calcio in punta di dita". Tanto che sono nati comitati e tornei. L'Italia, in tal senso, primeggia, viste le otto vittorie su dieci categorie al Mondiale. "Diversi, ma innamorati del calcio anni '70-'80, una grande passione", dice Enrico Guidi, consigliere della Federazione Italiana Sport Calcio da Tavolo

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MILANO, 30 novembre 2009 - Non cercateli in ambienti glamour, con schermi al plasma, collegati ai videogame. Più facile trovarli in un sobrio ritrovo di amici, con una maglia di Facchetti (magari firmata) appesa a un muro, un poster di Falcao, una videoteca di film anni Ottanta, uno scaffale di miniature. Al centro, un tavolo, forse due o tre, colore verde: è il totem, intorno al quale si riunisce una generazione di testardi che non è stata spazzata via dalle tv a pagamento e dai videogiochi. Una generazione in punta di dito: oltre 15.000 appassionati di calcio e di Subbuteo in tutta Italia. Ragazzi semplici, normali, ma forse speciali, che quando quel pallone sovradimensionato rispetto alle miniature rotola alle spalle del portiere, non si vergognano di urlare e abbracciarsi. Semplicemente: per un goal.

Maradona in versione Subbuteo

ai tempi di 90° — L’altro ieri, un fenomeno di massa; oggi, una nicchia per sopravvissuti. Subbuteo: una magia che non muore, nonostante tutto. Dal ‘94 c’è la Federazione Italiana Sport Calcio da Tavolo (l'evoluzione agonistica del vecchio gioco, con materiali e basi profondamente diverse rispetto al Subbuteo), con comitati in tutte le Regioni, e stanno arrivando le sezioni provinciali: in tutto il Paese gli appassionati sono 15mila, i club affiliati alla Fisct sono 70, i giocatori iscritti ai campionati un migliaio. Non mancano i collezionisti, ma è impossibile stabilire quanti ne siano. L'età media è 35 anni: ragazzi cresciuti ai tempi di 90°. “Già, con quel rito delle 18, e oggi rifiutiamo la logica del videogame”, spiega Enrico Guidi, consigliere nazionale della Fisct. “Il calcio prima e dopo Maradona è un’altra cosa – continua -. Ci sentiamo una beat generation dei calciofili: semplicemente diversi, innamorati delle vecchie divise, del calcio anni ’70-’80, di una grande passione”.

a rischio estinzione — Si gioca a tutte le età, e rigorosamente in tuta: “Uno sport autentico: dal 2010 chiederemo l’affiliazione al Coni”. I giovani stanno riscoprendo Subbuteo. “Nel 2003 è partito il progetto ‘Subbuteo nelle scuole’ per staccare i ragazzi dalle console: oggi la partecipazione dei ragazzini si è centuplicata”. Eppure Subbuteo ha rischiato l’estinzione. Negli anni ’90 l’azienda produttrice del gioco (la Subbuteo Sports Games) fu assorbita dalla statunitense Hasbro, che nel 2000 ne bloccò la produzione non considerandolo più competitivo con i videogiochi. Il gioco è sopravvissuto, in Italia, fino al 2003 grazie a una licenza concessa al distributore locale, la ditta Edilio Parodi, che aveva creato una nuova versione, chiamata Zëugo (gioco in genovese). Poi il marchio Subbuteo è ricomparso in Italia nel 2009, con una collana in edicola della Fabbri editori.

La Coppa Italia di Subbuteo

campioni del mondo — Si gioca da soli o in squadre. Ogni anno c’è il campionato del Mondo: nel 2009, la Nazionale azzurra (c.t. Marco Lamberti e Maurizio Cuzzocrea per i giovani) ha conquistando 8 titoli su 10 (per l’en-plein sono mancati l’Under 19 e il Femminile). Anche in Europa i nostri club sono i più forti: gli Eagles Napoli hanno vinto per il 5° anno di fila la Europa Cup. Il campionato italiano per club dal ‘07-’08 è composto da 4 divisioni nazionali: serie A, B, C e D (il livello d’ingresso). In A sono 10 le squadre che si affrontano per lo scudetto.

tra le pagine di un libro — La storia di Subbuteo, e dei suoi ragazzi, ha oltre 60 anni. Una storia raccontata da libri e romanzi, divenuti cult, come “Subbuteo, storia illustrata della nostalgia” (di Daniel Tatarsky, Isbn ed., 2007), e la sua utopia: “l’ipotesi che fosse possibile ‘subbuteizzare’ ogni evento del mondo reale”; come “Vite in punta di dito” (di Luca Ferrato, ed. Boogaloo Publishing, 2008), che raccoglie 11 racconti generazionali, per nostalgici, “il calcio in punta di dito era tecnica e poesia insieme, meno realismo di un videogame, certo: ma c’era l’anima dentro”; come “Panno verde”(di Stefano Beverini, ed. La Litotecnica Bologna, 1980), ormai introvabile, diario di un giocatore di talento degli anni Settanta, di una vita “sul panno”. In un garage, in un club, con gli amici, due squadre, una pizza, e una partita da vincere. Fischio: si gioca. Strofinate le mani.