Platini all’Onu: “Con CR7 Juve favorita Champions. Var, urgenti adeguamenti”
“Lo sport deve servire da ispirazione”, dice Michel Platini dal podio pi¨´ importante del mondo. Di fronte all’enorme anfiteatro, dove si riunisce l’Assemblea Generale del’Onu, l’ex dieci della Juventus e della Francia parla a quasi tremila studenti (1200 italiani) che l’Associazione Diplomatici, grazie al suo presidente e fondatore Claudio Corbino, porta ogni anno a New York. E’ l’ottavo appuntamento in cui questi ragazzi, prevalentemente liceali, apprenderanno in tre giorni come funzionano le Nazioni Unite e lo faranno con il sistema del “Learning by doing”, insomma come in un gioco di simulazione.
Platini, questi ragazzi in che modo sono diversi dalla sua generazione? “Hanno le porte del mondo spalancate. Ragionano pi¨´ velocemente, sono pi¨´ informati. Hanno internet e una cultura differente. Per¨° alla nostra epoca c’erano meno problemi e pi¨´ lavoro”.
E il calcio com’¨¨ cambiato? “E’ pi¨´ bello che ai miei tempi. Anche le nuove regole hanno dato una mano. Si ¨¨ cercato di eliminare le perdite di tempo, mettendo i palloni intorno al campo, limitando la possibilit¨¤ di passare la palla indietro al portiere. E poi si ¨¨ trasformato il fisico dei giocatori, la velocit¨¤”.
Ma lei in questa Juve riuscirebbe a giocare? “Non ci ho mai pensato. Impossibile paragonare due epoche diverse”.
Beh, lei ha lasciato il calcio a 32 anni, Ronaldo quando la scorsa estate ¨¨ andato a Torino aveva gi¨¤ 33 anni… “Lui ha un fisico differente dal mio: molto differente. Ha una forza anche mentale incredibile. Ma anch’io possedevo delle qualit¨¤: avevo un bel piede destro e segnavo pure qualche gol. Ma l’ho detto, avevo finito la benzina”. Ride.
A proposito, dove metterebbe Ronaldo nel ranking dei migliori al mondo? “Durissima. Ribadisco la difficolt¨¤ di fare paragoni fra generazioni di calciatori diverse. Ma ci¨° che hanno fatto e stanno facendo Ronaldo e Messi ¨¨ straordinario”.
E la Var le piace? “No. E’ stata una scelta obbligata. Colpa di voi giornalisti, che avete fatto pressione: ogni volta che un arbitro sbagliava, chiedevate pi¨´ giustizia. Ma quel marchingegno non d¨¤ pi¨´ giustizia. Lo so, perch¨¦ io davanti alle telecamere ci ho giocato. Ci sono cose indubbiamente positive, come sul fuorigioco o la palla dentro e fuori dalle linee. Invece l’interpretazione dei falli non pu¨° funzionare. Se io appoggio una mano sulla spalla di un avversario, in tv ¨¨ rigore nettissimo. Ma le immagini mica ti possono indicare la forza che c’era in quella pacca. Ormai non ¨¨ pi¨´ possibile tornare indietro: urgono per¨° degli adeguamenti”.
Lei vede la Juve favorita in Champions? “S¨¬. ? una competizione dove rispetto al campionato pu¨° succedere di tutto. Ma il grande traguardo l’ha superato contro l’Atletico e l¨¬ ha fatto vedere la sua forza”.
Che cosa ha pensato quando l’Italia ha fallito la qualificazione al Mondiale? “Un dramma per voi, ma pure una festa per la Svezia. Allora ero presidente del Uefa e dunque dovevo restare impassibile e neutrale. Vietato fare il tifo”.
Anche la Francia, prima del 1978, ha avuto una lunga striscia di fallimenti.
“Ma da noi a quei tempi per il football non c’era la stessa passione che in Italia. Vi racconto un aneddoto. Quando andavo in comune per il certificato di nascita o la carta d’identit¨¤ e mi chiedevano che cosa facessi di lavoro, rispondevo: ‘Il calciatore’. E l’impiegato replicava: ‘Ok, questo ¨¨ il suo hobby. Mi dica la sua vera professione’. Questa era la Francia degli Anni 60 e 70. In Italia era diverso. Io mi riposavo nei 90’ in cui giocavo la partita, poi iniziava la settimana d’inferno con i giornalisti sempre alle calcagna”.
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