Renzo Ulivieri, 71 anni, il suo ultimo club è stata la Reggina. LaPresse

Dalla panchina al Senato. Oggi Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione allenatori ed ex tecnico di tante squadre di Serie A, partecipa in Toscana alle "parlamentarie" di Sel (Sinistra ecologia e libertà), il partito di Nichi Vendola: elezioni per scegliere i candidati a Camera e Senato e fissarne le posizioni nelle liste. Nel caso di Ulivieri, il primo passo per la corsa a un seggio da senatore.

Ulivieri, lo slogan della sua campagna elettorale?
"Quello di Sel e della coalizione: fare il bene comune".

Come nasce la sua passione politica per Vendola?
"Non sono piovuto qui per caso. Sono stato a lungo iscritto al Pci, ho aderito a Pds, Ds e Pd. Dal Partito democratico sono uscito due anni fa senza polemiche né rancori".

Perché l'ha lasciato?
"Io sono più di sinistra".

Ieri e oggi, sempre comunista.
"Certi valori me li porto dentro: il principio dell'uguaglianza, il diritto a una vita dignitosa dalla nascita alla morte".

Ha senso definirsi comunisti al mondo d'oggi?
"Le etichette mi lasciano indifferente. Sono interessato alla giustizia sociale: camminare con gli altri, aiutare chi rimane indietro. Se uno si ammala e non ha soldi deve essere curato. Il figlio del povero ha diritto di studiare. Più sanità pubblica, più scuola pubblica".

Come fa a conciliare le sue idee col calcio, mondo in cui governa il dio denaro?
"Non è più così, il calcio è cambiato. Certi ingaggi milionari li guadagnano poche decine di calciatori. Gli stipendi sono stati ridotti. Serve un ulteriore riequilibrio, questo sì".

Insistiamo: il "suo" ambiente è allergico al comunismo.
"Quando nei primi anni Ottanta firmai per la Samp di Paolo Mantovani, il segretario della sezione Pci di San Miniato (il paese di Ulivieri in provincia di Pisa, ndr) disse al mio babbo: "Adesso Renzo smetterà di essere comunista". E papà gli rispose: "Peggio per lui".

Hollande in Francia ha tassato al 75% i redditi sopra il milione di euro. Che cosa ne pensa?
"Che bisogna aumentare il numero delle aliquote, ciascuno deve pagare in base a quel che guadagna".

Sì, ma Hollande?
"Sono d'accordo con lui".

Ce l'ha ancora il busto di Lenin a casa?
"Sì, è un "bene" di famiglia. Mi ha seguito ovunque in giro per l'Italia. Quando allenavo il Bologna, invitai a cena Gianfranco Fini. Notai che guardava il busto con insistenza e gli dissi: "Onorevole, se la disturba, posso spostarlo o girarlo". Fini sorrise: "Lo lasci pure dov'è"".

Quale futuro può avere oggi il leninismo?
"Per me ha il significato di pensieri fondamentali".

Berlusconi si è ricandidato.
"Non ho condiviso né condivido nulla della sua politica, ma mi mette tristezza vederlo abbandonato da tanti che prima gli gironzolavano attorno".

Monti?
"È un tecnico".

La riforma del lavoro dell'ex ministro Fornero?
"Non ha portato a niente. Sembra che gli stranieri non investano in Italia per via dell'articolo 18: mi viene da sorridere. Noi pensiamo che i diritti, conquistati a fatica, debbano essere "esportati", non cancellati. Più tutele e più salario in quei Paesi dove le industrie dell'Ovest delocalizzano perché lì il lavoro costa meno".

Renzi?
"Oggi è un alleato, non un avversario. E siamo disposti a sopportarne i mal di pancia".

I costi della politica?
"Una revisione è necessaria, però il finanziamento pubblico non si tocca: se venisse azzerato, farebbero politica soltanto ricchi e lobby finanziarie".

Ha conosciuto Vendola?
"Sì, a Empoli. Abbiamo parlato per cinque minuti e gli ho detto: "Noi ti votiamo perché sei una persona perbene". La sua vicenda giudiziaria me lo ha confermato: Vendola si è difeso nel processo, non dal processo, ed è stato assolto".

Ulivieri, qual è il politico che più l'ha influenzata?
"Ho letto quasi tutte le opere di Antonio Gramsci".