Serie A: 1.630 milioni di debiti. Club in crisi, i costi non calano. Napoli e Lazio in attivo
Milano, 29 marzo 2013
Inchiesta Gazzetta sui bilanci dello scorso anno: all'Inter il primato negativo Otto società su 20 in utile. In totale però la perdita è stata di 300 milioni
- Massimo Moratti, numero uno dell'Inter. Ansa
La situazione del calcio italiano, parafrasando Adriano Celentano tifoso di quell'Inter che registra il deficit più alto, non è buona. La Serie A perde 300 milioni (292 per l'esattezza), non riesce a contenere i costi come dovrebbe, vede incrementare i debiti. I ricavi continuano a crescere a dispetto della recessione del Paese, ma la lunga corsa degli anni Duemila pare doversi arrestare da un momento all'altro: nemmeno l'1% in più rispetto alla stagione 2010-11. È questa la fotografia che emerge dall'inchiesta della Gazzetta sugli ultimi bilanci disponibili, quelli relativi al campionato scorso. Il fatturato si attesta a 1640 milioni (erano 1628 dodici mesi prima), i costi non scendono (da 2223 a 2274), le plusvalenze salgono (da 346 a 435) e quest'ultimo dato ci fa capire due cose: le società italiane si sono trasformate da compratrici in venditrici - basti pensare al doppio addio di Ibrahimovic e Thiago Silva dal Milan - ma, in alcuni casi, l'abusata pratica delle compartecipazioni e, in generale, gli scambi tra giocatori, con le valutazioni dei diritti che lievitano senza alcun passaggio di denaro, non fanno che mettere la polvere sotto il tappeto. Prima o poi l'ora della ricapitalizzazione arriva.
Paradosso — Il sistema calcio in Italia continua a vivere, con le dovute eccezioni, al di sopra delle proprie possibilità. È l'azionista di turno a garantire, col suo apporto in conto capitale, la continuità aziendale: un mecenatismo che non riguarda ormai solo le big ma anche le medio-piccole come Genoa e Parma. E ciò si sta verificando proprio nella fase in cui la forbice dei ricavi interni, per effetto della Legge Melandri e della centralizzazione dei diritti tv, si è rimpicciolita. Quasi un paradosso. In realtà, i soldi televisivi stanno riproponendo quell'inflazione dei costi che tra gli anni Novanta e Duemila fu pagata a duro prezzo. Si guardi agli stipendi: nel 2011-12 le spese per il personale in Serie A sono state di 1180 milioni, in crescita rispetto ai 1156 del 2010-11. Tutte, più o meno, hanno alzato l'asticella: la Lazio da 39 a 54 milioni, il Parma da 38 a 43, il Bologna da 29 a 36, l'Udinese da 28 a 34, il Palermo da 36 a 40. Sarà interessante monitorare l'evoluzione al termine di questa stagione nella quale il Milan ha avviato una pesantissima cura dimagrante, tanto da far dire ieri ad Adriano Galliani: "Con il solo secondo semestre abbiamo raddrizzato il bilancio al 31 dicembre 2012, che è in sostanziale pareggio e sarebbe in utile se non ci fosse l'Irap, che si paga persino sulle plusvalenze". Anche l'Inter ha tagliato per 45 milioni gli ingaggi. E le medio-piccole cos'avranno fatto? L'inflazione sarà continuata?
- Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli. Ansa
Formiche — Otto società su venti hanno chiuso in utile gli ultimi bilanci. L'Oscar spetta senza dubbio al Napoli, non solo perché ha registrato i profitti più elevati (14,7 milioni) ma anche e soprattutto perché ci è riuscito con un ricorso minimo alle plusvalenze (5 milioni), segno di un'oculatissima gestione delle dinamiche tra costi e ricavi. Un consiglio a De Laurentiis: ora che le casse sono floride e che il patrimonio netto ammonta a 44 milioni perché non iniziare a investire sullo stadio? Anche l'Udinese viaggia spedita, con un +8,8 milioni, e deve dire grazie, in questo caso, proprio al trading incessante di calciatori: quando verrà ristrutturato il Friuli aumenteranno anche le entrate caratteristiche.
Passività — Quel che preoccupa di più è l'indebitamento della A. Prendiamo innanzitutto quelli lordi: nel 2008-09 erano 2,1 miliardi, nel 2011-12 sono esplosi fino a 2,8. Obiezione delle società: così non si tiene conto dei crediti da calciomercato, nell'ottica della stanza di compensazione della Lega. Al netto di tutti i crediti il trend non cambia: la A è arrivata a 1,63 miliardi di debiti, cento milioni in più del 2011-12 e trecento in più del 2010-11. L'allarme suona da un po'.
Marco Iaria© RIPRODUZIONE RISERVATALEGGI ANCHE
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