Maurizio Beretta e Damiano Tommasi a confronto davanti alle telecamere di Sky. Il presidente della Lega di A in collegamento di Roma, il numero 1 dell'Aic in studio a Milano. Intanto domani il presidente federale Giancarlo Abete riprenderà la sua opera di mediazione incontrando sia la Lega di A che la Assocalciatori.

Maurizio Beretta, 56 anni, e Damiano Tommasi, 37. Ansa

perche' non si gioca — Tommasi: "Non abbiamo trovato accordo con la Lega. Da tempo i calciatori non hanno l'accordo collettivo, scaduto un anno fa. A dicembre si era arrivati ad un accordo e lo sciopero proclamato allora era stato revocato. Il 30 maggio ci siamo ritrovati per la firma, ma oggi siamo ancora qui, senza firma. E senza firma non si gioca. Da dicembre a maggio abbiamo giocato sulla fiducia, che ora non sentiamo più". Beretta: "Non si gioca perché Aic ha deciso di scioperare con un comunicato formale emesso venerdì mattina, dando vita allo stop del campionato. C'erano due punti di dissenso: la richiesta della Lega di un impegno da parte dell'Aic al pagamento del contributo di solidarietà da parte dei giocatori; e una regola che consenta agli allenatori di organizzare gli allenamenti secondo le esigenze dello staff tecnico e non che tutti debbano allenarsi insieme".

sciopero o serrata — Beretta: "Non è una serrata, ma l'assemblea di Lega ha deciso che le richieste dei giocatori non erano accoglibili e di continuare a negoziare". Tommasi: "Non c'è nessuna negoziazione: parliamo di un impegno preso a dicembre, non mantenuto a maggio e dimenticato ad agosto. Anche il presidente federale Abete ha disatteso quell'impegno con l'interpretazione data all'articolo 7 prima della firma, contrariamente agli accordi presi". Beretta: "A dicembre fu raggiunto un accordo di massima che si sarebbe dovuto tradurre in contratto e integrato dall'interpretazione del presidente federale sull'articolo 7. Il testo proposto per noi non va bene perché in alcuni punti non traduce le cose decise a dicembre. Lo sciopero in queste condizioni è un'enormità".

articolo 7 — Tommasi: "Per fare l'accordo collettio manca la volontà della Lega di sottoscriverlo. E' un atteggiamento che hanno da mesi. Non bisogna chiedere al presidente federale cosa significa allenarsi con la prima squadra. L'articolo come è strutturato permette alle squadre di allenare più giocatori e di avere rose più ampie di quelle che necessitano. Nell'accordo collettivo si voleva mettere che l'allenatore era quello che doveva decidere come far allenare i giocatori della prima squadra". Beretta: "Le leggi anti mobbing già sanzionano comportamenti sbagliato: la legge è più forte di un accordo collettivo. E c'è anche il Collegio Arbitrale a cui fare ricorso. La norma risale a tempi in cui le rose erano più contenute e i problemi di allenamento diversi".

contributo di solidarieta' — Tommasi: "Nessun giocatore ha mai detto di non voler pagare la supertassa. Nessuno si è mai lamentato, abbiamo sempre detto che l'avremo pagata nei tempi e modi decisi dal Governo. Nell'accordo del 2005 le società hanno voluto l'introduzione dei contratti al netto perché speravano in un abbassamento delle tasse". Beretta: "Se quelle parole di Tommasi fossero finite nero su bianco non ci sarebbero stati problemi. Di tutti gli 800 giocatori di A non ce n'è uno senza contratto personale, liberamente sottoscritto tra le parti e validato dalla Figc. C'è un'assemblea fissata per il primo settembre e valuteremo la situazione".

confronto — Tommasi: "Noi vogliamo fare l'accordo, ma non c'è nessuna trattativa in atto. La Lega non ci ha chiesto di accettare le modifiche al contratto, ma di emettere un comunicato in cui si proclamava lo sciopero. la volontà della Lega, non dei calciatori, è di non avere un contratto collettivo". Beretta: "Non è così. Noi l'accordo lo vogliamo, innovativo e capace di affrontare i problemi strutturali del calcio italiano, di cui dobbiamo assicurarne la gestibilità presente e futura. Non c'è calcio senza le società".