I ragazzi di Stefano Vecchi passano solo ai tempi supplementari. La squadra di Bigica fallisce la possibilit¨¤ di riscattare la sconfitta dello scorso anno
Marco Pompetti in azione. GETTY
E’ l’uomo del destino. L’uomo delle finali. L’uomo che quando il gol pesa, di solito porta la sua firma. E’ Facundo Colidio a spianare – prima del raddoppio di Rover - all’Inter la strada verso il suo “tripletino” e a regalare una doppietta scudetto storica, ancora una volta contro la Fiorentina. Proprio come aveva fatto in Supercoppa, abbagliando San Siro e stendendo la Roma , l’argentino si prende la ribalta nel momento pi¨´ importante. E segna, decide, illumina. Un calcio, quello con cui supera Cerofolini dopo il tentativo di Zaniolo, che risponde alle critiche di chi se la rideva, quando da piccolo aveva deciso di abbandonare porta e guantoni per spostarsi qualche metro pi¨´ in l¨¤, in attacco. Un’ennesima smentita a chi aveva storto il naso dopo i 6 milioni pagati dall’Inter al Boca Juniors per accaparrarsi il fulgido talento classe 2000. L’argentino apre, il “reduce” chiude. Quel Rover che gi¨¤ aveva brindato un anno fa, bravissimo a entrare a partita in corsa e cambiare volto all’attacco nerazzurro, prima di scartare il regalo di Cerefolini e porre il sigillo sul trionfo nerazzurro, in avvio di secondo tempo supplementare.
tripletino —
E come chiamare quello dell’Inter, se non "tripletino". Tre, come i trionfi stagionali in questa stagione, dopo Supercoppa appunto e Viareggio. Tre, come le finali vinte contro la Fiorentina negli ultimi dodici mesi (finale scudetto 2017 e Viareggio le altre due). Perch¨¦ la storia in questo caso ¨¨ ciclica: cambia copioni e trame ma emette lo stesso identico verdetto. L’Inter campione per la nona volta in campionato (seconda consecutiva!). Nessuno ha fatto meglio, alla pari c’¨¨ soltanto il Torino.
RIVOLUZIONE VECCHI —
E dire che, se la Fiorentina aveva in campo dal 1’ sei protagonisti della finale 2017, l’Inter ha invece rivoluzionato quasi tutto. Via i veterani, Pinamonti ormai aggregato alla prima squadra e anche Odgaard, che ha trascinato a lungo la squadra nel corso stagione, assente per infortunio. L’unico reduce a iniziare la partita ¨¨ stato Emmers, per il resto la formazione di Vecchi era ringiovanita (e ci mancherebbe, in Primavera) e rinnovata. A questi, si ¨¨ aggiunto poi il secondo titolare, Rover, subentrato nella ripresa. Pronto, prontissimo a ribadire in porta il 2-0, in una partita che l’Inter ha condotto a lungo senza riuscire a stapparla prima dei tempi supplementari.
lacrime viola —
Alla Fiorentina resta quel senso di impotenza. Di bella, bellissima e incompiuta. Una finale persa pu¨° essere scritta dal caso, due da una dose esagerata di sfortuna. Tre no: tre sembra una maledizione. La verit¨¤ ¨¨ che anche questa volta l’Inter ha dimostrato di avere qualcosa in pi¨´. In 90’ (non scoppiettanti, ma quanta intensit¨¤!), Lombardoni e compagni hanno cotto a fuoco lento i viola, per poi far partire la fiammata definitiva quando le energie fisiche e mentali dovevano essere raschiate dal barile. E se nella tua partita pi¨´ importante la premiata ditta del gol Sottil-Gori ha i rifornimenti tagliati dall’inizio e capitan Diakhate ¨¨ il primo a uscire in lacrime, dopo nemmeno venti minuti di gioco, non resta che fermarsi a guardare gli altri festeggiare. Con la consapevolezza di aver dato ancora una volta tutto, contro chi per¨° tutto invece se lo prende sempre. A suon di titoli, trofei, successi.
Carlo Morizio
© RIPRODUZIONE RISERVATA