IL COMMENTO
San Siro: l'apertura del sindaco Sala rischia di essere fuori tempo massimo
Una storia come quella del nuovo-vecchio San Siro non molto tempo fa si sarebbe denominata telenovela. Ma gusti e mode passano, oggi parleremo piuttosto di fiction. Tutto sembra uscire da un copione, con tanto di colpi di scena. Come in una buona serie a puntate, ci sono perfino i cosiddetti ¡°cliffhanger¡±, che sono i finali di stagione non conclusivi, ¡°ganci¡± di interesse, buoni per far attendere con impazienza le puntate dell¡¯annata successiva. Tipo ¡°da settembre aspettiamo una risposta da Inter e Milan¡¡±. Con l¡¯ultima svolta, introdotta dalle dichiarazioni del sindaco Sala, si torna a otto anni fa, quando lo sceneggiato era agli esordi. Noi semplici frequentatori dello stadio, ma non di studi di architettura o ingegneristica, reagivamo cos¨¬ alle prime considerazioni sullo stadio ormai vecchio e comunque non tale da garantire una solida propriet¨¤ patrimoniale ai club: ok, sar¨¤ superato (per esempio negli indecorosi bagni, che si sarebbero per¨° potuti sistemare in corsa, n.d.r.), ma si vede da dio, ¨¨ carico di gloria, rappresenta un unicum in Europa perch¨¦ per 59 anni nessuna citt¨¤ aveva avuto due squadre vincitrici di Champions (Manchester c¡¯¨¨ appena faticosamente riuscita, ma i due club giocano in impianti diversi) e due popoli calcistici lo amano. Allora non lo si potrebbe modernizzare senza abbandonarlo? La risposta che ieri mattina ¨¨ diventata clamorosamente affermativa, a suo tempo ¨¨ stata del tutto negativa. Salti mortali all¡¯italiana. Ed ecco che ¨¨ cominciata la narrazione del nuovo stadio (unico per i due club) da costruire nella stessa area, con annessi e connessi di altri edifici commerciali, lasciando il vecchio San Siro a un destino incerto, ma che comunque prevedeva una quasi completa demolizione. Ma a quel punto nuovi ¡°personaggi¡± sono stati ingaggiati dai produttori della serie: i comitati di quartiere, le opposizioni, le opposizioni delle opposizioni, i nemici giurati delle ¡°colate di cemento¡±. Tutti insieme nel ¡°No pasaran¡±. Nel frattempo, come sempre in Italia, il tempo passava senza decisioni da una parte o dall¡¯altra e diversi assetti societari si susseguivano su entrambe le sponde calcistiche: cos¨¬ che tutti dovevano riprendere il problema daccapo. Ma a met¨¤ della serie ¨¨ arrivato Vittorio Sgarbi, messaggero sgradito dai pi¨´, ad affermare per primo che lo stadio non si poteva toccare perch¨¦ vincolato. La Soprintendenza alle Belle Arti e altri beni (compresi quelli archeologici, un termine che forse torner¨¤ tristemente utile per San Siro fra qualche anno) lo ha confermato, richiamandosi soprattutto al secondo anello. Quindi si ripartiva da zero: questo stadio ce lo dobbiamo tenere, punto. Il fatto ¨¨ che nessuna Soprintendenza ha potere su societ¨¤ private, come Inter e Milan, che hanno cominciato a muoversi (solo a parole per ora, con tante soluzioni proposte) verso progetti di nuovi impianti. E noi, semplici frequentatori dello stadio, ci chiedevamo, pur senza avere infarinatura di beni culturali: ma se lo stadio rimane senza calcio non diventer¨¤ letteralmente il pi¨´ grande ecomostro del mondo, costando alla collettivit¨¤ cifre impensabili per un inutile mantenimento? O credete che verranno a visitarlo come il Colosseo? Queste ultime domande retoriche, con risposta incorporata, farebbero sudare freddo qualsiasi amministratore pubblico con normale QI: ci sono in ballo centinaia di milioni di nostri soldi, che saranno sprecati nei prossimi anni attorno a una colossale cattedrale abbandonata di pietra e acciaio. Da qui le dichiarazioni di ieri, ultima mossa disperata per uscirne vivi. Sarebbe stato utile che la proposta fosse partita qualche anno fa, soprattutto nei suoi termini economici di cessione della propriet¨¤, ma tant¡¯¨¨. Questa nuova apertura pu¨° interessare i due club milanesi, che, fuori da San Siro, si dovrebbero imbarcare in un investimento da un miliardo di euro, pi¨´ o meno? Non sarebbe da escludere a priori. Nel frattempo, intendiamoci bene, senza retorica: impianti da 70 mila spettatori di capienza minima (a cui siamo ci siamo fortunatamente ancorati negli ultimi tempi, dopo dibattiti un po¡¯ folli sugli stadi-salotto) che siano situati a San Donato Milanese o a Rozzano potrebbero vivere 7 giorni alla settimana h 24, come qualcuno favoleggia per produrre cascate di utili? Se la vostra risposta ¨¨ s¨¬, non conoscete n¨¦ Milano, n¨¦ il suo hinterland e nemmeno la periferia e le abitudini dei cittadini. A San Siro, da qualche anno, si arriva in metr¨° (e in poco pi¨´ di un¡¯ora a piedi da Piazza del Duomo, provare per credere), si continua a respirare la storia e si vede il calcio come in nessun altro impianto di queste dimensioni. Forse sarebbe il caso di ripensare all¡¯addio e non considerarlo scontato. Con calma: abbiamo come minimo altre quattro stagioni piene da vivere in questo stadio.
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