Milano ha fatto 13: batte la Pesaro 84-68, si porta 2-0 nella semifinale scudetto, e allunga la sua striscia vincente più lunga dai tempi del Simac che nel 1985-86 aveva vinto 16 partite in fila. Non è stata una passeggiata per l'Olimpia, ma è stata di certo una vittoria più agevole di 48 ore prima anche grazie alla forza d’urto superiore della panchina. Non che sia una novità per la Scavolini, ma quando l’Hickman di turno stecca è impensabile puntare al colpo grosso se la seconda unità – eccetto il co-titolare Lydeka – non produce manco un punto.

Per Bourousis, 18 punti decisivi. Ciamillo-Castoria

spettacolo forum — La cornice del Forum, ancora quasi tutto rosso come in gara-1, è uno spettacolo e la giusta conseguenza dopo la grande partita di martedì. L’avvio è all’altezza delle aspettative: è un vero spettacolo vedere la qualità dei tiri che le due squadre riescono a prendere, le letture di Hackett e Hickman sono deliziose e sull’altro fronte la capacità di muovere la palla di Mancinelli e Fotsis frutta dividendi elevati: 8-9 al 5’, poi la Scavolini – con White decisamente fuori registro – si addormenta e Cook ispira un 9-0 che regala il primo break del match a Milano. Basta un attimo, gara-1 docet, e Milano disfa tutto incassando un 7-0 rapido e a fine primo quarto siamo 17-16. L’EA7 arriva a 9 perse al 13’, anche perché le idee di Giachetti e Bremer non sono chiarissime. A farsi notare invece è Melli che colleziona piccole-grandi cose sia in attacco sia in difesa e si procaccia anche il terzo fallo di Hickman. Intanto esce alla distanza White che approfitta del transito in panchina di Mancinelli le cui cure lo avevano parecchio limitato. Hairston sembra la controfigura del giocatore dal dinamismo strapotente e quando Hackett sfoggia tutti i suoi progressi nel tiro da fuori Pesaro arriva al +5 (30-25). Daniel chiama con 3/3 nelle triple e 13 punti, Cook risponde con 2/3 dalla distanza e 12 punti nel primo tempo che finisce 37-35 per i marchigiani. Non è un gioco per giganti verrebbe da dire, ma l’impressione è quando la palla scotterà saranno le sportellate dentro l’area a essere decisive. A proposito di gigante merita una gran lode Cusin che gioca a lungo alla pari con Bourousis, uno che in Europa detta spesso legge.

la carta rocca — Quando il clima si accende, complice un contatto duro tra il ritrovato Hairston e Hackett che non mollano manco un centimetro, Scariolo si gioca la carta Rocca e quando l’EA7 allunga a 57-50 con un gioco da 3 del suo guerriero italo-americano il pubblico milanese salta sulle sedie come accade di rado. Mancinelli, primo nella percentuali di tiro da dei playoff 2012, vive un ottimo sprazzo offensivo, Melli si accoda e Milano arriva fino a +11 prima di chiudere il terzo quarto sul 64-55 Pesaro accusa la stanchezza, Hackett ha voglia da vendere ma meno gambe per sostenerla, mentre Milano trova Bourousis con molta più facilità anche perché Cusin se lo perde un paio di volte in fila. La splendida interpretazione tattica di inizio gara diventa un ricordo e la confusione la fa da padrona con Bourousis che si trova spesso accoppiato a un piccolo e infila cinque canestri in meno di otto minuti. Il sipario cala con Hairston che trasforma in contropiede appoggiando al tabellone il 79-66 con 2’12” da giocare. Milano va sul 2-0 ed è a un passo dalla quarta finale in sette anni, però Pesaro ha già rimontato lo stesso svantaggio contro Cantù nei quarti e sabato all’Adriatic Arena farà di tutto per rinviare le vacanze.

Milano: Bourousis 14, Cook 17, Hairston 11, Mancinelli 11.
Pesaro: Hackett 20, Jones 14, White 11.