Matt Janning, guardia della Novipiù Casale Monferrato. Ciam-Cast

Tra le tante novità proposte dal campionato di Serie A che va ormai a iniziare, una delle più interessanti potrebbe essere arrivata dal Minnesota: risponde al nome di Matt Janning, guardia della Novipiù Casale Monferrato “giocatore di grande istinto”, come viene definito dal direttore sportivo Marco Martelli, che rivela un piccolo retroscena: “Lo avevamo seguito già per la LegaDue, perché riteniamo che il suo stile di gioco sia particolarmente adatto all’Europa. Adesso eccolo qui”. Uscito dalla Northeastern University, Jenning ha cercato la sua opportunità tra i professionisti Nba tramite le summer league di Orlando (in squadra con i Celtics) e Las Vegas (con Phoenix), e i Suns gli danno l’opportunità di farsi vedere con un contratto non garantito, che però non si traduce in una stagione vera e propria di fianco a Steve Nash. I veri primi passi da professionista, infatti, li prova nella D-League (41 partite in totale a 9.7 punti, 3.7 rimbalzi e 2.7 assist con oltre il 41% da 3) prima con i Maine Red Claws e poi i Rio Grande Vipers. Oggi, per lui, c’è una chance diversa: quella di brillare in un campionato del tutto diverso, come ha già avuto modo di constatare: “Il livello del basket qui è molto più competitivo di quello che la gente pensi, bisogna davvero dare il massimo per vincere ogni partita, l’ho visto già nelle gare di precampionato. Mi piace lo stile di gioco di tutte le squadre che ho visto, come mi piace il fatto che qui il pallone è molto più distribuito e le responsabilità sono collettive, molto più di quanto avviene tra i pro americani”.

È vero che il suo stile di gioco è tagliato per l’Europa?
“Penso che sia vero, anche se devo abituarmi a un nuovo sistema specialmente in attacco, devo capire bene cosa vuole il coach, la regola sui passi… Insomma, ci sono tanti piccoli aggiustamenti da fare, ma penso che il gioco europeo sia perfetto per me, perché sono prima di tutto un giocatore di squadra”.

Tirare, però, le piace.
“Fin da ragazzino sono stato il ‘go-to-guy’ della mia squadra, quindi per me segnare e tirare sono sempre stati qualcosa di naturale. Ma non sono solo uno specialista, uno che aspetta il tiro piazzato, e il coach lavora per farmi migliorare e sviluppare il mio gioco”.

A proposito, coach Marco Crespi è ritenuto molto esigente: conferma?
“Il coach richiede molto, ma tutto quello che fa è volto al miglioramento del giocatore. Il mio compito è fare di tutto perché questa sia un’esperienza utile per imparare ancora di più sul gioco”.

Il suo obiettivo è migliorare per tornare a bussare alla Nba o costruirsi una carriera qui?
“Intanto voglio migliorare come giocatore e come persona, e voglio portare la mia squadra ai playoff e fare una stagione vincente. Se parliamo di lungo termine, il mio obiettivo è quello di giocare nella Nba, ma una carriera europea sarebbe comunque molto interessante”.

Viene dalla Northeastern University, come JJ Barea, che ha vinto l’ultimo titolo Nba con Dallas da protagonista: anche lei faceva il tifo per lui?
“Certo, assolutamente, ho fatto il tifo per José! Ho anche avuto modo di incontrarlo durante le partite di precampionato Nba, lui con Dallas e io con Phoenix, quindi non potevo far altro che stare dalla sua parte durante le Finali: ha giocato dei playoff strepitosi, si è meritato alla grande il suo anello”.

A proposito di Nba: cosa ne pensa del lock-out e di quanto sta avvenendo nella Lega di questi tempi?
“Tutti quelli con cui ho parlato dicono che la situazione non è buona, affatto, che ci sono molte cose da mettere a posto. Non ci resta che aspettare e attendere i prossimi sviluppi”.

Tutto questo ha reso possibile una trattativa per portare Kobe Bryant in Italia: non sarebbe pazzesco vederlo giocare nel suo stesso campionato così lontano da casa?
“Prima di tutto sarebbe strano vedere Kobe con un'altra canotta, visto che da quando è uscito dal liceo lo abbiamo visto solo con quella dei Lakers! A parte questo penso che questa possa essere una grande opportunità per lui, così come l’arrivo di Kobe in Italia sarebbe qualcosa di grandioso per questa Lega”.

Torniamo a Casale: le piace la sua nuova squadra?
“Penso che abbiamo un roster competitivo, lo staff tecnico sta mettendo insieme una squadra completa, con l'aiuto di chi c'era già e si porta dietro una stagione importante e vincente in Legadue. Dobbiamo creare il giusto mix tra esperienza e talento giovane, come quello che portiamo noi, i nuovi americani della squadra”.

Ce li presenti.
“Io e Garrett Temple siamo due ‘combo-guard’, possiamo giocare sia da playmaker che da guardia, sappiamo entrambi creare e segnare in tanti modi diversi; Michael Dunigan è un vero numero cinque, è grosso, molto atletico, sa giocare vicino a canestro e si fa sentire nella nostra area, difendendo, stoppando, risultando sempre molto attivo. E poi c’è Joe Trapani, che ha un buon tiro, è un ottimo rimbalzista offensivo e ci darà tanto con la sua energia”.

Grazie per lo scouting report! Chiudiamo con l’ovvia curiosità di sapere come se la passa in Italia, o almeno cosa le è piaciuto in queste prime settimane.
“Beh, vado sul classico: mi piace il cibo! Se conosco i biscotti che fanno qui a Casale? Marco Martelli me ne ha procurato due scatole, che ho fatto avere alla mia famiglia: a quanto pare hanno gradito (sorride, ndr)".