Il coming out del nazionale svizzero: "Basta nascondersi, sono gay"

La lettera aperta di Marco Lehmann, 27 anni, giocatore di 3 contro 3: “Non voglio aspettare la fine della carriera per dirlo. Ho sofferto, volevo smettere. Adesso penso solo ad andare all’Olimpiade”

“Mi chiamo Marco Lehmann. Ho 27 anni. Sono un giocatore professionista di basket 3x3 e ho deciso che non aspetter¨° il momento del mio ritiro per annunciare che sono gay”. Cos¨¬ inizia una lettera aperta con il nazionale della Svizzera 3 contro 3 pubblicata sul sito della Federazione internazionale di basket. Lehmann ha fatto coming out nel corso della sua carriera. Altri giocatori di basket avevano dichiarato il proprio orientamento sessuale ma dopo il ritiro. Ad esempio John Amaechi, ex Nba e alla Virtus Bologna per 7 partite nel 1997 e Jason Collins, centro in Nba dal 2001 al 2014. Le sue parole vorrebbero essere un esempio per chi vive una situazione simile alla sua. “Questo ¨¨ per tutte quelle persone che non vogliono pi¨´ vivere una doppia vita – scrive - quelle persone che vivono in un sistema dove neanche esistono. Questo ¨¨ per le future generazioni, perch¨¦ possano vivere una carriera nello sport senza nascondersi. Non voglio mentire: questo ¨¨ anche per me, cos¨¬ che possa vivere libero da questo peso”. Ed ecco il resto della sua lettera.

Le aspettative

“Come immaginavo il momento del mio coming-out? Partita in parit¨¤. Prendo l’ultimo tiro allo scadere. Canestro. Sono il campione, anche l’mvp. Tutti festeggiano. Io bacio il mio fidanzato davanti a tutti. Boom, ora tutti lo sanno. Mi sveglio e tutto va bene. Sfortunatamente, nulla di tutto questo ¨¨ successo. Non mi fraintendete: ho segnato qualche canestro decisivo! Ma fino ad oggi, non mi avevo ancora annunciato la mia omosessualit¨¤. La mia famiglia, i miei amici, i miei compagni di 3x3 lo sanno da tempo, ma solo loro”.

La crisi

“Probabilmente mi sarei tenuto il segreto fino al termine della mia carriera professionistica. Ma ho deciso diversamente. Ecco il perch¨¦. La forza mentale ¨¨ uno degli aspetti pi¨´ importanti per un atleta. Ho sempre considerato questa come una delle mie migliori qualit¨¤. Ma ¨¨ stato proprio questo aspetto a cadere come un castello di carta alla fine del 2019. In quel momento, avevo giocato a basket professionalmente da nove anni. Era la mia terza stagione consecutiva in cui giocavo a basket d’inverno e 3x3 d’estate con la nazionale svizzera e il Team Losanna nel World Tour. Per tre anni, ho giocato a basket in 47 weekend l’anno. Ho viaggiato in tutto il mondo, giocando in 20 paesi. Sydney, Los Angeles, Montreal, Tokyo: ovunque. Per un po’ di tempo, sono anche stato tra i top 15 al mondo. Stavo assolutamente vivendo il mio sogno. Nonostante tutto questo, non ero felice. Continuavo a cambiare personalit¨¤ da tanto tempo, e questo stava attaccando la mia salute mentale. Ogni settimana la stessa cosa: il mio fidanzato mi portava all’aeroporto e appena passavo la security, l’uomo gay in una felice relazione si trasformava nell’atleta professionista senza emozioni, che non voleva parlare della sua vita personale. Nel dicembre 2019, ho toccato il fondo. Ho iniziato ad avere forti sfoghi emotivi, pianti, sudore freddo. E per cosa? Solo al pensare al prossimo allenamento. Non potevo sopportare il fatto di dover fare lo switch tra la mia personalit¨¤ a casa e quella sul campo di nuovo. Mi sono dato per malato e mi sono chiuso in casa. Speravo che gli attacchi di panico si fermassero, ma non successe. I divieti di viaggiare e lo stop alle competizioni mi hanno aiutato a nascondere i miei problemi mentali dal mondo del basket. Ho sempre pensato che avrei finito la mia carriera dicendo sempre la stessa frase: “Non ho una fidanzata perch¨¦ voglio concentrarmi sul basket. Ma non ce la facevo pi¨´.

Sport e omosessualit¨¤

“? come se negli sport di squadra non ci fossero uomini gay. Essere gay in quei contesti ¨¨ un tab¨´. Le persone non vogliono parlarne e questo deve finire ora. Perch¨¦ francamente questo ¨¨ il. Motivo per cui un sacco di ragazzi giovani smettono di fare sport di squadra quando scoprono di essere gay. Capirete meglio dopo che vi racconto due storie. Discorso a met¨¤ partita di un mio allenatore: “Cosa state facendo l¨¤ fuori? Non giocate soft! Giocate come dei gay, come delle donnette! Dovete essere pi¨´ duri nel secondo tempo! Dimostrate loro che siete tosti!”. Avrei voluto tanto rispondere. Dirgli che c’era un uomo gay nella sua squadra e che era l’unico che fino a quel momento aveva giocato duro. Ma non potevo. La parte pi¨´ difficile per me era che dopo quel discorso, i miei compagni erano carichi. Davvero, ragazzi? Perch¨¦ l’essere gay ¨¨ associato con la debolezza? Altro esempio, conversazione in pullman dopo una gara in trasferta, sento un compagno che dice: “Per me l’omosessualit¨¤ ¨¨ una malattia. Dovrebbero ammazzarsi. Immagina se dovessi giocare con uno come quelli nella tua squadra?”. Cosa faresti tu in una situazione del genere? Rispondergli e dirgli come sia giocare con uno come lui? Ero in shock. Quando sono arrivato a casa non riuscivo neanche a dormire. Alle 4 di notte ero certo che fosse finita. Non avrei pi¨´ giocato. Ma sarebbe stato il ritiro pi¨´ breve di sempre, perch¨¦ amo questo gioco cos¨¬ tanto che ero disposto a nascondere chi fossi pur di giocare. E passer¨° la palla a uno che pensa che dovrei ammazzarmi? Solo se sar¨¤ l’ultima opzione per vincere una partita”. Tre giorni dopo ero di nuovo ad allenamento.

Obiettivo Olimpiade

“Dopo aver passato momenti come questi, torni al punto di partenza. Ti passa la voglia di fare coming out. Quindi tutto il processo riparte da capo. Un giorno ti senti fiducioso di parlarne con i compagni. Volevo spiegare tutto e rispondere alle loro domande. Perch¨¦ alla fine, dobbiamo solo andar d’accordo in campo, la vita privata ¨¨ un’altra cosa. Ma quel giorno poi mi accorgevo che non sono i miei compagni a decidere sulla mia carriera futura. Sono gli allenatori, i manager e le squadre che ti offrono i contratti. Quindi, c’¨¨ sempre la paura di non avere un contratto per colpa del tuo orientamento sessuale. Quello ¨¨ stato il motivo che mi ha frenato dal fare coming out fino ad oggi. Ci sarebbero state tante ottime occasioni per me. Alla fine della stagione 2016-2017, sono stato premiato come top scorer della lega svizzera tra tutti i giocatori locali. Sono stato invitato ad un gala. Erano tutti l¨¬, incluso il ministro dello sport. Mi ero appena innamorato del mio attuale fidanzato e tutto stava andando bene. Fino al momento in cui mi hanno chiesto chi fosse il mio partner alla cerimonia. Ed eccomi l¨¬, sul red carpet mano nella mano con il mio fidanzato. La storia di copertina su tutti i giornali svizzeri del giorno dopo: “Il top scorer svizzero ¨¨ gay!”. Ovviamente, ci sono andato da solo. Tutte queste situazioni. Tutte queste notti senza sonno. Tutti questi momenti di paura e di dubbio. Tutto ci¨° mi ha portato qui. Il momento di godermi il resto della mia carriera senza dover vivere una doppia vita ¨¨ arrivato. E spero di aiutare altri atleti gay in svizzera e nel mondo a fare lo stesso. Non cambia nulla se dopo una bella vittoria, un atleta abbraccia la propria fidanzata o il proprio fidanzato. Secondo me, un atleta pu¨° competere al massimo livello solo se ¨¨ in pace con s¨¦ stesso. E da oggi, io lo sar¨°. Sono Marco Lehmann, giocatore di basket 3x3 e uomo gay. Ora, se permettete, provo a vincere il World Tour ed a portare la Svizzera all’Olimpiade 2024”.