La prima volta ¨¨ sempre la pi¨´ bella, la pi¨´ memorabile. Anche per un campione come Sasha Djordjevic, sulla breccia dal 1987 quando guid¨° da capitano al Mondiale juniores di Bormio l’ultima generazione di fenomeni del basket jugoslavo (e sottolineiamo jugoslavo), che ieri ad Anversa ha conquistato il suo primo titolo europeo da allenatore dopo averne fatto incetta da giocatore straordinario. Sasha ¨¨ riuscito anche ad emozionarsi vincendo sulla panchina che nei primi anni 90 lo vedeva come un nemico quando prima col Partizan Belgrado e poi con la Fortitudo Bologna sfidava il potere della Virtus. Adesso con addosso le insegne della V nera ha rotto un digiuno di 10 anni, tanto tempo ¨¨ passato prima che il club bolognese tornasse a primeggiare in una Coppa internazionale.
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Basket, Djordjevic vincente con la Virtus in 55 giorni
Il tecnico grande protagonista del trionfo in Champions League di Bologna: “Questo ¨¨ un club storico che anche nei momenti di difficolt¨¤ deve guardare avanti e puntare il pi¨´ in alto possibile”
capolavoro
¡ªLa Champions League conquistata ad Anversa, davanti ad un muro di 16.500 spettatori che hanno applaudito il successo in finale sul Tenerife, ¨¨ il suo capolavoro costruito in 55 giorni, come coach subentrato in un momento difficilissimo della stagione virtussina. Quel 11 marzo, giorno del suo arrivo alla Palestra Porelli, il club aveva appena dato l’ultimo saluto al mitico Alberto Bucci e l’esonero di Pino Sacripanti era ancora caldo. La Virtus era fuori dai playoff e ci ¨¨ rimasta, aveva solo la Champions come obiettivo per redimere una stagione di alti e bassi, pochi i primi molti i secondi, e svoltarla da deludente a vincente.
rilancio
¡ªDjordjevic ci ¨¨ riuscito firmando il quinto trionfo continentale nella storia bianconera (Coppa Coppe 1990, Euroleghe 1998 e 2001, Eurochallenge 2009 i precedenti) e rianimando la squadra nelle due partite pi¨´ importanti. La Segafredo ha condotto 80’ su 80’, dominando con una difesa mai vista prima e trovando nel mvp Punter lo stoccatore in attacco per costruire gli allunghi. “Siamo arrivati a queste Final Four preparati a tutto, abbiamo puntato forte il nostro focus sulla difesa senza mollare mai - ha detto Sasha, 51 anni, tre argenti (Mondiale, Giochi, Europeo) come c.t. della Serbia e due coppe nazionali di Grecia e Germania nella bacheca di coach -. Io stesso non ho voluto lasciare nulla di intentato, sapevamo che questa era una grande occasione per il club e per tutti noi di compiere un passo avanti. La Virtus ¨¨ un club storico, leggendario, che anche nei momenti difficolt¨¤ deve guardare avanti e puntare il pi¨´ in alto possibile. E’ il motivo che mi ha spinto ad accettare questa sfida anche contro il passato, sapendo che su questa panchina si sono seduti allenatori che hanno fatto la storia. Penso ad Aza Nikolic, Dan Peterson, Ettore Messina e Alberto Bucci. Sono orgoglioso di questo, come devono essere orgogliosi il club, i tifosi e la citt¨¤. Sono arrivato da meno di due mesi, ho portato il mio lavoro, il mio pensiero e il mio modo di comunicare. I giocatori mi hanno capito e mi hanno seguito. E’ un successo che vale per il presente e per il futuro. La Virtus ¨¨ tornata”.
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