Amos: "Caldo, freddo, fatica: la Dakar è una grande sfida mentale. Ma i sacrifici pagano"

Sono i migliori italiani all’arrivo della 46esima Dakar, la quinta in Arabia Saudita. Hanno chiuso al 15° posto della generale, dietro a mostri sacri come Carlos Sainz, Sebastian Loeb, Peterhansel, De Villiers o De Mevius con un bellissimo secondo posto, diventato poi 4° se non fosse stato per due minuti di penalità per eccesso di velocità. Eugenio Amos e Paolo Ceci sono i nostri eroi del rally più duro al mondo nella categoria auto. Sarebbe stato questo l’inizio, se non fosse stato per gli ultimi chilometri. ? proprio vero, come dice Carlos Sainz, tra l’altro scaramantico al massimo. “Le corse vanno finite”. Così è successo nell’ultima speciale della Dakar 2024: una sprint race di 175 km intorno a Yan bu, con arrivo sul Mar Rosso. Eugenio Amos e Paolo Ceci si trovavano su uno di quei plateau completamenti piani, quando la loro Toyota ha preso incomprensibilmente il volo.?

l'incidente

La dinamica dell’incidente non è ancora chiara. Non c’è stato alcun errore da parte del pilota. Una grande botta e macchina distrutta. “Fisicamente sto bene, solo un problema di vista a un occhio, ma considerata la grande botta è andata bene. Moralmente invece sono distrutto. Proprio all’ultima speciale, in quel punto dove non c’era niente. Era diritto. Non so spiegarmi cosa sia successo, ma è successo. Guardiamo avanti.. alla prossima”, racconta Amos. Peccato perché ci stava facendo sognare. L’impresa - Eugenio, conosciuto per la sua invenzione – Automobili Amos e il famoso restomod della iconica Lancia Delta Integrale che ha fatto il giro del mondo Ginevra a Miami, ha le corse nel sangue. Il padre aveva corso la Paris Dakar in Africa in camion, un bellissimo Unimog rosso con tanto di scritta “Usag” in bianco, l’azienda di famiglia.?

il racconto della corsa

Dopo il debutto alla Dakar 2016 in Sud America, Amos aveva stupito tutti con il 5° posto di tappa nel 2018. Questa volta si è superato. “Nell’abitacolo siamo tranquilli con Paolo (Ceci) il mio navigatore. Ci troviamo molto bene”. L’highlight di questa Dakar è stato il 4° posto nella tappa 10: “Era una speciale veloce, con piste sabbiose ma anche tante rocce nella regione di Al Ula. Pensavamo di avere un buon ritmo, ma non pensavamo a un tale risultato. All’arrivo nel tabellone ho visto P2, prima ci siamo stupiti poi mi sono messo a piangere. Il rilascio di una tensione enorme. Ho pensato a tutta la fatica, ai sacrifici, all’impegno che ci abbiamo messo in questi due anni che ci separano dall’ultima Dakar che ho dovuto saltare per tante vicissitudini.? Sono stati due anni travagliati anche a livello personale”.?

ritmo brutale

Cosa è cambiato da allora? “Il ritmo è cambiato in modo brutale. Una gara tiratissima e sto vedendo la fatica che ci stiamo mettendo. Anche la navigazione era “impestata”, come direbbe Paolo, modenese. Devo fargli i miei complimenti”. Pilota del Team Toyota Overdrive, Amos si confessa. “Nonostante correre sia la mia più grande passione, difficilmente mi diverto quando siamo in gara. Il caldo, il freddo, la fatica, sai che non puoi sbagliare, che se buchi una gomma, ne hai solo una di ricambio… lo stress è brutale, ma a fine giornata. Le gioie arrivano attraverso i sacrifici e la fatica, dico sempre ai mei figli". Ogni pilota ha sempre un buon motivo per correre la Dakar. “Per me è vedere dove riesco ad arrivare. La Dakar è velocità ma anche tanta testa, il 75% direi”. Il futuro, Automobili Amos e le corse si completano. “Andando bene nelle corse [ha vinto il Rally storico del Sud Africa] dimostro ai miei clienti che sappiamo cosa stiamo facendo. Adesso ci stiamo spostando dal restomod al motorsport. Il futuro è vicino, sempre con stile. Dopo aver vinto con la Porsche in Sud Africa, mi piacerebbe costruire una Ferrari 308 che possa competere nei rally storici con le Porsche, già per il Safari Rally 2025, dopo aver dominato l’edizione 2023 con un Porsche”.