Tra paesini, citt¨¤, burle, bandiere e tante mascherine: cronaca di ¡°mezza¡± corsa, da Brescia a Roma nell¡¯anno della pandemia
La corsa pi¨´ bella del mondo comincia per davvero a Ponte San Marco, quando al tuo passaggio una signora ti sventola davanti al muso un cartello con su scritto: ¡°Sgomma¡±. Prima ¨¨ passerella, ma non pu¨° essere la solita di tutte le edizioni. Questa ¨¨ la Mille Miglia mascherata nell¡¯anno della pandemia, e si fa quel che si pu¨°. A Brescia ci sono state un bel po¡¯ di polemiche sugli assembramenti e sui pericoli che ne possono derivare. Quelli dell¡¯organizzazione allora sono stati attentissimi ai distanziamenti, li hanno mantenuti e hanno fatto in modo che tutti li rispettassero. Con un extra-budget per strumentazioni, spazi e sanificazioni quantificabile tra il mezzo milione e i 600 mila euro.
L¡¯Italia in maschera
¡ª ?Ma anche gli spettatori sono stati bravi, magari non sempre in quanto a distanziamento, sulla mascherina per¨° s¨¬. L¡¯Italia ha capito. Non poteva esserci un test pi¨´ attendibile di questa corsa-sfilata che l¡¯attraversa. La Gazzetta se n¡¯¨¨ fatta mezza, sulla Dallara Stradale, la pi¨´ moderna delle eccellenze italiane del campo. Il simbolo migliore in questi giorni che sembrano portarci verso nuove chiusure e tanta cupezza. Ebbene da Brescia a Roma, attraverso centinata di paesini, in mezzo a un pubblico per forza di pandemia e di stagione (di solito si corre a maggio) inferiore alla tradizione, saranno stati forse l¡¯uno per cento quelli senza mascherina.
Il serpentone delle vanit¨¤
¡ª ?Ritrovo in tono minore da piazza Vittoria, quindi. E poi via: 358 auto d¡¯epoca, tassativamente costruite prima dell¡¯ultima edizione della Mille Miglia corsa vera, nel 1957. Nemmeno tante meno del solito. Il serpentone, fatto di fascino e vanit¨¤, passione verissima e ricchezza ostentata, ¨¨ quello di sempre. Davanti le OM, come da tradizione in ossequio alla brescianit¨¤. Subito dietro le nonne, a cominciare da una Bugatti del 1923. Poi le pi¨´ nobili: c¡¯¨¨ un¡¯Alfa 8C che su queste strade ha corso veramente, la sua prima Brescia-Roma-Brescia se l¡¯¨¨ fatta nel 1937. La leggenda del paddock semovente narra che di recente il suo proprietario abbia rifiutato un¡¯offerta di 15 milioni.
Come Pozzetto ne ¡°Il Ragazzo di Campagna¡±
¡ª ?Si viaggia in gruppo, chi divertendosi, chi sorpassando di continuo, che lo spirito guerriero ruggisce pi¨´ del motore. Dal finestrino vedi passare l¡¯Italia ai tuoi piedi. Espressioni di stupore, sorrisi, saluti che ti sembra di essere la Regina Elisabetta. Tantissimi ti invitano ad accelerare, dopo un po¡¯ ti viene il dubbio che qualcuno sia in combutta coi vigili urbani o che nascosto da qualche parte ci sia un autovelox. Nelle province padane tanti si son portati la sedia: come Renato Pozzetto e i suoi amici che ne ¡°Il Ragazzo di Campagna¡± guardavano passare il treno. E il treno sei tu, solo declinato al femminile: la Freccia Rossa.
I voti alle auto
¡ª ?Dalle parti di Desenzano, dove secondo il mito nel 1930 Tazio Nuvolari ha superato Achille Varzi nella notte a fari spenti, cominciano le tavolate di amici: hanno apparecchiato a bordo strada, mangiano godendosi il transito. Passando vedi le scie arancioni degli spritz. Un gruppo numeroso si ¨¨ messo tutto dalla stessa parte della tavola, sembra l¡¯ultima cena. A Mozzecane, nel Veronese, una banda di geni si ¨¨ munita di cartelli e assegna il voto a ogni auto che passa. Per la Stradale sono tanti 10.
Tricolore & Cavallino
¡ª ?Sempre l¨¬ da una finestra pende una bandiera col leone di San Marco. Sar¨¤ la sola eccezione. Per il resto tanti tricolori ovunque. E molte anche le bandiere rosse col Cavallino nel mezzo: a Castorano, in provincia di Ascoli, si vedr¨¤ un tornante agghindato come uno stadio dal locale Ferrari club.
Sulle rive della Corsa Rossa
¡ª ?La gente ¨¨ il pi¨´ grande spettacolo della corsa. Ma anche certi angoli senza pubblico sono straordinari: le balle di fieno nei su e gi¨´ dalle parti di Valeggio sul Mincio, i pioppi e gli aironi su sfondo di nebbia nella Bassa, a Ostiglia. Nell¡¯abitacolo l¡¯indomani resteremo in silenzio attraversando il foliage lungo le gole del Furlo. Intanto l¡¯arrivo della prima sera ¨¨ a Cervia. Si passa dove ¨¨ morto Giovanni Guareschi, dopo una vita tra Milano e le rive del Po a farsi raccontare le sue storie. Sono le dieci passate di un gioved¨¬ di fine ottobre, fa freddo, c¡¯¨¨ un po¡¯ di nebbia. Ancora tanta gente ¨¨ li sulle rive della Mille Miglia, a farsi raccontare le sue leggende.
Albeggia sulla Romagna
¡ª ?Si riparte venerd¨¬ nel buio da Milano Marittima. Sul porto canale Leonardesco di Cesenatico c¡¯¨¨ gi¨¤ una bella attivit¨¤ sotto luci giallissime che illuminano i bragozzi e i traboccoli. Tra Sala e Gatteo una donna esce da un cancello, sembra che abbia in testa una di quelle cuffie per non bagnarsi i capelli sotto la doccia: un¡¯infermiera che va al lavoro, si immagina. Ci son cose pi¨´ serie. Eppur si corre. A Gambettola albeggia, al bar Giambellino devono aver organizzato una matin¨¦e intitolata colazione con la Mille Miglia. Poi si attacca la salita, e quando si scenda da Sant¡¯Ermete c¡¯¨¨ il sole dietro San Marino.
Spider da esposizione e...una Ritmo
¡ª ?Comincia l¡¯Italia dei borghi arrampicati sulle colline. Ci si inerpica sui tornanti e quando si torna gi¨´ ¨¨ tutt¡¯un ruotare. Le Miglia sono Mille, ma le rotonde probabilmente sono di pi¨´. Chi vive lungo il percorso e ha una bella spider, o anche solo una macchina un po¡¯ pi¨´ aggressiva del normale, se pu¨° la parcheggia in vista. Per mostrarla ai driver, e promettere a se stesso che un giorno anche lui sar¨¤ come loro. Vicino a Montefeltro uno ha tirato fuori una Ritmo Abarth. A Rubbianello (Fermo) un altro molto pi¨´ pragmatico ha riesumato una vera auto d¡¯epoca e ci ha messo su un cartello: ¡°Si vende¡±.
Duello tra fotografi
¡ª ?Ma le cose pi¨´ belle di tutte le vedi quando la corsa passa letteralmente davanti agli usci dei centri storici, con donne e uomini che si affacciano. A Comacchio sul selciato della zona pedonale, davanti a casa, una bimba ha posteggiato la sua macchinina a pedali. Rossa, ovviamente. E poi foto, foto ovunque e di continuo. Coi telefonini e non solo: c¡¯¨¨ una quantit¨¤ insospettabile di fotografi con attrezzature quasi professionali. Nel centro storico di Fermo una fotografa dai lunghi capelli ricci color rame con Canon davanti al volto inquadra un pilota di una non meglio precisata decapottabile degli anni 30. Lui se ne rende conto, inchioda (si fa per dire), tira fuori l¡¯iPhone e combatte come in una specie di duello ad obiettivi puntati.
L¡¯orgoglio del nonno di Fermo
¡ª ?Pochi metri pi¨´ avanti, seduto sui gradini di casa, un signore anziano armeggia col telefono con una gestualit¨¤ insolita. Sembra offrirlo a guidatori e navigatori di passaggio. Una volta al suo fianco capisci: il telefono ¨¨ girato, vedi lo schermo, e dentro il volto di un bimbo. Il nonno sta mostrando al nipotino la corsa pi¨´ bella del mondo che passa sotto casa sua. Attraversi quelle Marche che la maggior parte dei non marchigiani conoscono solo per vie delle frecce lungo la A-14 (ed ¨¨ un gran peccato): Fabriano, Macerata, Fermo, Offida, e ogni volta ¨¨ un giro in mezzo alle case e sugli usci.
Sul travertino di Ascoli
¡ª ?E poi posti che si autodefiniscono in modi straordinari: ¡°La Citt¨¤ del Sorriso¡± (Monte San Giusto), ¡°L¡¯Ombelico del Piceno¡± (Cossignano). Fino ad Ascoli, dove finalmente parcheggi e lo fai sul travertino normalmente pi¨´ vietato dell¡¯universo, in piazza del Popolo. Nel suo ¡°Viaggio in Provincia (Roma inclusa)¡±, Luca Goldoni ha scritto che quel salotto ¡°rimbomba di conversazioni come una cassa armonica¡±. Per una volta invece rimbomba dei motori di 358 auto che si fermano quasi in segno di rispetto per la sua bellezza. La gente c¡¯¨¨, non tanta, sgranata lungo il perimetro. Non proprio distanziata, ma non ¨¨ nemmeno un assembramento.
Le impalcature di Amatrice
¡ª ?Si riparte, ricominciano i nomi meravigliosi (Favalanciata, Quintodecimo), si arriva ad Arquata del Tronto. Ad Amatrice l¡¯equipaggio Dallara-Gazzetta decide per una rapida divagazione. Un pellegrinaggio gastronomico che dovrebbe essere un dovere per qualsiasi italiano. Ed ¨¨ un piacere che chiunque potrebbe immaginare: un piatto di amatriciana. Nel buio gli scheletri delle impalcature e dei puntelli contro i muri che sono rimasti su fanno paura. Dopo il passaggio dei primi del serpentone qualcuno deve aver pensato di modificare leggermente il percorso interno al paese. Cos¨¬ che la seconda parte del corteo transita davanti alle casette prefabbricate. Nemmeno una luce.
Il ragazzo freccia
¡ª ?Ancora un po¡¯ di curve e costeggi le mura di Rieti. Poi ¨¨ tutta picchiata fino a Roma. La strada si fa pi¨´ veloce, seguire le frecce rosse nella notte ¨¨ sempre pi¨´ difficile. Ne hai viste a miglia fin l¨¬, ma a San Giovanni Reatino, attorno alle 22, ce n¡¯¨¨ una che non ti immagini: un ragazzino deve averla staccata dal palo, la regge e nel freddo la mostra ad ogni auto. E¡¯ chiaro che potrebbe mandarti ovunque a perderti su per l¡¯Appennino. Ma ti fidi. E fai bene.
La sfilata sfuma in via Veneto
¡ª ?La prima met¨¤, la 500 Miglia, ¨¨ finita. A Roma accadono due cose che non piacciono alla Dallara Stradale. Con tutte quelle buche sulla strada il fondo gratta, a riprova che certi luoghi comuni sono tali per una ragione semplice: perch¨¦ sono veri. L¡¯altro aspetto sgradito alla Stradale ¨¨ che a differenza di tutti gli altri borghi, citt¨¤ e paesini attraversati, non si formano capannelli di curiosi ad ammirarla. E¡¯ difficile stupire i romani. Si arriva in via Veneto che la sfilata sta sfumando. Un vigile urbano ti mette fretta: ¡°Via, via, che c¡¯¨¨ il coprifuoco. Entro mezzanotte dovere essere in hotel¡±.
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