Nurburgring 1984, quando Senna sfidò i campioni dell'Endurance

Mentre conquistava i primi consensi in F1 con la Toleman-Hart, il brasiliano si cimentò anche nella 1000 Km del Nurburgring Nordschleife del 1984 sorprendendo il mondo per la sua bravura e sfiorando la vittoria con la Porsche 956…

Ayrton Senna è ancor oggi amato da migliaia di fans per le sue gesta e le sue vittorie nel Mondiale di Formula 1, ma agli albori della sua “leggenda” era riuscito a distinguersi anche in altre categorie grazie alla sua bravura ed alla sua capacità di adattamento al mezzo. Fu la leggendaria Nordscheife, il circuito del Nurburgring lungo oltre venti chilometri teatro di tanti trionfi e tragedie del Motorsport, il trampolino di lancio verso la gloria per il brasiliano.

LE PREMESSE

Reduce dai successi nella F3 inglese ed al GP di Macau, Ayrton Senna aveva esordito quell’anno in F1 con una non certo competitiva Toleman-Hart, riuscendo comunque a conquistare un fantastico secondo posto sotto il diluvio di Montecarlo. Solo la bandiera rossa “sospetta” sventolata dalla Direzione Gara gli aveva impedito di festeggiare il primo successo nella stagione del debutto. Che però Senna avesse un talento sopraffino, lo si era capito dal perentorio successo conseguito il 12 maggio precedente sul “nuovo” tracciato corto del Nurburgring. Al volante di una Mercedes 190 “stock block”, dotata solo di minime dotazioni di sicurezza quali estintore e roll-bar, Ayrton aveva affrontato e sconfitto un gruppo di grandi campioni del motorsport del passato e del presente fra i quali Niki Lauda, Carlos Reutemann, Keke Rosberg e John Watson, guidando con una bravura ed una maestria senza pari sulla pista resa insidiosa da una leggera pioggia.

JOEST INGAGGIA AYRTON

L’incredibile capacità di adattamento di Ayrton a qualsiasi tipo di auto sportiva convinse la Joest Racing ad avvalersi dei suoi servigi per la successiva 1000 Km valida per il Mondiale Endurance in programma sulla temutissima Nordschleife per il 15 luglio. A “guidare” Senna in quella gara fu il DS di Joest Racing, il portoghese Domingos Piedade, che in quegli anni era amico e “mentore” del campione brasiliano. La partecipazione del futuro “Magic” alla gara Endurance poteva permettergli di guadagnare ulteriore esperienza in vista del GP di Formula Uno previsto per il successivo mese di Settembre: ad affiancare Ayrton ci furono Henri Pescarolo, una vera “pietra miliare” in questo tipo di gare, e lo svedese Stefan Johansson destinato di lì a poco a salire a bordo della Ferrari F1. La concorrenza era formata quasi esclusivamente dalle Porsche 956 e 956B schierate da team come la Rothmans Porsche, la John Fitzpatrick Racing, il Team Gaggia Brun, la Kremer Racing, cui si aggiungevano le Lancia LC2 Martini pilotate da Patrese/Wollek e da Nannini/Barilla.

L'inizio esaltante di Ayrton

Il weekend di Senna non sembrò iniziare con il piede giusto. Ayrton arrivò in circuito in ritardo, a qualifiche già iniziate sotto un cielo più autunnale che estivo, e prese la Porsche 956 2600 Turbo Flat-6 in livrea New-Man solo negli ultimi minuti…Incredibile ma vero, in quei pochi giri e con una macchina mai impiegata prima, fu subito in grado di siglare un tempo migliore di quello dei compagni di squadra, qualificando la macchina in nona posizione sulla griglia, ad appena tre secondi e mezzo dalla 956 dei “polemen” Stefan Bellof e Derek Bell! Per la gara, fu Henri Pescarolo ad “inaugurare le danze”, ma la sfortuna volle che il cavo dell’acceleratore della 956 non funzionasse al meglio, facendo perdere molti giri al pilota francese. Senna rilevò il leggendario Henri, ed accettò di fare un doppio turno al volante per recuperare più posizioni possibili…Quando Senna prese il volante la pista era ancora asciutta, ma di lì a poco si scatenò un vero e proprio fortunale che rese difficile la vita al gruppo di quarantasette Sport e GT che avevano preso il via.

L'ACQUA NON FERMA "MAGIC"

La pioggia inzuppò la pista quando a Senna mancavano sette giri prima di rientrare ai box per rifornire. Invece di effettuare una sosta d’emergenza per montare coperture rain, Ayrton continuò a correre con le gomme da asciutto dimostrando una eccezionale padronanza del mezzo. Poi, rientrato ai box per il pit-stop programmato e montate gomme rain, Senna iniziò ad inanellare una incredibile sequenza di giri veloci con un ritmo insostenibile per il resto del gruppo, ravvivando una gara altrimenti poco esaltante. Perfino il rimpianto Stefan Bellof -che grazie ad una performance solidissima vinse la corsa con la Porsche 956 in livrea Rothmans davanti alla identica vettura di Hobbs e Boutsen ed alla Lancia LC2 Martini dei nostri Paolo Barilla ed Alessandro Nannini, questi ultimi bravi a sapere gestire la vettura sotto la pioggia ed aiutati da una impeccabile strategia nei pitstop- non fu capace di eguagliare il ritmo del brasiliano. E pensare che anche Bellof si era molto ben comportato sotto il diluvio del GP di Monaco. Alla fine Senna, Johansson e Pescarolo furono ottavi, a dieci giri dalla Sport vincente.

COMMENTI ENTUSIASTICI

Quando la bandiera a scacchi segnalò la fine della 1000 Km del Nurburgring, Senna era già lontano dal circuito, intento a prendere un aereo per l’Inghilterra. Ayrton era atteso ad un test con la Toleman-Hart a Snetterton, e così non poté ricevere i complimenti di compagni di squadra ed avversari. Manfred Kremer disse a Piedade che Senna “guidava la Porsche sul bagnato come un Dio” e sostenne che sarebbe presto diventato campione del mondo. Appena arrivato a Londra, Ayrton telefonò a Piedade e gli fornì una lunga serie di indicazioni sul comportamento e sulla messa a punto ottimale della 956 New-Man sui vari tratti della Nordschleife. Piedade riempì ben due pagine di taccuino e poi inviò tutti i dati al “boss” Reinhold Joest, che rimase a dir poco entusiasta. Nemmeno Pescarolo, in tanti anni di carriera, era così abile ad analizzare il comportamento della vettura con tanta precisione. Joest tentò di convincere Senna a gareggiare per lui nel Mondiale Endurance ed anche nella IMSA americana, ma ormai il futuro di Ayrton era legato a doppio filo alla Formula 1. Nel 1985 Peter Warr riuscì ad ingaggiare Senna alla Lotus, regalando al team inglese “orfano” di Colin Chapman gli ultimi scampoli di gloria in Formula Uno, quindi nel 1988 l’inizio della leggenda con il lungo “stint” in McLaren ed i tre titoli mondiali piloti. Una leggenda destinata a durare anche dopo la tragica scomparsa del brasiliano il 1 Maggio al GP di San Marino ad Imola. Più di un appassionato del motorsport, comunque, pensa con una briciola di rimpianto cosa sarebbe potuto accadere se Senna avesse deciso di dedicarsi seriamente all’Endurance…