Vince il keniano Naftali Temu sull’etiope Wolde in una gara a eliminazione sui 10000 . Gli africani vincono su tutte le distanze dai 1500 alla maratona. Nacque un potere nuovo, diventato oggi una vera dittatura, che governa praticamente ogni gara podistica a tutte le latitudini possibili
“Assurdo andare lass¨´”. “Un attentato alla salute degli atleti”. “Quell’Olimpiade far¨¤ la fortuna dei cardiologi”. La vigilia dei Giochi di Citt¨¤ del Messico fu piena di panico: l’aria rarefatta e la mancanza di ossigeno dei 2200 metri e passa del Distrito Federal era il nemico giurato per mezzofondisti e maratoneti. Ma non per tutti. Chi era abituato a quest’aria e a questa altitudine aveva un vantaggio: cos¨¬ l’Olimpiade aiut¨° una svolta che gi¨¤ a Roma e Tokyo era sta annunciata dai successo di Abebe Bikila nella maratona. L’Africa cresciuta sugli altopiani si impadron¨¬ di tutte le distanze dai 1500 ai 10mila metri. Nasceva un potere nuovo, diventato oggi una vera dittatura, che governa praticamente ogni gara podistica a tutte le latitudini possibili.
IL PRIMO “DERBY” - Il giorno in cui cominci¨° tutto fu il 13 ottobre del 1968, 50 anni fa. Alla finale diretta dei 10mila metri parteciparono 37 atleti di 23 nazioni. Ron Clarke, australiano, forte di diciassette record del mondo stabiliti in un pugno di anni, era il corridore pi¨´ atteso. A due giri dalla fine, per¨°, si arrese: fin¨¬ sesto, ricoverato in ospedale in momento fino a far temere il peggio. Gli africani si presero tutta la scena: il keniano Naftali Temu e l’etiope Mamo Wolde duellarono a colpi di allunghi per tutto l’ultimo giro: era solo la prima puntata del grande derby Kenya-Etiopia che sarebbe stato la scena madre di molte sfide mondiali e olimpiche degli anni a venire. A 50 metri dalla fine lo scatto di Temu ebbe ragione di Wolde, che avrebbe poi vinto la maratona con Bikila che ammainava bandiera bianca. Ma l’Africa per la prima volta si prese un podio tutto suo visto che il tunisino Gammoudi fu terzo. E la tripletta fu replicata anche nei 5000. Nei 1500, invece, il keniano Kip Keino – infortunato nei 10000, consigliato dai medici di tornare a casa per recuperare, secondo nei 5000 - super¨° il favorito Jim Ryun.
PRIMO E ULTIMO - Ma l’Africa fece notizia anche quando non vinse, anzi arriv¨° ultima. Nella maratona, infatti, un’ora e cinque minuti dopo il passaggio di Wolde, tagli¨° il traguardo anche il tanzaniano John Stephen Akwari: era caduto nei primi chilometri, ma nonostante il ginocchio malandato e le ferite, volle andare fino in fondo. Divent¨° uno degli eroi dell’Olimpiade, pure da ultimo classificato. E a chi gli chiese il perch¨¦ di quel voler andare avanti un po’ folle, rispose: “Il mio Paese non mi ha mandato a 15mila chilometri di distanza per ritirarmi”.
Valerio Piccioni
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