Niente medaglie a Berlino per la staffetta All Black. Quarti posti per Tamberi (alto) e Crippa (5000). Daisy Osakue quinta nel disco. La britannica Asher-Smith regina dei 200 col miglior crono mondiale stagionale, 21”89
Raphaela Lukudo, 24 anni, terza frazionista azzurra. Afp
Delusione, enorme, colossale nella staffetta 4x400 donne. Date da tutti come pretendenti a una medaglia, le All Black azzurre non riescono ad andare oltre un deludentissimo quinto posto. Tutto si gioca nell’ultima frazione, quella affidata a Libania Grenot che gi¨¤ nella gara individuale aveva palesato una scarsa condizione di forma. Chigbolu, Folorunso e Lukudo fanno il loro lavoro egregiamente, mantenendo il testimone sempre fra la terza e la quarta posizione. All’ultimo passaggio la Lukudo lancia la Grenot al terzo posto. Questa dopo pochi metri si lascia passare da una avversaria. Nulla di perduto. E invece no. Sul rettilineo opposto Libania sembra avere il freno a mano tirato. Lenta, senza grinta. Piano piano si lascia scivolare inesorabilmente nelle posizioni di rincalzo. All’entrata dell’ultimo rettilineo ¨¨ quarta. Ma ecco il colpo definitivo. La benzina finisce. Gi¨´ il sipario. Vincono le polacche (ennesima medaglia d’oro ad arricchire un gi¨¤ pingue medagliere) con 3’26”59, seconde le francesi (3’27”17), terze le inglesi (3’27”40). L’Italia? 3’28”62. Nella staffetta maschile Scotti, Tricca, Re e Galvan devono inchinarsi ai pi¨´ forti. Per loro un sesto posto tutto sommato onorevole (3’02”34). Vince il Belgio (2’59”57), davanti alla Gran Bretagna (3’00”36) e alla pi¨´ che sorprendente Spagna (3’00”78).
Uno dei voli di Gianmarco Tamberi a Berlino. Getty
salto in alto —
- Sorpresa nell’alto. Vince chi non ti aspetti. Il tedesco Przybylko (2.35) fa letteralmente esplodere lo stadio. Oltre all’oro porta a casa anche il personale. Secondo il bielorusso Nadasekau (2.33 e personale eguagliato, terzo il russo indipendente Ivanyuk (2.31), pure lui al personale. Tamberi deve accontentarsi del quarto posto con 2.28. “La medaglia l’ho vista da vicino - racconta l’azzurro -. Arrivare quarto girano, ma devo fare i complimenti ai miei avversari che hanno saputo tirare fuori il coniglio dal cappello. Tutti e tre hanno eguagliato il personale. Misure inaspettate. Tutti erano concordi nel dire che con 2.28 una medaglia era certa. Mi inchino al secondo (il bielorusso Nadasekau). Con due errori a 2.28 ha avuto il coraggio di tentare la misura superiore e passarla al primo tentativo. Questo vuol dire avere gli attributi. Per quanto mi riguarda, mi ¨¨ piaciuto il mio carattere. Tamberi c’¨¨. Valgo 2.31 e farlo qui sarebbe stato ottimo. ? un altro tassello per il ritorno. Ma non sono soddisfatto. Di positivo c’¨¨ che non vedo ora di fare un’altra gara”.
Yemaneberhan Crippa, 21 anni. Epa
5000 —
Yeman Crippa ci prova. Dopo il bronzo nei 10.000 scende in pista molto concentrato, ma ritrova sulla sua strada la “famiglia” Ingebrigtsen. Dopo una gara intelligente, l’azzurro non riesce ad andare oltre un comunque splendido quarto posto. Il giovane Jacobs bissa il successo nei 1.500 a suon di record europeo under 20 (13’17”06), davanti al fratello Henrik (13’18”75) e al francese Amdouni (13’19”14). “Una medaglia di legno meglio lasciarla qui e pensare di prenderne un’altra migliore nei prossimi anni – scherza Crippa – Potevo giocarmela meglio, ma ho fatto troppe volte elastico avanti e indietro. Mi sembra di aver rovinato la splendida gara dell’altro giorno. Ma posso imparare, sono un ragazzo di 21 anni. Purtroppo oggi il terzo posto poteva essere mio se non facevo quelle piccole cavolate. Non mi aspettavo una gara cos¨¬, hanno turato dal primo momento ero incredulo non pensavo a un ritmo cos¨¬ sostenuta. Per quello che ha fatto Jacobs non resta altro che alzarsi e applaudire. Questa ¨¨ gente che sputa sangue tutti i giorni e se un ragazzo cos¨¬ giovane fa queste cose vuol dire che con lavoro e sacrificio si pu¨° arrivare lontano. Questo campionato europeo mi ha insegnato che non si pu¨° dare niente per scontato, occorre guadagnarsi ogni cosa. Anche se siamo in Europa trovi atleti super preparati fisicamente e tatticamente, non si pu¨° scherzare”.
disco —
Come da pronostico vince, per la quinta volta consecutiva, mai accaduto prima, la croata Perkovic (67.62), seconda e terza le tedesche M¨¹ller (63.00) e Craft (62.46). Quinta l’azzurra Osakue con 59.32. “Non so che dire, sono in cielo. Mi spiace un po’ per la tecnica, ma sono quinta accidenti! Ho dato tutta me stessa. Ragazzi il quinto posto (e si commuove). ? la quarta volta quest’anno che lancio vicino ai sessanta metri, spero di farli presto. Proprio ieri la mia allenatrice, Marcello, mi ha detto “mi raccomando devi divertirti e entrare nella finale a otto. Ho incontrato gente che ha fatto un sacco di gare importanti, mondiali, olimpiadi, mi servir¨¤ una settimana per capire cosa ¨¨ successo”.
Dina Asher-Smith, regina d’Europa nei 200 col miglior crono del 2018. Getty
le medaglie —
Entusiasmanti i 200 donne. L’inglese Asher-Smith schizza dai blocchi come un proiettile, presentandosi alla fine della curva con un vantaggio incolmabile. La Schippers ci prova lanciandosi all’inseguimento. Tutto inutile. Vince la britannica con il miglior tempo dell’anno (21”89), staccando la rivale di 25 centesimi (22”14) giunta, comunque al personale stagionale. Terza l’altra olandese Samuel (22”37). La prima gara in pista sono i 400 donne. Non c’¨¨ una vincitrice predestinata. Ognuna si giocher¨¤ le sue carte come meglio le aggrada. In settima e ottava la lituana Serksniene e l’olandese Ghafoor partono come proiettili, tentando la sorpresa. Finiranno sfiatate in coda all’ordine d’arrivo. All’imbocco dell’ultimo rettilineo si presentano in tre, finiranno tutte sul podio: Swiety-Ersetic (Pol) 50”41, Belibasaki (Gre) 50”45 al record nazionale, de Witte (Olanda) 50”77 (record nazionale). E Polonia e Grecia fanno un altro passo avanti nel medagliere, grazie all’oro del polacco Ksczot negli 800 metri (1’45”59) che precede lo svedese Kramer (1’45”03, record nazionale eguagliato) e il francese Bosse (1’45”30) arrivato sfiatato e crollato subito dopo il traguardo.
Daniele Perboni
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