Schwazer, il grande successo della serie tv rilancia il caso
Un successo clamoroso. A tre mesi dalla prima messa in onda, la docu-serie Il caso Alex Schwazer pu¨° sfoggiare titoli e numeri imprevisti almeno in questa dimensione. Le quattro puntate sono entrate per alcune settimane nella top ten di Netflix nel settore delle docu-serie giornalistiche giungendo anche in un momento al quarto posto. E a vidimare questi numeri ¨¨ arrivata anche la nomination ai Nastri d’Argento 2023 nella cinquina delle migliori produzioni. Il tutto a distanza di quasi sette anni dalla condanna in fretta e furia di Rio nei giorni olimpici. Ormai fra meno di 12 mesi, Schwazer concluder¨¤ il suo lungo purgatorio e potrebbe tornare a essere un atleta a tutti gli effetti.
Lontana
¡ªAttenzione, per¨°. Se ¨¨ vero che Schwazer si allena ed ¨¨ in buona forma, ¨¨ inevitabilmente lontana la carica dei giorni precedenti Rio o anche Tokyo (dopo che l’ordinanza del Gip di Bolzano aveva archiviato la sua posizione indicando come "probabile" manipolazione riaprendo la speranza di gareggiare). Per non dire dei suoi quasi 39 anni. E poi una cosa ¨¨ tornare, un’altra, ma proprio un’altra andare a Parigi. Anche perch¨¦ un ennesimo tentativo sbatte sul muro del calendario. La squalifica di Schwazer si concluder¨¤ infatti il 7 luglio, una settimana dopo la scadenza per conseguire il minimo per la 20 chilometri, la distanza in cui l’Italia ¨¨ campione in carica con Massimo Stano, l’unica gara individuale del programma della marcia maschile visto che dalla terza edizione parigina dei Giochi ¨¨ stata abolita la gara della 50 chilometri, quella in cui Schwazer conquist¨° il titolo olimpico a Pechino, sostituito dalla staffetta a squadre (un uomo, una donna) sulla distanza di maratona.
Rallentatore
¡ªIl 7 luglio ¨¨ una data che vieta qualsiasi ipotesi olimpica. ? stato scelto come punto di partenza, infatti, il momento delle controanalisi e non quello della positivit¨¤ (il 13 maggio) o della comunicazione all’atleta (21 giugno). Com’¨¨ noto, proprio il lungo tempo trascorso fra queste due date fu oggetto delle prime polemiche perch¨¦ questo rallentamento ridusse i tempi della difesa in vista di Rio e ora si trasforma a scoppio ritardato in un’altra beffa. Peraltro le Norme Sportive Antidoping ereditate dal codice Wada specificavano nel 2016 che "ove vi siano stati sostanziali ritardi nella procedura di dibattimento o in altri aspetti del controllo antidoping che non siano imputabili all’Atleta o ad altra Persona, l’Organismo giudicante competente pu¨° far decorrere la squalifica dalla data del prelievo del campione biologico o dalla data in cui si ¨¨ verificata l’ultima violazione della normativa antidoping". Si tratta, comunque, di una disquisizione teorica. Schwazer pensa a un ritorno anche solo simbolico e sull’Olimpiade ha pi¨´ volte dichiarato di non aver "voglia di illudermi ancora".
Opposizione
¡ªNaturalmente la docu-serie ha scatenato nuovamente la contrapposizione fra innocentisti e colpevolisti, di cui peraltro le stesse puntate di Massimo Cappello e Marzia Maniscalco sono inevitabilmente un po’ lo specchio. Proprio prima della presentazione alla stampa della docu-serie c’era stata un’altra novit¨¤ giudiziaria. Dalla procura di Bolzano era infatti emersa la notizia dell’archiviazione della tesi del complotto denunciata dallo stesso Gip. Un esito non sorprendente visto che ogni atto investigativo, a distanza di cinque anni dalla presunta manipolazione, ¨¨ ovviamente molto complicato, al limite dell’impossibile. Formalmente comunque l’archiviazione ancora non c’¨¨ perch¨¦ l’avvocato Gerhard Brandstaetter ha fatto opposizione e il fascicolo ¨¨ ancora aperto. Neutralit¨¤ Insomma, molte delle domande sul caso, come peraltro emerge dalla stessa docu-serie, sono rimaste sul tavolo. In particolare, quelle che riguardano le garanzie per l’atleta trovato positivo, un tema sollevato ripetutamente da Sandro Donati, l’allenatore di Schwazer. Anche la stessa sintonia, in qualche modo concordata, fra la Wada, e la Iaaf (oggi World Athletics), stride con il ruolo di “neutralit¨¤” e di lontananza dal sistema che dovrebbe assicurare l’Agenzia Mondiale Antidoping, dove non a caso convivono, a livello di risorse e di governance, sia il mondo dello sport sia quello dei governi.
La mozione
¡ªLa Wada si ¨¨ spesa nel difendere le proprie ragioni, nelle diverse sedi giudiziarie e politiche. Ribadendo in continuazione che "le evidenze fornite e scientificamente sono provate oltre ogni ragionevole dubbio". Parole che arrivarono proprio dopo il pronunciamento unanime della commissione cultura della Camera che aveva "impegnato il governo ad adottare iniziative, per quanto di competenza e nel rispetto dell’autonomia dell’ordinamento sportivo, affinch¨¦ siano individuati strumenti idonei a consentire ad Alex Schwazer di partecipare ai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo". L’incontro Dopo quell’iniziativa parlamentare, c’era stato il 30 aprile del 2021 anche un incontro fra l’allora sottosegretaria Valentina Vezzali, allora titolare della delega per lo sport nel governo Draghi, e il direttore generale della Wada, Olivier Niggli. Al termine del colloquio, si era in un comunicato "ribadita la stima reciproca e il rispetto istituzionale che intercorre fra l’Agenzia Mondiale Antidoping e il governo italiano". Non si ¨¨ mai capito se si sia parlato del caso Schwazer e come. Peraltro a distanza ravvicinata dalla presa di posizione del Parlamento. A questo punto c’¨¨ pure l’ipotesi che il ministro Andrea Abodi possa riaprire il fascicolo. Ovviamente l’Olimpiade di Tokyo ¨¨ bella che andata, ma restano in campo i mille dubbi che questi anni non sono riusciti a cancellare. E se il ministro dello Sport, sempre piuttosto sensibile sul tema dei rapporti fra giustizia sportiva e ordinaria, riprendesse a studiare il caso?
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