Jacobs: "La sveglia all'alba, l'ansia per la gara e quella prima pagina della Gazzetta..."
Su Sette del Corriere della Sera ¨¨ uscita oggi una lunga intervista a Marcell Jacobs, sulla sua vita prima e dopo gli storici ori di Tokyo. Ne pubblichiamo un estratto.
Tu dov’eri il 1¡ã agosto 2021, quando un italiano vinceva i cento metri all’Olimpiade? Forse un giorno questa domanda far¨¤ parte di un manuale di conversazione, ma intanto abbiamo cominciato col chiederlo a lui. "Quella mattina mi sono svegliato alle 5 e 40, io e il fuso orario di Tokyo non siamo mai andati d’accordo. La gara era alla sera e le mie storiche parole al risveglio furono: 'Mo’ che cavolo faccio tutto il giorno?'. Telefono a Nicoletta, la mia mental coach. 'Marcell, se sei gi¨¤ sveglio, rimani sveglio: accetta ci¨° che non puoi cambiare'. La faceva facile, lei. Apro il computer per rilassarmi e vedo la prima pagina della Gazzetta. C’¨¨ una mia foto gigantesca: 'L’uomo dei sogni'. Mi agito ancora di pi¨´. Passo la giornata chiuso in camera a cercare di non pensare alla gara, ma non riesco a pensare che alla gara. Voglio raggiungere la finale olimpica, dopo anni di batoste. Finalmente arrivo al campo di allenamento e mi rilasso, ma mentre ai blocchi provo la partenza, penso che la mia semifinale sar¨¤ quella con i pi¨´ forti.
LEGGI ANCHE
Richiamo Nicoletta, e lei: 'Ma lo sapevi gi¨¤, no? Accetta ci¨° che non puoi cambiare!'. Va bene, accettiamo. Vado in pista e rincorro il cinese che fa la corsa della vita, e a me non piace rincorrere gli altri. Taglio il traguardo, Tamberi dalla pedana del salto mi viene incontro: 'Ma che tempo hai fatto? Record europeo!'. 'Non mi interessa, lasciami stare! Sono in finale o no?'. Sono in finale e manca un’ora e quaranta. Torno al campo di riscaldamento, salendo quattro rampe di scale. Appena vedo Paolo Camossi, il mio allenatore, gli faccio: 'Io sono morto, non corro pi¨´. Mi sento le gambe di pietra. Ho dato tutto, l’obiettivo ¨¨ raggiunto, basta cos¨¬'. Mi sdraio sulla pista, completamente cotto, con i crampi. E chiamo Nicoletta a Roma: 'Io non ne ho pi¨´. Vedi tu se da l¨¬ puoi fare qualcosa'. Cominciamo gli esercizi di respirazione. Al telefono, per venti minuti. Butto via le tossine, recupero la presenza in me stesso. Poi mi rialzo e penso: 'Dai, ci siamo'. Faccio due allunghi e Paolo mi arriva addosso: 'Non dico nulla, ma se parti cos¨¬, stasera rischiamo il colpaccio…'. Che cavolo ti salta in testa, Paolo? Raggiungo gli avversari nell’antistadio. I centometristi prima della gara si scrutano in cagnesco, tipo i boxeur, io invece do il cinque a tutti. Mi guardano come se fossi un coglione… I giudici controllano le scarpe, mi mettono il numero e io sono la persona pi¨´ tranquilla del mondo, neanche dovessi uscire per andare a fare la spesa. Non ho nulla da perdere. Pressione zero. Arriviamo ai blocchi e ripeto a tutti: 'Good luck! Good luck!'. E loro: 'Thank you', ma qualcuno si tocca".
Clicca qui per leggere l'intervista completa sul sito del Corriere della Sera
Gasport
© RIPRODUZIONE RISERVATA