ADHD, deficit dell'attenzione negli adulti: attenzione all'autodiagnosi

La crescente attenzione nei confronti di disturbi fino a poco tempo fa sottovalutati e poco conosciuti è un fattore estremamente positivo. Dall’altro lato, però, proprio perché non c’è ancora una totale consapevolezza di ciò di cui si sta parlando stanno aumentando anche dei casi di autodiagnosi che rischiano di peggiore la situazione: è il caso dell’ADHD, disturbo da deficit di attenzione/iperattività, caratterizzato da livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività. Secondo le ultime stime, l’ADHD interesserebbe circa il 5% dei bambini e il 2,5% degli adulti. La percentuale tra i 18 e i 44 anni? è invece del 4,4%.

ADHD: attenzione all’autodiagnosi

Da uno studio dell’Ohio State University Wexner Medical Center è emerso che il 25% degli adulti sospetta di avere un ADHD non diagnosticato: il deficit dell’attenzione/iperattività non è effettivamente un disturbo facile da individuare, soprattutto negli adulti, poiché rischia di confondersi con altri disturbi che comprendono sintomi come ansia e depressione. In genere, negli adulti l’iperattività è meno presente, mentre sono più frequenti i problemi di memoria. Dal sondaggio, però, emerge un altro dato preoccupante: solo il 13% degli intervistati totali ha parlato di questi sospetti con il proprio medico. Questo significa che i restanti partecipanti che pensano di avere un deficit dell’attenzione si sono basati esclusivamente su impressioni personali, compiendo di fatto un’autodiagnosi: “Bisogna far attenzione all'autodiagnosi e in caso di dubbio confrontarsi con un esperto, perché il trattamento sbagliato può peggiorare invece di aiutare" ha spiegato Justin Barterian, professore presso il Dipartimento di psichiatria e salute comportamentale dell'Ohio State.

Deficit dell'attenzione: dai bambini agli adulti

Spesso, ciò accade dopo che l’ADHD è stato diagnosticato ai propri figli. Si stima che circa il 4,4% delle persone tra i 18 e i 44 anni abbia un deficit dell’attenzione: “Molti si rendono conto, una volta che i loro figli hanno ricevuto la diagnosi, che anche loro presentano questi sintomi, dato che si tratta di un disturbo genetico” ha spiegato Barterian, che però ha messo comunque in guardia sull’importanza di consultare un medico prima di arrivare a conclusioni affrettate ed errate.