Epopea scherma, da Antonio Conte al dream team: Errigo, tocca a te
Il primo oro fu di Antonio Conte (no, l’ex tecnico dell’Inter non c’entra nulla), l’ultimo ¨¨ griffato Daniele Garozzo. In mezzo altri 47 olimpionici e una storia lunga 116 anni. Benvenuti al campo dei miracoli azzurro, dove (a differenza di quanto succedeva alle monete del malcapitato Pinocchio) le medaglie crescono, crescono, crescono… Eh gi¨¤, la scherma mondiale parla italiano. E lo parla talmente bene da essere lo sport che ai Giochi ci ha regalato pi¨´ podi: 125. Nessuno nazione ha fatto meglio di noi. Tradizione, passione, scuole all’avanguardia, maestri di vita.
Sono gli ingredienti (non segreti) di un successo. Jesi, Livorno, Frascati e Busto Arsizio le piccole, grandi capitali dove il talento emerge. Le radici di questo albero sempre in fiore? Affondano nei secoli. Il “padre fondatore” ¨¨ considerato Achille Marozzo: nel 1536 pubblic¨° un’opera completa sulla scherma. All’epoca si duellava impugnando due armi: la spada nella mano destra e la daga (lama corta) nella sinistra. Gi¨¤ nell’Ottocento la scuola italiana era considerata la pi¨´ prestigiosa d’Europa. Poi arriv¨° Antonio Conte…
Pioggia d'oro
¡ªParigi 1900, seconda edizione dei Giochi Olimpici moderni. Il maestro d’armi Conte (laziale di 33 anni) in finale super¨° un altro italiano (Italo Santelli). La sua categoria fu sospesa, ma il panorama azzurro continu¨° a brillare grazie alla stella di Nedo Nadi, l’invincibile. Il livornese nel 1912 a Stoccolma s’impose nel fioretto individuale. Fu stoppato dalla Grande Guerra, ma nel 1920 (ad Anversa) strabili¨°, vincendo in tutte le armi (doppietta individuale-squadre per fioretto e sciabola, “solo” a squadre con la spada). Da un fenomeno all’altro: Edoardo Mangiarotti, lo schermidore italiano con il maggior numero di medaglie olimpiche. La prima a Berlino 1936, quando non ancora maggiorenne si prese l’oro nella spada a squadre. Dopo la pausa bellica, a Londra 1948 arriv¨° un doppio argento. Fin¨¬ a Roma 1960 (trionfo nel fioretto a squadre) con un bottino di 6 ori, 5 argenti e 2 bronzi.
Altri giganti
¡ªLa storia della scherma azzurra ¨¨ ricca di fuoriclasse. Per raccontarli tutti servirebbe quasi l’intera Gazzetta dello Sport… Ma un posto in prima fila meritano Giuseppe Delfino (4 ori e 2 argenti tra Helsinki 1952 e Tokyo 1964) e Giulio Gaudini (3 ori, 4 argenti e 2 bronzi da Amsterdam 1928 a Berlino 1936). Tra le donne, la storia recente ci ha regalato due miti come Valentina Vezzali e Giovanna Trillini (entrambe di Jesi). La prima (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel governo Draghi e ieri presente alla Cerimonia d’apertura) ¨¨ la pi¨´ medagliata atleta italiana ai Giochi: 6 ori, 2 argenti e 2 bronzi. Appena un gradino sotto la Trillini (in Giappone da tecnico del fioretto): 4 ori, un argento e 3 bronzi. Insomma, chiamatelo dream team. Ogni specialit¨¤ pu¨° regalarci un trionfo. A Tokyo, per la prima volta, l’Italia sar¨¤ presente in tutte le 12 gare. E le aspettative sono tante: una bella responsabilit¨¤ per i c.t. Andrea Cipressa (fioretto), Sandro Cuomo (spada) e Giovanni Sirovich (sciabola), ma la caccia al 50¡ã oro ¨¨ aperta. L’ultimo a salire sul gradino pi¨´ alto del podio ¨¨ stato Garozzo a Rio de Janeiro.
Un titolo nel fioretto da difendere dopodomani. E dal fioretto ci attendiamo buone notizie pure da Alice Volpi (fidanzata di Garozzo), Arianna Errigo e Martina Batini. Medaglia possibile nella spada maschile (con lo stesso Enrico Garozzo, pi¨´ Marco Fichera e Andrea Santarelli) e donne. La sciabola uomini avr¨¤ nell’infinito Aldo Montano (oro ad Atene 2004) il capitano (far¨¤ la riserva), mentre nella pedana femminile ecco Irene Vecchi, Rossella Gregorio e Martina Criscio. Cinque anni fa in Brasile il bottino fu considerato “magro”: un solo oro e 3 argenti. In Giappone, patria dei samurai, la scherma italiana ¨¨ pronta a stupire di nuovo.
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